AAA Cercasi elettristici, idraulici, impiantisti e falegnami: in 10 anni, in Valle sono spariti 1.168 artigiani
I dati della Camera di Commercio di Mestre segnano un calo preoccupante che mette in serio pericolo il ricambio generazionale
A quanti, infatti, è capitato negli ultimi tempi di far molta fatica a trovare, per esempio, elettricisti, idraulici, impiantisiti o falegnami (solo per citare alcune professioni)?
A tantissimi, crediamo di poter dire, e la sensazione, come detto, è corroborata in maniera preoccupante dai dati diffusi dalla CGIA di Mestre, che per la Valle d’Aosta segnala la perdita di oltre mille artigiani negli ultimi 10 anni.
Nel prossimo decennio, manodopera dall’estero
«Nel prossimo decennio il problema sarà ancora più grave.
Molte imprese dovranno ricorrere a manodopera fatta giungere dall’estero, perché quella di chez nous verrà inesorabilmente a mancare, facendo venir meno anche il ricambio generazionale» commenta amaro il presidente di Confartigianato Valle d’Aosta, Claudio Varisellaz.
Dieci anni in picchiata
Scendendo nei dettagli, la CGIA di Mestre ha analizzato i dati forniti dall’Inps e da Infocamere/Movimprese, che vanno dal 2012 al 2023, registrando un passaggio da poco meno di 1.867.000 unità a una platea crollata di quasi 410mila unità (-73mila solo nell’ultimo anno), arrivando al totale di 1.457.0001.
Insomma, una caduta a dir poco traumatica, interrotta solamente nel periodo del Covid, ma che in tutto lo Stivale non pare destinata a subire un’inversione, quantomeno non a breve termine.
Crollano le aziende artigiane attive
Il crollo registrato si nota anche nelle aziende artigiane attive.
Dopo il picco massimo raggiunto nel 2008 (1.486.559) la caduta è stata incessante e inesorabile, arrivando a quota 1.258.079 nel 2023, dato peraltro riconducibile anche a una lunga serie di “aggregazioni” avvenute nel periodo delle grandi crisi (2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021).
Questa fuga di artigiani, per la CGIA di Mestre, è da imputarsi a diverse motivazioni, che vanno dallo scarso interesse dei giovani per il lavoro manuale, passando per la mancata programmazione formativa di tante regioni, fino ad arrivare alla bassa qualità dell’orientamento scolastico.
Arrivando ai dati, tra il 2012 e il 2023, la provincia italiana a registrare la maggior perdita percentuale di artigiani è stata Vercelli (-32,7%, -2.275 artigiani), seguita da Rovigo (-31%, -3.051), Lucca con -30,8% (-5.984) e Teramo (-30,6%; -3.714).
Il minor calo si è invece registrato a Napoli (-8,1%; -2.606), Trieste (-7,9%; -438) e Bolzano (-6,1%; -970).
In termini assoluti, le province che hanno registrato le decurtazioni più importanti sono state Torino con -21.873 lavoratori, Milano con -21.383, Roma con -14.140, Brescia con -10.545, Verona con -10.267 e Bergamo con -10.237.
Abruzzo e Marche, flessioni pesanti
Per quanto riguarda le regioni, invece, le flessioni più marcate in termini percentuali hanno interessato l’Abruzzo (-29,2%; -12.768), le Marche (-26,3%; -18.929) e il Piemonte (-25,8%; -46.139).
In termini numerici, la maglia nera va alla Lombardia (-60.412 unità), davanti a Emilia Romagna (-46.696) e Piemonte (-46.139).
Il dato medio nazionale è stato pari al -22%, con -409.986 lavoratori “spariti”.
La Valle d’Aosta: in 10 anni persi 1186 artigiani
In tutto questo, la Valle d’Aosta si piazza al 10° posto tra le Regioni e al 59° tra le province, con il passaggio dai 5.475 artigiani del 2012 ai 4.289 del 2023, per una perdita totale di 1.186 unità, pari al -21,7%.
Per quanto riguarda le imprese, il trend rossonero è un po’ diverso rispetto a quanto registrato a livello nazionale.
Secondo i dati diffusi dalla Chambre, infatti, le imprese artigiane nel secondo trimestre 2024 sono 3.612, con un aumento dello 0,7% (+25 imprese) rispetto allo stesso periodo del 2023, ma un calo dello 0,4% (-13 imprese) rispetto al secondo trimestre 2023. Alla fine dello scorso anno, le stesse erano 3.619, in aumento dello 0,25% (+9 imprese) rispetto al 2022.
Nel 2019 le imprese artigiane registrate erano 3.597.
Il presidente di Confartigianato VdA, Claudio Varisellaz, proprietario anche di Idroservice impianti srl.
«Nel prossimo decennio avremo grandi problemi e si dovrà guardare per forza alla manodopera estera – racconta Varisellaz -, in particolare dove c’è ancora una cultura di base, in particolare per ciò che riguarda l’impiantistica».
Il problema, però, riguarda un po’ tutti i settori dell’artigianato, anche se elettricisti, impiantisti, idraulici e falegnami sembrano in vetta alle classifiche dei lavoratori più introvabili (come dimostra la mancata attivazione delle classi di elettricisti all’Itpr di Aosta, ad esempio).
«Nella nostra azienda fatichiamo a trovare giovani, sia per le difficoltà legate alla normativa per i ragazzi che hanno assolto l’obbligo scolastico, sia perché si incontrano altre mille problematiche – analizza -.
Contratti di tirocinio sono complicati, così come la burocrazia e in più subentra una mancanza cronica di vocazione».
I giovani scelgono altre scuole, non quelle professionali
Il tema è delicato.
«I giovani, ormai, scelgono altre scuole, non quelle professionali – conferma il presidente di Confartigianato VdA -.
Sembra che anche alle famiglie vedere i figli nel lavoro manuale crei dei dispiaceri.
Ricambio generazionale a rischio
Inoltre, credo che ci sia una carenza a livello formativo, visto che ormai l’insegnamento è limitato alla parte teorica, mentre manca completamente la pratica: i laboratori sono stati praticamente aboliti per paura di infortuni e noie assicurative».
Tutto questo rischia di «minare il ricambio generazionale – conclude Varisellaz -.
E anche molte ditte familiari rischiano di chiudere.
Nel tavolo delle politiche del lavoro affrontiamo sempre il tema, ma la questione è molto ampia e riguarda tutta Italia: ci vogliono incentivi alla frequenza delle scuole professionali, altrimenti il prossimo decennio porterà alla scomparsa di determinate figure».
(alessandro bianchet)