Accumuli nevosi sui ghiacciai tra i migliori degli ultimi 20 anni, i rilievi glaciologici dell’Arpa
Sul Ghiacciaio del Timorion, in Valsavarenche, accumulo con valore massimo dal 2001, sul Rutor, a La Thuile, secondo posto per abbondanza di massa nel periodo di monitoraggio di 20 anni
Le abbondanti precipitazioni dell’inverno e della primavera 2024 concedono un attimo di tregua ai ghiacciai monitorati dall’Arpa che registra quest’anno accumuli nevosi tra i migliori degli ultimi vent’anni.
La prima fase di monitoraggio che coinvolge i ghiacciai del Timorion in Valsavarenche e Rutor a La Thuile, si è conclusa a fine maggio.
«La stagione invernale 2023/24, rispetto a quella precedente, è stata mediamente più ricca di precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo del tardo inverno e inizio primavera. Dopo un avvio dell’anno 2024 con temperature superiori alle medie storiche, i mesi di aprile e maggio sono stati caratterizzati da valori di temperatura nella media, o addirittura di un grado più bassi (maggio), favorendo la conservazione del manto nevoso fine alla fine di maggio» si legge nella nota dell’Arpa.
Sul Ghiacciaio del Timorion, nella Valsavarenche, che lo scorso anno aveva livelli di accumulo tra i più bassi della serie, si registra un accumulo di acqua nella neve tre volte superiore che coincide con il valore massimo della serie storica di monitoraggi dal 2001.
Per il Ghiacciaio del Rutor la stagione 2023/24 si posiziona al secondo posto per abbondanza di massa nel periodo di monitoraggio di 20 anni.
Sul Ghiacciaio del Timorion l’accumulo maggiore dal 2001
I tecnici dell’Arpa, in collaborazione con gli operatori del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso, hanno misurato il manto nevoso del Ghiacciaio del Timorion in 91 punti diversi.
Lo spessore varia da 314 a 650 cm a una quota media di 3.350 metri e da 190 a 400 cm a una quota media di 3.250 metri, con una densità media di 426 kg/m³ che determina un accumulo specifico pari a 1.800 mm di equivalente di acqua.
Il valore massimo registrato nella serie storica iniziata nel 2001 e di tre volte superiore allo scorso anno.
Nelle trincee scavate per effettuare le misurazioni sono emerse vari strati contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane.
«La deposizione di tali particelle, oltre a essere di interesse per la comprensione dei fenomeni di circolazione atmosferica a larga scala e ad avere ripercussioni sul monitoraggio della qualità dell’aria in area urbana, ha un impatto rilevante sulle dinamiche di fusione: gli strati arricchiti in sabbia, quando riappaiono in superficie, assorbono più luce (energia) ed aumentano il tasso di fusione accelerando la perdita di neve e incrementando i deflussi superficiali» spiega l’Arpa.
Sul Ghiacciaio del Rutor l’accumulo è il secondo degli ultimi 20 anni
Sul Ghiacciaio del Rutor 116 misure manuali e 226 misure geofisiche hanno registrato un accumulo medio di 472 cm (dai 210 cm alla fronte destra e massimi superiori ai 600 cm nell’ampio plateau sommitale).
La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 455 kg/m3 che determinano un accumulo specifico di 2.092 mm di equivalente d’acqua, valore che colloca l’inverno 2023/24 al secondo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (20 anni), di poco inferiore al valore massimo registrato nella serie del 2013.
Sul Rutor la misurazione degli accumuli è stata effettuata combinando le tradizionali misure manuali tradizionali, fa sapere l’Arpa, basate sull’impiego di sonda da valanga centimetrata, con misurazioni geofisiche tramite Ground Penetrating Radar (Gpr) condotte dal personale del Dipartimento Diati del Politecnico di Torino.
«Utilizzando il Gpr, sono stati eseguiti transetti continui, ottenendo dataset particolarmente completi e riducendo gli errori legati alla presenza di strati di ghiaccio nel manto nevoso e alla complessa morfologia della superficie del ghiacciaio, elementi che possono interferire con le misurazioni manuali. L’utilizzo combinato dei due differenti approcci ha permesso, in fase di elaborazione dei dati, la quantificazione effettiva dell’accumulo invernale, escludendo il residuo nevoso presente al termine della stagione estiva 2023 nel settore sommitale del ghiacciaio» conclude la nota.