Tor des Géants: è record per la tedesca Katharina Kartmuth, Borzani prima valdostana
La dottoressa climatologa arriva prima a Courmayeur in 79h10' infrangendo di più di un'ora il record femminile del 2022 di Sabrina Verjee; Lisa Borzani, quarta, è la miglior valdostana
La tedesca Katharina Hartmuth domina il Tor des Géants femminile e infrange ogni record, incluso quello di Sabrina Verjee del 2022.
Una cavalcata lunga 79h10’40” che l’ha praticamente sempre vista in testa, senza alcuna rivale.
Al secondo posto la britannica Sabrina Verjee (84h03’21”). A completare il podio ci ha pensato la francese Claire Bannwarth (85h02’47”).
Quarta posizione per Lisa Borzani. La padovana trapiantata a La Magdeleine, vincitrice nel 2016 e nel 2017, ha spezzato la serie di quattro ritiri consecutivi, piazzandosi ai piedi del podio e risultando la migliore italiana. La campionessa della Bergamo Stars – Trailored4you ha coperto il percorso in 92h09’34”.
Borzani rileva così il testimone da Elisabetta Negra, terza l’anno scorso, quale miglior valdostana al traguardo,
Katharina Hartmuth, settima assoluta
La tedesca 29enne, residente a Zurigo, non ha soltanto scritto un nuovo record nella storia del Tor des Geants, ma ha anche corso la gara quasi praticamente al passo della gara maschile.
«Sono ovviamente molto contenta – ha detto all’arrivo a Courmayeur – ma sono così stanca che ancora non realizzo».
E sul record ha commentato: «Mi rendevo conto che stavo andando bene – ha scherzato – perché ad ogni base vita o ristoro le persone mi accoglievano con un calore incredibile».
Katharina Hartmuth, passione corsa e climatologia
Seconda l’anno scorso all’UTMB, Katharina ha affrontato il Tor con un’incredibile disciplina, sempre concentrata e con pochissime défaillances.
Disciplina che ha allenato durante la sua lunga carriera accademica, parallelamente alla sua passione per il trail running.
Oltre ad essere una trail runner, la dottoressa Hartmuth è una PhD, ha conseguito un dottorato in climatologia.
E se fosse più difficile scrivere una tesi di dottorato o correre una gara come il Tor la Hartmuth ha così risposto.
«Sono attività estreme entrambe – ha detto sorridendo – ti causano entrambe molta sofferenza. Il dottorato richiede un impegno di lunghi anni sui libri, il Tor, eh, sono tre giorni incredibilmente intensi».
Katharina Hartmuth, la mancanza di riposo la parte più difficile del Tor
«La parte più difficile della gara è stata combattere contro il sonno – ha commentato -ci sono stati dei punti, soprattutto la notte, in cui ho fatto veramente fatica».
Le magnifiche montagne valdostane, e l’accoglienza dei volontari e del pubblico, hanno però reso la gara più dolce e affievolito le difficoltà.
«Una delle ragioni per cui sono tornata – ha concluso -, dopo l’anno scorso , è per la bellezza di questo posto e l’accoglienza delle persone. Sono tutti super gentili e c’è un’atmosfera, ecco…intima, piacevole.
Le persone ti amano, anche se non vinci. Ritornerò? Difficile dirlo nel momento in cui arrivi alla finishing line»
(ar.pa)