Il Castello di Saint-Pierre svela al pubblico la mummia della marmotta del Lyskamm
L'importante reperto della marmotta del Lyskamm è conservato in una teca allestita nella Sala delle rocce del Museo di scienze naturali Efisio Noussan, al castello di Saint-Pierre; da venerdì 14 giugno l'apertura al pubblico
Il sonno eterno della piccola marmotta del Lyskamm proseguirà su quella stessa roccia dove si è addormentata e dove è stata trovata dalla guida alpina Corrado Gaspard, protetta dalle spesse mura del Castello di Saint-Pierre.
La mummia della marmotta, un esemplare giovane e probabilmente femmina, che risale a 6.600 anni fa, conservata in una teca supertecnologica in grado di garantirne l’integrità per i prossimi 500 anni, allestita nella Sala delle rocce del Museo di scienze naturali Efisio Noussan, sarà visibile al pubblico a partire da venerdì 14 giugno.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare e a quanto suggerisce l’immagine grafica ideata per promuovere un unicum in Italia, la mummia del piccolo animale, ritrovata ai 4.291 metri del ghiacciaio del Lyskamm, a Gressoney-La-Trinité, non è conservata tra i ghiacci, ma in una teca a temperatura ambiente.
Un prisma esagonale super tecnologico
Il contenitore, brevettato dall’Eurac Research di Bolzano, l’istituto per lo studio delle mummie, è privo di ossigeno, completamente ecosostenibile, non alimentato da energia elettrica, con la possibilità di calibrare i parametri chimico-fisici per prevenire il deterioramento della mummia.
La teca, a forma di prisma esagonale, «elemento geometrico molto presente in natura, basti pensare alla forma dei cristalli di ghiaccio o ad alcuni minerali» spiega Velca Botti, biologa che si occupa dei progetti scientifici del Museo, è realizzata in gneiss, pietra tipica del Monte Rosa.
«È un sistema passivo che non necessita manutenzione, né di luce, che a lungo andare può degradare il reperto – spiega Botti -, dotata di due brevetti per il sistema di chiusura e per il compensatore di pressione, è rivestita di un tessuto che richiama il sito di ritrovamento contiene silica gel e carboni attivi per la conservazione ed è saturata con argon, gas nobile che distrugge le forme di vita aerobie».
Lo stesso sistema di conservazione è utilizzato per la conservazione della principessa Anna di Baviera, per Rosalia Lombardo, considerata la mummia più bella de mondo, e per una mummia egizia al Museo civico di Bologna.
Non essendo alimentata da energia elettrica non prevede costi di manutenzione.
Al centro, sulla stessa roccia sulla quale è stata ritrovata, è acciambellata la piccola mummia della marmotta della quale, nei prossimi mesi, sarà svelato anche il nome scelto dagli studiosi.
L’importante lavoro di ricondizionamento del reperto fatto dei ricercatori, che non hanno fatto l’errore di deporre la mummia nel ghiaccio, ne permette la conservazione a temperatura ambiente.
Ad accogliere la teca la Sala delle rocce del Museo Efisio Noussan, quella che, spiega Santa Tutino, dirigente dell’Assessorato all’Ambiente, dopo sei mesi di misurazione di vari parametri, e per la sua accessibilità anche a persone con disabilità, è risultata la più idonea.
La sala è stata riallestita con un video in tre lingue sul ritrovamento, che sopperisce all’assenza di didascalia sulla teca, e sulle informazioni aggiuntive che si aggiungono ai pannelli già presenti sulla zona del ritrovamento.
Il ritrovamento della marmotta del Lyskamm
Il ritrovamento del piccolo esemplare risale al mese di agosto del 2022, per merito della guida alpina Corrado Gaspard che la avvistò ai 4.291 metri di quota sulla parete Est del ghiacciaio del Lyskamm, rannicchiata su una roccia, ed ebbe l’accortezza di non toccarla contattando chi ha potuto farlo nei giorni successivi, in modo protetto.
I primi a interessarsi della mummia del Lyskamm nel 2022, sono i ricercatori del Museo di Scienze naturali e quelli dell’Istituto per lo studio delle mummie dell’Eurac Research di Bolzano, che hanno collaborato alla definizione delle procedure per il recupero e successivamente ad assicurare la conservazione del reperto, una volta collocato presso i laboratori del Museo.
Sempre in collaborazione con Eurac Research sono stati ottenuti i primi dati, tra cui la datazione al radiocarbonio che lo fa risalire al medio olocene (circa 6.600 anni fa, come detto).
Sulla base di questo lavoro congiunto, l’amministrazione regionale ha riunito nel 2023 un’equipe di archeologi, biologi, genetisti, glaciologi, naturalisti e veterinari, The Marmot Mummy Project.
Il team è costituito da Santa Tutino, Velca Botti, Francine Navillod, Alessandra Armirotti, Gianfranco Zidda, Marco Samadelli, Alice Paladin, Umberto Tecchiati, Fabrizio Troilo, Michele Freppaz e Maurizio Azzaro e coinvolge diversi istituti e enti di ricerca.
Oltre al Museo di Scienze naturali e all’Istituto per lo studio delle mummie dell’Eurac, le Università di Torino e Milano, la Fondazione Montagna Sicura, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale di Ricerche (Cnr-Isp) di Messina.
Il valore del ritrovamento
Il ritrovamento della piccola marmotta del Lyskamm ha una grande valore scientifico-culturale e al tempo stesso, come sottolinea la biologa Velca Botti rappresenta «un’opportunità per la ricerca scientifica e un’opportunità per la Valle d’Aosta per un ritrovamento così originale e prezioso, un unicum, si tratta della mummia naturale più antica d’Italia».
Tante le domande che il ritrovamento suscita «per capire il reperto e il contesto in cui è stata trovata», cosa che fa ipotizzare che le praterie alpine un tempo si spingessero a quote più elevate.
«Il reperto porta con sé considerazioni di tipo archeologico -la marmotta è dello stesso periodo dell’Area Megalitica-, geologico, pedologico è importante che la comunità scientifica e i vari enti coinvolti facciano rete per condividere studi e informazioni» dice Santa Tutino.
Il secondo elemento estremamente sorprendente, legato al ritrovamento e allo studio della mummia del Lyskamm, è lo stato di conservazione del reperto che, oltre allo scheletro, ha mantenuto pressoché intatti, per gli ultimi 66 secoli, anche i tessuti e la pelliccia. Questa straordinaria integrità ci permette di compiere, insieme alla mummia, un vero e proprio salto indietro in un tempo in cui, come confermato dagli studi sul profilo genetico dell’animale, le marmotte non erano così diverse dalle nostre.
Il Dna della specie si è modificato poco e lentamente e, ciononostante, la marmotta è riuscita comunque a sopravvivere all’era glaciale: un’eccezione per il regno animale, poiché una bassa variabilità genetica è spesso associata a un elevato rischio di estinzione (come nel caso del gorilla di montagna, dell’orso polare artico e della lince iberica).
In conclusione Velca Botti sottolinea come sia la prima volta che in Valle d’Aosta viene ritrovata una mummia naturale (un corpo in cui il processo di decomposizione ad opera di microrganismi è inibito da cause naturali), ma non è detto, visto il processo di scioglimento dei ghiacciai in atto, che sia l’ultima.
Una piccola mummia, una grande opportunità
Il ritrovamento e l’esposizione della mummia della marmotta del Lyskamm «apre nuove opportunità per questo sito» dice l’assessore all’Ambiente Davide Sapinet che ricorda come a un anno e mezzo dalla riapertura il Museo di scienze naturali abbia registrato oltre 55 mila presenze, «ben inserendosi nell’offerta culturale dei castelli».
«Nuova opportunità anche per il sito di ritrovamento con il quale il Museo di Scienze intesse un legame sempre più forte con una serie di eventi che valorizzeranno questi luoghi» aggiunge Sapinet.
Di opportunità parla anche il presidente della Regione Renzo Testolin, che ricorda come il Museo di Scienze si sia costruito nel tempo approfittando di un territorio dalla grande ricchezza, «ricordo sempre come in Valle d’Aosta nell’1% del territorio si possa trovare il 40% di biodiversità», e come la marmotta del Lyskamm determini «una simbiosi con le stele dell’Area Megalitica, una simbiosi tra natura e cultura».
La marmotta del Lyskamm si racconta
Le prime evidenze scientifiche a due anni dal ritrovamento saranno raccontate in alcuni eventi estivi organizzato dal Museo di Scienze naturali martedì 16 luglio, alle 17.30, all’Area Megalitica di Aosta, martedì 6 agosto, alle 18, al Jardin de l’Ange, martedì 20 agosto, alle 18, in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto a Saint-Vincent e venerdì 30 agosto alle 18, in piazza Tache a Gressoney-La-Trinité.
Informazioni www.museoscienze.vda.it.
(erika david)