Legge contro l’omobitransfobia: nel Consiglio di Aosta va ancora in scena la lotta intestina a Pcp
L'ordine del giorno presentato da Diego Foti di Area Democratica riaccende il dibattito interno al gruppo e non solo. Giovanni Girardini, Renaissance: «Felice di essere gay, non mi sento discriminato. Iniziano a essere battaglie forse obsolete»
L’ennesima richiesta di una legge contro l’omobitransfobia si trasforma in un altro motivo di attrito tutto interno al gruppo di Pcp nel consiglio comunale di Aosta.
È quasi solo questo l’esito dell’ordine del giorno presentato in aula dal consigliere di Area Democratica, Diego Foti, che chiedeva all’aula di «trasmettere all’amministrazione regionale la volontà di questa Assemblea di vedere al più presto approvata una norma regionale contro l’omobitransfobia».
Omobitransfobia: l’ordine del giorno
«Anche quest’anno, con grande soddisfazione, il Comune ha patrocinato l’Aosta Pride allo scopo di sensibilizzare e approfondire il tema dei diritti – ha spiegato Diego Foti -. Ma voglio fare un passo avanti: serve una legge regionale contro la violenza e la disciminazione e non per porre una bandierina politica».
Ricordata la proposta di legge 64, depositata in Consiglio regionale da Progetto Civico progressista, recante “Disposizioni contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”, con parere positivo anche del Cpel, Foti chiede un impegno «senza invadere le competenze dei due enti».
Omobitransfobia: l’assessora respinge al mittente
Parla chiaramente di iniziativa che crea «problematiche» interne al gruppo di Pcp in consiglio comunale l’assessora alle Politiche sociali, Clotilde Forcellati.
«L’ordine del giorno dice cose politiche e di contenuto: ricorda il potere legislativo del consiglio regionale e quello di indirizzo del consiglio comunale – sottolinea -. C’è qualcuno che legifera e oggettivamente c’è una mancanza in tal senso, ma noi abbiamo dimostrato da anni l’attenzione verso tutte le minoranze».
Ricordato il patrocinio all’Aosta Pride, l’approdo al Consiglio di stato per il ricorso presentato dalla Lega sull’argomento e i vari investimenti, Forcellati rispedisce il tentativo al mittente.
«Al Tar abbiamo già avuto una sentenza epocale e non ci faremo intimidire – spiega l’assessora -. Ricordo che con Aosta Pride ci sarà una serie di manifestazioni con la parte espressiva e quella artistica e questo è il nostro compito. Nella sfilata del 12, poi, saremo presenti e sosterremo il modo di esprimersi e il desiderio di condividere gioie e dolori di una comunità».
Definito «politico» l’ordine del giorno, Forcellati conclude.
«Il consiglio regionale in questo è mancante, ma come consiglio comunale ci sentiamo tranquilli».
Le reazioni
A catena le reazioni dei consiglieri comunali, tutte contrarie al documento.
«Si parla di diritti e ogni strumentalizzazione è da evitare – commenta la consigliera di Renaissance, Roberta Carla Balbis -. Ci sono situazioni in cui serve chiedere di aprire un dibattito, non presentare iniziative di natura politica».
Bruno Giordano (Lega – Autonomia e Libertà) va oltre.
«Per omobitransfobia la Treccani parla di “avversione ossessiva” – sottolinea -. Questo mi pare un problema psichiatrico. Io sono per continuare a conquistare spazi di libertà, ma anche per trattare le malattie nelle sedi competenti, non con leggi o regolamenti».
Paolo Tripodi, capogruppo di Pcp, è «addolorato dal tentativo di strumentalizzare un tema così sensibile, gettandolo nella politica partitica nel tentativo di porre bandierine – interviene -. Ci si dimentica quanto siamo facendo per rendere la cittadinanza consapevole, inclusiva e contrastare le discriminazioni. Non servono normative a macchia di leopardo, ma una legge nazionale».
Giovanni Girardini: «Non mi sento discriminato»
L’intervento clou arriva per mano di Giovanni Girardini, capogruppo di Renaissance e omosessuale dichiarato, che boccia l’ordine del giorno e spiega la propria posizione.
«Ci sarà sempre qualcosa di nuovo per fare battaglie in materia di diritti e pari opportunità – dichiara Girardini -. Tanti hanno lottato ben prima che dichiarassi le mia scelte sessuali. Prima venivamo messi su un treno, venivamo incarcerati, ma ora non mi sento minimamente discriminato».
Girardini entra nei dettagli.
«Sono felice di essere gay e cerco di non disturbare nessuno con le mie scelte – conclude -. Dico ciò solo perché sono ricco e borghese? Non credo, ma credo invece che queste battaglie rischino di divenire obsolete; rompiamo le scatole al mondo intero che ormai ci dice di vivere la nostra sessualità come vogliamo».
Se l’Italia viene ritenuta ancora «non pronta» per l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali, Girardini si congeda.
«Non sono d’accordo sul finanziamento così ingente di battaglie per i diritti, non ho mai visto contributi alla Fiom per le lotte al lavoro – rintuzza -. Continuando così, l’omosessualità rischia di divenire una moda, e discriminati rischiano di essere gli altri».
(al.bi.)