Trail running: futuro roseo continuando a rispettare l’ambiente e non barattando lo spirito originario per accedere a palcoscenici più importanti
Valori, etica e passione nelle parole dei partecipanti alla tavola rotonda ha dato il via ieri al Jardin de l’Ange al Mont Blanc Trail Fest; questa sera alle 22 lo start alla gara lunga del Gran Trail Courmayeur
Il trail ha davanti a sé un futuro roseo, ma per viverlo dovrà continuare a rispettare l’ambiente.
E non dovrà barattare il suo spirito originario con palcoscenici più importanti.
È questo il succo dell’interessante tavola rotonda che ieri a Courmayeur ha aperto il Mont Blanc Trail Fest.
La kermesse firmata da VDA Trailers ruota attorno al Gran Trail Courmayeur.
La 100 km scatterà alle 22 di oggi, domani tocca alla 55 km (7) e alla 30 km (9).
Futuro roseo per il trail running, rispettando l’ambiente e mantenendo lo spirito originario
Otto addetti ai lavori si sono confrontati ieri sul tema “Trail running tra business e passione”.
La tavola rotonda ha portato sul palco del Jardin de l’Ange: Alessandra Nicoletti (GTC® e TORX®); Michel Poletti (UTMB®); Tommaso De Mottoni (La Corsa della Bora); Andrea Gaddi (Ultra Trail del Lago di Como); Stefano Bertazzo (Ultra Trail del Lago d’Orta); Luca Banfi (Campo dei Fiori Trail); Jonathan Craig Wyatt (sette volte campione del mondo di corsa in montagna, attuale product specialist running La Sportiva®); Franco Collé (quattro volte vincitore del Tor des Géants® e organizzatore della Monte Rosa Walser Waeg).
Ne è uscita una fotografia interessante, che conferma la disciplina come strategica per la promozione del territorio.
Il trail running ha davanti a sé un futuro roseo.
Per viverlo, però, dovrà continuare a rispettare l’ambiente e non barattare il suo spirito originario.
L’organizzazione degli eventi deve considerare il lato commerciale, ma alla base di tutto non può mancare la passione.
Alberto Motta: «Il trail running veicolo di promozione internazionale del territorio»
«Il trail è uno degli sport outdoor più belli – ha sottolineato in apertura Alberto Motta, assessore ai lavori pubblici di Courmayeur -. La ricetta è semplice e vincente: scarpe, pantaloncini, maglietta e natura. Questa disciplina rappresenta un atout importante per i territori, che devono saper lavorare bene sulla comunicazione degli eventi. Le gare sono un veicolo di promozione internazionale dalle grandi prospettive».
Il concetto è stato sottolineato anche da Alessandra Nicoletti.
«Un evento di trail running fa muovere l’economia locale in modo consistente – ha detto la padrona di casa -. Se parliamo di business, va inteso come benessere che viene creato per tutto l’indotto. C’è voluto del tempo, ma oggi gli eventi di trail running hanno un loro posizionamento chiaro e coinvolgono intere comunità».
«L’appoggio delle istituzioni e delle amministrazioni comunali, anche piccole, è cresciuto nel tempo e ha aiutato tanto – ha spiegato Andrea Gaddi -. Ci sono eventi che sono diventati ormai iconici e hanno beneficiato dell’appoggio dei territori in modo importante, aiutando il turismo locale».
«Con il trail abbiamo fatto scoprire agli italiani il lago d’Orta, che era molto più conosciuto dagli stranieri – ha dichiarato Stefano Bertazzo -. Fondamentale in questa crescita sono stati i volontari e le associazioni con cui collaboriamo, una grande famiglia di oltre 400 persone. Chiediamo e diamo, questo è il segreto per crescere e affermarsi».
Tommaso De Mottoni: «La sfida per il futuro è offrire servizi personalizzati»
«Il trail è in continua crescita e non esiste gesto atletico senza prescindere dal territorio che lo accoglie e che deve farlo proprio – ha dichiarato Tommaso De Mottoni -. Inizialmente abbiamo fatto fatica, gli operatori della zona ci vedevano come pazzi, gli alberghi erano chiusi. Adesso, dopo 10 anni, le strutture aprono appositamente per accogliere i tanti ospiti e atleti. I corridori aumentano ogni edizione, la sfida per il futuro è cercare di offrire sempre nuove esperienze e varietà di percorsi per tutti, con servizi personalizzati, in modo da ridurre alcuni impatti e creare consapevolezze».
Importante investire sulle nuove generazioni
I giovani sono un importante bacino dal quale attingere risorse importanti per assicurare un futuro sostenibile alla disciplina.
«Noi stiamo facendo conoscere il trail running ai bambini – ha rivelato Luca Banfi -. Entriamo nelle scuole, proiettiamo immagini delle gare e organizziamo incontri con i campioni. Stiamo seguendo la strada dell’educazione alla montagna, vogliamo formare una nuova generazione responsabile di atleti e quest’anno abbiamo avuto 550 partecipanti alla gara giovanile. Sappiamo che consumiamo il territorio e vogliamo restituire qualcosa. Ai ragazzini abbiamo iniziato a consegnare medaglie in carta riciclata con semi all’interno, così quando si stufano le sbriciolano e nasce qualcosa. L’economia circolare con i bambini funziona parecchio».
La passione motore imprescindibile di atleti e organizzatori
Franco Collé ha puntato l’accento sulla passione.
«Organizzare e partecipare sono due dimensioni differenti legate dalla passione – ha detto il fuoriclasse gressonaro, impegnato lo scorso fine settimana nell’organizzazione della sua Monte Rosa Walser Waeg -. Io sono stato fortunato, ho attinto insegnamenti dalle competizioni a cui ho partecipato e ho recepito la forte richiesta che saliva dai territori in cui vivo di organizzare un evento per loro».
Il campionissimo Jonathan Craig Wyatt ha parlato di sostenibilità a 360 gradi.
«La gestazione dell’idea di una gara parte spesso quando sei atleta – ha ribadito il sette volte campione del mondo -. Oggi un evento deve essere sostenibile sotto tanti punti di vista, sicuramente quello economico (per la sua crescita e tenuta) e quello ambientale. Il concetto di business va inteso in senso positivo, deve legarsi al cuore e alla passione. L’arrivo di sponsor permette di far crescere le competizioni, che così devono strutturarsi meglio, ponendo una forte attenzione alla riduzione degli impatti sull’ambiente».
La cura dell’ambiente al centro dello spirito del trail running
Il concetto della sostenibilità ambientale è entrato anche in altri interventi.
«Gli organizzatori di gare di trail running, soprattutto in Europa, hanno molto a cuore la protezione dell’ambiente – ha detto Michel Poletti -. Siamo i primi a dover dare l’esempio su come proteggere l’ambiente, non solo rispettarlo, ma guardare avanti, essere precursori . Le Olimpiadi di Parigi stanno sbandierando che rispetto a Tokyo hanno ridotto del 50% l’utilizzo della plastica, noi siamo arrivati al 100%».
«Non si può pensare di non essere impattanti, il segno rimane, quindi devi studiare come lasciarlo il più leggero possibile – ha ribadito Alessandra Nicoletti -. Ci sono tante azioni da compiere, ma, soprattutto, gli organizzatori devono essere bravi educatori, perché poi sul percorso ci vanno gli atleti. L’etica deve sempre essere alla base della nascita delle gare».
Il trail running non baratti il suo spirito originario con palcoscenici importanti
Silvia Vaia, moderatrice insieme a Ivan Parasacco, in chiusura ha buttato sul piatto il sogno Olimpiadi.
«Il trail running può sicuramente ambire in futuro a entrare nel programma olimpico – ha ammesso Michel Poletti -. Bisogna però fare molta attenzione e pensarci bene, non si deve rischiare di perdere lo spirito originario che caratterizza la nostra disciplina».
«Si può fare tutto, ma l’importante è mantenere la schiena dritta – gli ha fatto eco Alessandra Nicoletti -. Per assicurare un futuro al trail running è fondamentale mantenere saldi i valori che ci caratterizzano e che condividiamo con chi partecipa alle nostre gare».
(davide pellegrino)