K2-70, la spedizione femminile arrivata a Skardu
Le alpiniste italiane, tra cui le guide alpine della Valle d'Aosta Anna Torretta e Federica Mingolla, sono atterrate in Pakistan; dal 20 luglio il tentativo di vetta
Sono arrivate a Skardu ieri, lunedì 17 giugno, dove hanno ritrovato le compagne di cordata pakistane, le quattro alpiniste italiane che formano la spedizione femminile K2-70.
La spedizione tutta al femminile per 70° anniversario della prima salita italiana al K2 comprende anche le due guide alpine adottate dalla Valle d’Aosta, Anna Torretta e Federica Mingolla.
Le otto alpiniste – le italiane Anna Torretta, Federica Mingolla, Silvia Loreggian e Cristina Piolini e le pakistane Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim – sono reduci da un’intensa preparazione che le ha viste allenarsi per essere pronte per l’impresa sul K2, in questo importante anniversario della prima salita italiana, realizzata il 31 luglio 1954 da parte di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli con il fondamentale contributo di Walter Bonatti.
Ad accompagnare le alpiniste la dottoressa Lorenza Pratali e il capo spedizione e coordinatore Agostino Da Polenza.
Si occuperanno di loro il cuoco, Zulfiqar, quattro portatori d’alta quota, Ali Durani, Muhammad Nazir, Ghulam Abbas e Ali Norani, e Francesca Da Polenza che coordinerà il campo base.
Il programma della spedizione
Dopo alcuni impegni istituzionali e le attività di predisposizione dei carichi, giovedì 20 giugno, la spedizione si trasferirà ad Askole (3000 metri), ultimo villaggio prima del ghiacciaio del Baltoro, e da lì il 21 giugno inizierà il trekking fino al campo base del K2, che sarà raggiunto intorno al 28 giugno.
Nei giorni subito successivi, inizieranno le attività sulla montagna con l’allestimento delle corde fisse e dei campi lungo la via dello Sperone degli Abruzzi. Un momento importante anche per l’acclimatazione, in cui si prevede, idealmente, di passare almeno due notti sopra i 7000 metri e qualche notte a campo 2 (6650 m).
I tentativi di vetta
Dal 20 di luglio, in base anche alle condizioni meteo, si proverà a effettuare il primo tentativo di vetta. Sarà il servizio meteorologico dell’Aeronautica militare a supportare la spedizione con previsioni giornaliere e settimanali.
Il tentativo di vetta prevede: primo giorno, partenza dal campo base con obiettivo il raggiungimento di campo 2; secondo giorno, salita fino a campo 4 (7700 m); terzo giorno, vetta e rientro a campo 4; quarto giorno, discesa a campo base.
Nel caso in cui il primo tentativo non dovesse portare al risultato sperato, si effettuerà almeno un secondo tentativo, entro i primi giorni di agosto.
La preparazione
Scialpinismo, alpinismo, ma anche palestra e dieta alla base della preparazione delle guide.
Dopo alcuni giorni sul Monte Bianco tutte insieme, subito dopo l’annuncio della spedizione, le otto atlete si sono preparate singolarmente in autonomia.
Per Anna Torretta tanto Monte Bianco e, negli ultimi giorni, o anche palestra e dieta specifica.
«Ho deciso di rivolgermi a un professionista, memore dell’esperienza vissuta sul Cho Oyu nel 2010, per non rientrare completamente consumata» spiega
«La mia dieta di base non è cambiata, ma sono aumentate le dosi. La colazione, per esempio, è decisamente più abbondante. Prima mangiavo un paio di fettine di pane con il miele e una tazza di caffè. Adesso ci sono i cornflakes, il burro di arachidi, la crema di pistacchio». E poi tanto cardio, tanti giorni spesi sulle sue montagne, «quando il meteo lo permette».
«Ho diminuito l’arrampicata, per dedicarmi maggiormente alla corsa e all’attività aerobica» dice invece Federica Mingolla, che nella sua preparazione ha messo al centro la montagna. Qualche giorno fa, insieme a Silvia Loreggian, ha salito il Gran Paradiso in giornata.
Meticolosa e precisa, Silvia Loreggian ha strutturato la sua settimana con un calendario di allenamenti che va dal lunedì al sabato, con la domenica per riposare.
«Ho creato questo programma di allenamento dove alterno palestra, per rafforzare le gambe; ripetute in salita, con lo zaino carico; uscite lunghe in montagna; e corsa, per almeno un’ora» dice.
Ma non è finita, perché l’allenamento continua anche la notte. «Mi sono procurata una tenda ipossica, così da dormire in condizioni riprodotte di carenza di ossigeno. Ogni giorno, compio un dislivello di 500 metri rispetto alla notte precedente, monitorando i parametri».
Cristina Piolini ha invece deciso di partire alla volta del Nepal, per mettersi alla prova su montagne di seimila metri, guadagnando acclimatazione. «Sono partita a metà aprile e sono rientrata da poche settimane», commenta. Dopo aver raggiunto l’area dell’Everest in una manciata di giorni ha salito Mera Peak (6476 m) e Lobuche Peak (6119 m). «Avrei dovuto concludere questa bella esperienza sull’Island Peak, ma la meteo non mi ha assistita».
Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim a Rattu, piccolo villaggio nell’area del Gilgit-Baltistan, hanno svolto una formazione tecnica con le guide alpine Maurizio Gallo e Michele Cucchi.
(e.d.)