Un generoso Bennato regala al Forte di Bard oltre 2 ore di rock
Non si è risparmiato Edoardo Bennato, ieri sera al Forte per Aosta Classica, e il pubblico gli ha perdonato lo scivolone geografico: «Ma a voi che importa di Bagnoli, dite, siamo qui, in Piemonte...»
Esce sul palco da solo, chitarra, armonica a bocca e tamburello a pedale, l’immancabile maglietta Campi Flegrei 55, e attacca senza sosta Abbi Dubbi, Sono solo canzonette, Il gatto e la volpe, senza pausa, Edoardo Bennato ha espugnato il forte di Bard e conquistato il pubblico di ogni età salito sulla Piazza d’Armi ieri sera, giovedì 1° agosto, per il concerto di Aosta Classica.
Poco meno di due ore e mezza di musica, dai suoi più grandi successi fino ai brani più recenti, intervallati da pensieri, considerazioni, riflessioni che spaziano dalla politica, alla guerra, fino alle Olimpiadi in corso, che sfiora evitando le polemiche del giorno.
In una realtà invasa da gatti e volpi chi potrebbe essere un moderno Lucignolo si chiede Bennato raccontando il suo strepitoso Burattino senza fili che nel 2017, a trent’anni dall’uscita, ha ricantato e ampliato inserendo nuovi brani dedicati proprio a Lucignolo, che oggi potrebbe essere un Pr che conduce i giovani ai rave party, moderni paesi dei balocchi, e Mastro Geppetto.
Dopo l’intro dell’uomo-orchestra esce la band che lo accompagna e alla quale l’architetto Bennato regala ampio spazio per esprimersi, come nella long version di Napoli 55 è ‘a musica che i chitarristi contaminano con espliciti richiami ai Pink Floyd.
Bard, Valle d’Aosta
Proprio parlando di Napoli, di Bagnoli dove è nato, in via Campi Flegrei 55, il rocker commette uno scivolone geografico, «Ma a voi che importa di Bagnoli, dite, siamo qui, in Piemonte…», che non correggerà, proseguendo instancabile a riproporre un successo dietro l’altro.
Mangiafuoco, e la più recente Mastro Geppetto, la sempre emozionante Quando sarai grande, La fata, L’isola che non c’è, e poi ancora La torre di Babele, A cosa serve la guerra, Cantautore, Le ragazze fanno grandi sogni…
Introducendo La calunnia è un venticello, ispirata dall’aria di Rossini, Bennato omaggia il ricordo di Enzo Tortora e Mia Martini.
Il pubblico segue, applaude, canta, grida ma non si alza, non balla nemmeno sulle note de Il rock di Capitan Uncino, che normalmente segna un rompete le righe anche nei concerti seduti.
Allora sul finale dopo il generoso bis che il Peter Pan del rock italiano regala alla Piazza d’Armi (Venderò, Italiani, In prigione in prigione, Asia…) l’invito al pubblico su cori di Nisida è chiaro, e finalmente arriva, la standing ovation finale per il cantafavole del rock italiano.
(erika david)