Cva, alluvione: «Valpelline sommersa senza la diga di Place Moulin»
Cva e Deval fanno la conta dei danni a seguito delle precipitazioni del 29 e 30 giugno: almeno 2,8 milioni per gli impianti e almeno 1,6 milioni per la rete elettrica
Almeno 2,8 milioni di danni agli impianti Cva, circa 1,6 milioni alla rete Deval, opere di ripristino ancora lunghe per la presa di La Nouva legata alla centrale di Chavonne, tempi ancora da stimare per la centrale di Valpelline e l’opera di presa legata alla centrale di Aymavilles, ma anche la certezza che senza la diga di Place Moulin, proprio la Valpelline sarebbe stata inondata da 6 milioni di metri cubi di acqua.
Sono queste le stime dei danni provocati dall’alluvione del 29 e 30 giugno agli impianti del Gruppo Cva e alle reti di Deval.
Alluvione, i danni
Una stima tutto sommato parziale quella fatta in conferenza stampa dall’ad di Cva, Giuseppe Argirò, dal direttore operativo Lorenzo Artaz, dal direttore generale Enrico De Girolamo e dal presidente e ad di Deval, Giorgio Pession.
Parziale perché al conteggio comunicato alla Protezione civile per le conseguenze dirette e materiali manca la parte legata alla produzione, su cui l’impatto è «importante, ma sostenibile» e non dovrebbe intaccare il segno più di un’annata finora eccezionale a livello di disponibilità di risorsa idrica.
«Evento millenario»
Ha parlato di «evento millenario» e «danni rilevanti» in molte zone del territorio l’amministratore delegato Giuseppe Argirò, che ha voluto però spegnere sul nascere «voci improprie, infondate e allarmistiche».
Considerato come «una faccia delle due medaglie del cambiamento climatico», che ha portato dalla siccità del 2023 (calo di produzione di circa il 30%) alla «quasi troppa risorsa idrica» arrivata dall’inverno, l’evento alluvionale ha avuto «un impatto significativo».
Impatto tradotto sugli effetti avuti sui 500 MW degli impianti ad acqua fluente, che nonostante le misure di sicurezza e prevenzione (messi fuori servizio 17 impianti su 32 per evitare allagamenti e proteggere i canali dai detriti), hanno visto interrompere 318 MW, ripristinati quasi totalmente, a parte 38MW dei siti della Valle di Cogne (Aymavilles, Grand Eyvia e Lillaz) e della Valtournenche (diga di Perrères).
Il dettaglio dei danni
Se l’impatto maggiore sembra essersi registrato a Cogne, la situazione che ha creato maggiore allarme è quella della Valpelline.
«Qui c’è stato un evento idrogeologico estremo – ha spiegato Argirò -. A 10 chilometri dalla diga, abbiamo assistito al distacco di gran parte della morena, 2,5 milioni di metri cubi di materiale, con la bomba d’acqua che ha spaccato un fronte lungo 450 metri e profondo circa 150».
Il materiale finissimo distaccato ha percorso così diversi chilometri, «depositandosi nel lago (Place Moulin ndr.) e ostruendo parte degli impianti» ha aggiunto Argirò.
«L’evento ha avuto violenza maggiore rispetto a Cervinia – ha rintuzzato il direttore operativo Lorenzo Artaz -. La pioggia sullo spesso manto nevoso ha fatto salire il livello del lago di 4 metri, con l’ingresso di 6 milioni metri cubi di acqua in una notte».
La diga, però, «è assolutamente sicura», nonostante la portata di oltre 112 metri cubi al secondo per oltre quattro ore, mitigata dall’apertura degli scarichi per «mantenere le quota».
«La diga, però, ha limitato l’evento a valle, la laminazione l’ha salvata, altrimenti sarebbe stata investita – ha spiegato ancora Artaz -. Consugenze? Si è accelerata l’usura dei giranti, ma non sono state toccate le condotte. Per rimettere in servizio l’impianto, però, bisognerà risolvere il problema di ostruzione della diga e stiamo valutando gli interventi con la Regione».
Senza la diga «6 milioni di metri cubi d’acqua si sarebbero riversati sulla Valpelline – è intervenuto Enrico De Girolamo -. Mai vista una cosa simile in 60 anni di storia».
La Valle di Cogne
La zona più colpita, come detto, è stata la vallata di Cogne.
«Le infrastrutture sono state investite da rocce e tronchi, con urti importanti che hanno portato la rottura di griglie a protezione delle derivazioni – ha illustrato ancora Lorenzo Artaz -. L’impianto di Lillaz ha subito un danno all’opera di presa. Quella de La Nouva, che porta l’acqua a Chavonne, ha avuto problemi dall’esondazione della Grand Eyvia e lavoriamo per ripristinare le infrastrutture».
La presa di Aymavilles, invece, è stata messa in sicurezza, ma «la portata della Grand Eyvia, millenaria, ha portato l’acqua a superare le paratoie – ancora Artaz -. Ci vorranno tempi importanti per sistemare la centrale e pulire i canali».
Valtournenche
Ovviamente non è stata risparmiata nemmeno la Valtournenche, con la diga di Perrères, in particolare, che ha visto il materiale ostruire «la derivazione – ha aggiunto il direttore operativo -. L’acqua è ancora alta e ci vorrà tempo per ripristinare tutto».
Ripristini che richiederanno qualche settimana per la presa di La Nouva, e tempi decisamente più incerti per Valpelline («dove dobbiamo evitare anche l’erosione del bacino») e Perrères, per cui «non sarà semplicissimo liberare il materiale».
Deval: 1,6 di danni alla rete elettrica
I disastri provocati dall’alluvione non hanno risparmiato la rete elettrica gestita da Deval.
Se a Cervinia sono stati cambiati 230 contatori e quattro cabine sono state ripristinate in pochi giorni, Cogne ha richiesto interventi ingenti.
Le due linee, una aerea e una interrata, in salita da Aymavilles, con connessioni tra loro, hanno comunque consentito di riuscire a fornire quasi sempre corrente.
«La fuoriuscita della Grand Eyvia ha danneggiato entrambe – ha spiegato il presidente Giorgio Pession -. Ora è tutto in servizio, a parte 1,2 chilometri di rete all’altezza del km 9,4 della regionale. Il 29 abbiamo iniziato il ripristino, ma non sarà semplice».
Impatto ampio (1,6 km di linea) anche in Valnontey, ma dopo aver alimetato la zona con un gruppo elettrogeno «la linea è ora completamente ricostruita».
L’azienda, però, ha pensato bene di parare un eventuale colpo futuro.
«Abbiamo installato due gruppi elettrogeni, complessivamente da 2,8 MW – ha concluso Pession -. Coprono il fabbisogno di Cogne ad agosto e consentirebbero una pronta riattivazione della corrente in caso di nuovo guasto».
«Eventi così sempre più frequenti»
A tirare le fila ci ha pensato l’ad di Cva Giuseppe Argirò, che ha ricordato la necessità di investimenti (il riferimento alle concessioni idroelettriche è assolutamente voluto) per far fronte al futuro.
«La cosa importante è la protezione delle persone, del territorio e poi degli impianti – ha analizzato -. Era un anno molto positivo per la produzione e confidiamo che rimarrà tale, ma temiamo che questi eventi possano non essere così sporadici. Gli impianti hanno un’età media di 70 anni, con picchi di 100, e portate ben diverse da quella che dovranno affrontare. Hanno comunque una resilienza significativa».
Un aspetto va evidenziato.
«Come detto, questa è l’altra faccia del cambiamento climatico – ha concluso Argirò -. Nel Piano strategico puntiamo molto sulla differenziazione delle fonti, proprio perché temiamo che ci si possa trovare di fronte a situazioni come questa».
(al.bi.)