Simone Funi Fougnier in concorso al festival di Venezia con The Art of Change
Il valdostano Simone Funi Fougnier concorre con un cortometraggio in realtà virtuale nella sezione Venice Immersive al Festival di Venezia
Unico italiano in gara, il valdostano Simone Funi Fougnier torna alla mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, questa volta in concorso, nella sezione Venice Immersive.
Fougnier presenta The Art of Change, un cortometraggio di realtà virtuale di 10 minuti realizzato insieme al musicista danese Droeloe, Vincent Rooijers, per il quale ha illustrato, sempre in realtà virtuale, il concept album The Art of Change.
L’invito a Venezia
Galeotta fu, lo scorso anno, la presentazione dell’episodio finale della serie Tales from Soda Island, fresca vincitrice, tra l’altro, della Golden Bee come Best Vr Project al Mediterrane Film Festival tenutosi a Malta dal 22 al 30 giugno.«Sono stato contattato per fare il tutor alla Biennale College Cinema Immersive – spiega Funi -. Si è creato un buon rapporto con gli organizzatori che a maggio mi hanno ricontattato per chiedermi di presentare un progetto per partecipare, in concorso, alla Biennale di Venezia».
L’illustratore valdostano in quel momento non aveva nulla di pronto, ma stava lavorando alla parte visuale di un album del musicista danese Droeloe, 15 tracce che sono state riassemblate, tagliate, collegate tra loro per creare «un’esperienza audiovisiva» di 10 minuti realizzata sempre in Quill, il software che Funi usa per i suoi lavori in Vr.
The Art of Change
The Art of Change sarà dunque in concorso al Lido, dal 28 agosto al 7 settembre.
«Non è un cortometraggio narrativo, è più astratto, un’opera audiovisiva basata sul sonoro» spiega l’autore.
Le scene prendono vita dalla voce di una donna che parla registrandosi a un apparecchio che manda il messaggio alla se stessa del passato e del futuro.
Sono riflessioni sulle ambizioni di gioventù, i rimpianti, le scelte, le esperienze fatte e le opportunità colte o non colte.
Mentre si ascolta la donna la stanza sparisce, la porta si apre sui mondi che Simone Fougnier ha immaginato.
Buio intorno, un isolotto al centro con piante e fiori mai visti, boschi, mari pensili con balene che volano, un prato fiorito con un gru arenata, e poi ancora stelle cadenti, fiocchi di neve e esili farfalle.
La musica di Droeloe forma un tappeto sonoro ai mondi che si attraversano e la voce di donna è il filo conduttore che ci riporta seduti alla scrivania, per riaprire un’altra porta su un nuovo mondo.
Funi, ex studente di cinema al Dams di Bologna, illustratore, si è imbattuto nella realtà virtuale nel 2016 «immediatamente sono uscito e sono andato a comprarmi questa nuova tecnologia che ti permette di dipingere in tre dimensioni lo spazio virtuale attorno a te».
Ormai tutti i festival di cinema hanno una sezione dedicata alla Vr, ma per Funi la settima arte non è in pericolo, la realtà virtuale è solo un nuovo linguaggio espressivo che non soppianterà la bellezza di un film su uno schermo, per lui l’immersivo è «un passo oltre il cinema».
(erika david)