Cambiamento climatico, fioriscono le pietraie del Parco libere dai ghiacciai
Uno studio del Parco Nazionale Gran Paradiso evidenzia l'impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi alpini con la colonizzazione delle piante nelle aree lasciate libere dal ritiro dei ghiacciai
Genziane e campanule in formato mini, fiorellini colorati ciuffi di erba e vegetazione che colora le pietraie oltre i tremila metri di quota sono uno degli effetti del cambiamento climatico.
Lo evidenzia uno studio del Parco Nazionale Gran Paradiso e dell’Università di Torino sugli impatti e le conseguenze del riscaldamento globale sugli ecosistemi di alta quota che rileva un’accelerazione senza precedenti nel processo di colonizzazione delle piante nelle aree lasciate libere dal ritiro dei ghiacciai.
Lo studio
La ricerca è stata condotta su due aree nella valle di Cogne e in quella di Rhêmes, con l’analisi delle cronosequenze proglaciali, ossia di aree libere dai ghiacciai in tempi diversi che coprono un periodo compreso tra 5 e 165 anni dalla deglacializzazione.
A distanza di cinque anni dai primi rilievi i ricercatori hanno rilevato un incremento notevole sia nel numero di nuove specie vegetali presenti sia nella loro copertura, con un’accelerazione della colonizzazione che ha superato di gran lunga le aspettative, da 21 fino a 45 volte più velocemente rispetto ai modelli previsionali.
Implicazioni per la conservazione
Le implicazioni di questi risultati sono di vasta portata si legge in una nota del Parco.
Le comunità vegetali proglaciali rappresentano un ambiente di frontiera, dove le piante iniziano a colonizzare e a consolidare il detrito appena liberato dai ghiacciai.
La velocità con cui queste comunità si stanno sviluppando può alterare la stabilità degli ecosistemi e la biodiversità.
Le specie alpine delle alte quote potrebbero essere minacciate da quelle caratteristiche di aree più basse che fino a qualche anno fa non erano in grado di resistere in ambienti così selettivi.
Il processo di colonizzazione vegetale delle aree liberate dai ghiacciai è utile per capire come il territorio si sta trasformando.
La vegetazione, salendo di quota e andando a occupare quei terreno esposti e instabili scoperti dai ghiacci, potrebbe aiutare a stabilizzare il terreno e a prevenire erosioni.
Se le piante si insediano velocemente, possono aiutare a ridurre i rischi di colate detritiche e alluvioni, come quella recentemente accaduta in valle di Cogne, dice il Parco. Al contrario, se il processo di colonizzazione è lento o non avviene, il detrito rimane vulnerabile e questi rischi aumentano.
«Questo studio evidenzia quanto sia urgente affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, soprattutto in aree sensibili come il Parco Nazionale Gran Paradiso» spiegano Andrea Mainetti e Michele Lonati, botanico del Parco e professore dell’Università di Torino.
«I risultati ottenuti non solo migliorano la nostra comprensione delle dinamiche ecologiche in risposta al riscaldamento globale, ma sottolineano anche l’importanza di un monitoraggio continuo e di lungo termine per guidare le strategie di conservazione in un’area così rilevante come il Parco Nazionale Gran Paradiso».
Il monitoraggio proseguirà nei prossimi anni nelle stesse aree permanenti per comprendere meglio le conseguenze a lungo termine di questi rapidi cambiamenti e per fornire al territorio evidenze scientifiche solide sulle trasformazioni di questa porzione di territorio alpino.
(re.aostanews.it)