La firma del designer aostano Marco Billotti sulla limited edition del Caddy Volkswagen
Conosciamo il giovane talento che prosegue a Milano la sua carriera da designer freelance
La firma del designer aostano Marco Billotti sulla limited edition del Caddy Volkswagen.
Proponiamo anche qui su Aostanews.it, l’intervista al talentuoso designer valdostano pubblicata qualche settimana fa su Gazzetta Matin.
Marco Billotti, ventiquattrenne originario di Aosta, consegue la laurea triennale in Design della comunicazione visiva all’Istituto Europeo di Design di Milano e inizia subito la sua carriera da designer freelance.
Diplomatosi al Liceo Artistico di Aosta, si trasferisce a Milano per studiare graphic design e a oggi collabora come art director da Ei! Studio e come graphic designer da Studioblum.
Una passione nata e coltivata sin da bambino
Com’è nata la tua passione?
«È nata da bambino, ero affascinato dalle pubblicità e dai manifesti e li collezionavo.
La passione si è consolidata alle scuole medie: ho iniziato a provare a strutturare dei manifesti e reinterpretare le pubblicità.
Ho capito che avrei dovuto frequentare il liceo artistico e lì la mia passione per la grafica è cresciuta.
Grazie ai professori Bona e Bevilacqua, ho scelto di approfondire questo campo e mi sono iscritto all’Istituto Europeo di Design di Milano.
Durante la triennale ho capito che volevo trasformare la mia passione in lavoro e negli studi ho dato il massimo, partecipando anche a molte attività extracurricolari che mi hanno permesso di lavorare su progetti di rilievo».
Il tempo è sempre tiranno
Qual è stata la principale sfida che hai affrontato nel tuo percorso universitario?
«Il tempo: riuscire a conciliare lo studio con tutti i progetti extracurricolari e dare il massimo in entrambi i campi.
Facendo parte di un team non si può non dare il massimo, verrebbe a mancare un tassello e si ripercuoterebbe inevitabilmente sul lavoro di tutti».
Tra i numerosi progetti che hai seguito all’università quale ti ha appassionato maggiormente?
«Ogni lavoro mi coinvolge profondamente perché lo sento come parte di me, mi viene difficile non immergermi completamente nel progetto.
Il lavoro in tema per Volkswagen
Uno dei progetti più significativi che ho seguito è stata la realizzazione di una Limited Edition Volkswagen Caddy.
Il lavoro è stato lungo ed è durato quasi un anno, essendo particolarmente impegnativo l’ho addentato come una sfida: affrontare qualcosa di nuovo e distante dalle mie competenze è stato tanto stancante e complesso quanto entusiasmante e formativo.
Due miei compagni e io abbiamo sviluppato la Limited edition chiamata Dolce 50’s.
Abbiamo riprogettato il Volkswagen Caddy internamente ed esternamente, concentrandoci in particolare su colori, materiali e finiture».
E in ambito lavorativo?
«Sono stati diversi i lavori che mi hanno appassionato e che mi appassionano.
La maggior parte delle volte sono state delle sfide, elemento necessario per poter crescere.
Uno dei progetti più significativi è stato la progettazione e la creazione dell’award di DesignWanted, nel quadro della Milano Design Week 2023.
È stato un grande progetto che ha occupato mesi di lavoro ma il risultato è stato più che soddisfacente.
Vado anche molto fiero della comunicazione di OSA, un’azienda che crea e organizza workshop creativi.
Grazie a questo sono arrivato fino a Marrakech lo scorso febbraio: oltre all’aspetto lavorativo è stato molto stimolante immergersi in una cultura diversa dalla mia e assorbire spunti creativi da una realtà completamente differente.
Infine, una mia grande gioia è l’art direction da Ei! Studio: è un ambiente stimolante e dinamico che mi permette di confrontarmi con grandi aziende come Cameo e Bluvacanze e di occuparmi della comunicazione dello IED con un focus sulla sede di Milano».
Un sogno nel cassetto: Pentagram Design
Per quale azienda ti piacerebbe lavorare?
«Lavorare per Pentagram Design sarebbe un sogno, si tratta di uno studio globale di design multidisciplinare e indipendente.
Per adesso mi ritengo molto fortunato perché sono riuscito a trasformare la mia passione in lavoro: ogni giorno faccio quello che mi piace e che mi rende felice.
Fin dalla fine degli studi ho scelto di essere un libero professionista per decidere il mio futuro e per prendermi la responsabilità in prima persona di ogni mia scelta, giusta o sbagliata che sia. Per adesso sembra andare tutto bene».
Hai mai pensato di tornare in Valle d’Aosta?
«Assolutamente sì! Vivere in un contesto ricco e frenetico può essere mentalmente e fisicamente stancante.
A casa trovo la pace dalla frenesia e dal caos, riuscendo a mettere ordine alle mie idee e ricaricarmi.
La natura riesce sempre a stimolarmi e spesso torno a casa per l’equilibrio che mi trasmette: le montagne mi abbracciano e mi accolgono con la loro forza rigenerante appena arrivo a Pont Saint-Martin.
Inoltre, mantenendo i legami con la mia famiglia e partendo dalle mie radici riesco a trovare gli stimoli e la creatività per il mio lavoro: è sempre bello tornare a casa e vedere le tradizioni ancora vive. Per questi motivi non escludo di tornare nella mia bella Vallée».
Quali sono le principali sfide che vedi per la Valle d’Aosta nel tuo ambito?
«Questa domanda è molto difficile.
Bisogna sicuramente aprire gli orizzonti, creare la competitività e fornire opportunità di crescita e contaminazione. Le possibilità ci sono ma dobbiamo costruirle insieme, questi elementi oggi mancano molto».
Uno sguardo rivolto al futuro: dove ti immagini?
«Per adesso rimango a Milano, dopo un periodo di forte ‘lotta’ mi ha adottato e ora la sento come una seconda casa.
In futuro, invece, mi piacerebbe andare a Parigi: è un sogno nel cassetto. Vedremo cosa mi riserverà l’avenir».
(giulia calisti)