Mercoledì pomeriggio, a Courmayeur, i funerali di Max Polin
La camera ardente sarà aperta da domani mattina al cimitero di Courmayeur, il rosario alle 17.30 in chiesa a Cormayeur, il funerale si terrà mercoledì alle 14.30 partendo dal cimitero
Si terranno mercoledì 23 luglio i funerali di Massimiliano Polin, Max, il capitano.
La camera ardente sarà aperta da domani mattina al cimitero di Courmayeur, il rosario alle 17.30 in chiesa a Cormayeur, il funerale si terrà mercoledì alle 14.30 partendo dal cimitero.
Polin è stato trovato senza vita nella sua casa di Morgex nella serata di sabato.
Il ricordo di un CAPITANO
Scritto così, tutto maiuscolo, come maiuscola era la sua persona.
Un CAPITANO nello sport, nella vita, negli affetti, nell’amicizia. Una persona pacata, riflessiva, intelligentissima, colta, brillante e simpaticissima, sempre pronta ad ascoltare tutti e a farsi in mille per far sentire il proprio appoggio, la propria presenza, riscaldare con quel suo sorriso timido e sincero i momenti bui che tutti noi passiamo nel corso dell’esistenza.
Quell’esistenza che, per l’ennesima tragedia del basket valdostano, per Massimiliano Polin è finita nella serata di sabato, quando è stato ritrovato senza vita nella sua casa di Morgex.
Classe 1972, il CAPITANO, che i suoi gradi, come detto, se li era guadagnati sul campo, ma forse soprattutto nella vita, non ha bisogno di frasi fatte per essere raccontato. Era un buono, un amico, un trascinatore, un risolutore di tutti quei problemi che, a lui, la vita non aveva di certo lesinato.
A cominciare dalla scomparsa (lui giovanissimo) di mamma e papà, per continuare con la strada accanto ai suoi fratelli Francesco, Andrea ed Enrico. Proprio quell’Enrico che, qualche anno fa, aveva assestato l’ennesimo colpo duro, venendo a mancare troppo presto.
Ma Max, con al fianco l’incredibile e amatissima moglie Mirella, quegli ostacoli li ha sempre affrontati dribblandoli in velocità come sul suo adorato parquet, prendendosi sempre e comunque cura di tutti, anche nel suo lavoro alla Sicav, dove era ritenuto, più che giustamente, un pilastro portante.
Gli esordi sul parquet
Il parquet, dicevamo. Quegli assi di legno o pezzi di linoleum che l’hanno visto dispensare basket per un’infinità di anni, sin dai suoi inizi nelle giovanili. Scoperto, al pari dei suoi fratelli, da Gabriele Peloso, Polin aveva ben presto fatto capire le sue grandi potenzialità di lungo più che completo: agile, sinuoso, gran difensore, grandissimo rimbalzista e capace di exploit offensivi di tutto rispetto, nonostante qualche contropiede di troppo finito non nel migliore dei modi (sdeng e tabellate, te le ricordi, vero, CAPITANO?).
Cresciuto nelle giovanili con Massimo Brunello (altra grave perdita della palla a spicchi di chez nous), Max Polin era finito nell’orbita della prima squadra già a 16 anni. Erano i tempi dell’Aosta Leasing, poi divenuta Idromarket e Nicotera, guidata in B2 da Luigi Frosini, con vice Peloso.
Il primo anno fu di transizione, ma poi sul pino arrivò Romano Petitti, con vice Maurizio Cerva, e con lui tanto spazio, insieme al grande amico Fabio Gyppaz, al fianco dei grandi nomi del basket rossonero. Un’altra finale persa, questa volta con Cremona, poi il fallimento della società, la ripartenza (sotto la guida di Frosini e Brunello) sotto le insegne del Rouge et Noir e di nuovo una grande scalata, partita dalla Promozione, fino alla C1 targata Moretti Zero.
Il tassametro dell’età correva, ma la passione era molto più veloce, tanto che Polin non smise mai di giocare, tra Prima Divisione, fraterni amici Jurassici e altri grandi amici più giovincelli del Fenix Basket, sua ultima società, nella quale, dopo uno stop di un paio d’anni per vari acciacchi, sarebbe tornato a giocare a tempo pieno proprio quest’anno, a 52 anni, suonati per tutti, ma non per lui, che dava filo da torcere ancora a chiunque.
I viaggi, la montagna, la musica e «l’adorabile sorriso sempre stampato in faccia»
Può essere tutto per un personaggio così?
Neanche per scherzo. A cominciare dall’amata Mirella, sua sposa e compagna di viaggio e viaggi, per arrivare alla musica, in particolare cantautorato e rock, fino ad approdare alla montagna, declinata dapprima con lo sci, poi con il trekking e il fondo.
Ma soprattutto c’era il suo ruolo, quello di CAPITANO, per tutto e tutti. Quello con cui potevi passare ore intere a chiacchierare davanti a un panino e a una birra. Quello che aveva trovato nello yoga una spinta per aiutarlo ad affrontare ogni genere di guaio. Quello ancora che sembrava poter affrontare tutto col suo adorabile sorriso sempre stampato in faccia.
Quello che ora ci mancherà infinitamente.
Quello che questa volta ha inferto a tutti noi che lo abbiamo conosciuto una serie di cazzotti nello stomaco da far mancare il fiato.
Quello che ci lascia aperte tante domande, alle quali forse non troveremo mai risposta.
Quello, infine, che ora sta ridendo alle battute di Enrico, magari a bordo di un pullman e con in mano un rum e un prelibato sigaro.
Max, è iniziato troppo presto questo viaggio, ma speriamo almeno che ti regali quella serenità che forse tutti noi non abbiamo saputo donare a te, a differenza di quanto abbia sempre fatto tu.
Ciao e grazie di tutto CAPITANO, non è utopia dire che rimarrai sempre nei nostri, distrutti, cuori.
Massimiliano Polin lascia l’adorata moglie Mirella, i fratelli Francesco e Andrea e i nipoti Mattia e Maksim.
(alessandro bianchet)