Apertura del Nivolet, il Parco: «a volte servono scelte di “rottura” per smuovere posizioni di arroccamento»
La scelta del Parco Nazionale Gran Paradiso di sospendere il progetto "A piedi tra le nuvole" ha generato varie prese di posizione, l'ente, nella Giornata Mondiale dell'Ambiente torna sul tema con alcune precisazioni
«Ogni tanto bisogna tirare un sasso nello stagno per smuovere le acque», aveva detto Bruno Bassano, direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso, nell’intervista rilasciata lunedì 3 giugno a Gazzetta Matin, a proposito della scelta di sospendere il progetto “A piedi tra le nuvole” che vietava l’accesso alle auto nelle al Colle Nivolet nelle domeniche di luglio e agosto.
Oggi, nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’ente Parco torna sulla questione, dopo le prese di posizione di Legambiente e Cipra, per precisare meglio il senso della decisione.
Una scelta, dice Bassano che vuole essere uno stimolo perché gli enti preposti si siedano attorno a un tavolo a ragionare su una nuova e seria regolamentazione della strada provinciale 50 che sale, dal versante piemontese, al Colle Nivolet.
La gestione dell’accesso al Nivolet negli ultimi 20 anni
«L’uso mezzi alternativi di accesso alla montagna rientra nelle azioni prioritarie di questo Ente, come dimostra anche l’attivazione di progetti specifici sulla mobilità nell’ambito della Cets (Carta Europea del Turismo Sostenibile) e, talvolta, sono necessarie scelte di “rottura” per arrivare a smuovere posizione di arroccamento» si legge nella nota del Parco.
La chiusura del tratto di strada Serrù – Nivolet, di 6 km, era prevista per otto domeniche di luglio e agosto, dalle 9 alle 18, per un totale di 72 ore all’anno.
Una chiusura che non ha limitato ma solo spostato il problema, come ricordano lo stesso Bassano e Roger Georgy, sindaco di Valsavarenche, con lunghe file di auto parcheggiate al Colle Nivolet in tutti i giorni della settimana nei mesi centrali dell’estate.
La chiusura dalle 9 alle 18, poi, evidenzia il direttore del Parco, spingeva semplicemente la gente a organizzarsi per salire prima che la sbarra chiudesse.
Inoltre in quelle fasce orarie otto navette a gasolio salivano e scendevano senza interruzione per consentire l’accesso al colle dei turisti.
«Il valore di tale gestione in termini di beneficio ambientale era relativo e finalizzato a stimolare future regolamentazioni» sottolinea la nota.
«Inoltre, chiusure così brevi nel corso della giornata possono rivelarsi addirittura più rischiose in termini di investimento stradale di fauna selvatica, anche se su questo rischio il Parco non ha raccolto finora dati concreti».
La gestione per l’estate 2024
«Il Parco intende lanciare, previo accordo con gli altri attori territoriali ed in particolare con la Città Metropolitana di Torino e la Regione Autonoma Valle d’Aosta, una nuova proposta di gestione, transitoria perché dovrà servire a raccogliere dati sulla viabilità e sugli impatti del transito veicolare lungo tutta la stagione estiva».
La proposta prevede cinque giornate di chiusura totale della strada ai mezzi motorizzati, dalle 6 alle 21, per un totale di 75 ore di chiusura, 3 ore in più rispetto a prima, e con solo quattro navette che da Ceresole Reale raggiungeranno il Colle del Nivolet.
Due di queste giornate saranno dedicate ai ciclisti e organizzate in collaborazione col Gal Valli del Canavese, con la chiusura della strada dalla frazione Chiapili Superiore, con un tratto di strada chiusa decisamente più lungo rispetto al passato.
Altre due date verranno dedicate ai camminatori, in collaborazione con i fratelli Giorgio e Maurizio Damilano (oro olimpico nella marcia a Mosca 1980) e una al nordic-walking, in collaborazione con l’istruttore nazionale Marco Rolando.
In queste tre giornate la strada verrà chiusa soltanto nel tratto Serrù – Nivolet.
«Questo proposta di gestione, che vedrà come prima giornata dedicata a un evento ciclistico, non competitivo, sabato 29 giugno e altre quattro date tra luglio e agosto, ha lo scopo di rendere possibili monitoraggi puntuali dei transiti automobilistici, degli impatti e di analizzare il valore dei servizi ecosistemici dell’area del Nivolet, in collaborazione con l’Università di Torino, aspetti fondamentali per poter formulare una proposta di regolamentazione degli accessi veicolari al Colle, che superi le onerose chiusure spot attuate sinora nel progetto “A piedi fra le nuvole”, e costituisca un effettivo passo in avanti anche dal punto di vista della tutela dell’ambiente» precisa la nota.
In attesa di una regolamentazione
«In attesa della regolamentazione, la gestione proposta consentirà di guadagnare maggiori ore di chiusura della strada rispetto al passato, in giornate comunque di alta stagione, di ottenere per due giornate un tratto considerevolmente più lungo di strada esclusa dal traffico veicolare, di garantire una copertura oraria di chiusura maggiore, e quindi con minori impatti sull’ambiente e sulla fauna e, infine, un minore impatto del transito delle navette» evidenzia il Parco.
«È da vent’anni che il Parco chiede una regolamentazione di quella strada, noi siamo solo uno degli attori nella commissione tecnica e nemmeno il principale. La sbarra che chiudeva la strada le domeniche era solo un paravento e dava ai comuni l’idea che il problema fosse risolto, ma non è così. La sospensione di “A piedi tra le nuvole” è un passo di rottura per evitare di passare l’ennesima estate a litigare con il corpo di sorveglianza del Parco davanti a quella sbarra. È la sorveglianza stessa, non abilitata a questa mansione, che ci chiede un’altra soluzione» diceva a Gazzetta Matin, Bruno Bassano.
«Non è intenzione del Parco aprire tutto, vogliamo sederci attorno a un tavolo per una regolamentazione su tutti i giorni, iniziando magari con un numero programmato, in base al numero dei parcheggi – ancora il direttore -. La chiusura totale è un’utopia, ma spero che un giorno si possano avere delle navette elettriche al posto di queste a gasolio».
«In conclusione, posto che la grande attenzione attorno a questa tematica non può che essere apprezzata dal Parco, da sempre impegnato nella conservazione dell’ambiente, l’Ente vuole tranquillizzare i numerosi sostenitori che tutte le azioni messe in campo, comprese quelle di questa estate di transizione e di monitoraggio, sono volte al raggiungimento di una sempre maggiore tutela e sostenibilità ambientale» scrive il Parco riferendosi alla petizione lanciata da South Face Paradise su change.org che ha superato le 8.600 firme, la nota di Legambiente che parla di «scelta ideologica e sbagliata, un passo indietro che mette a rischio un ambiente delicato e preziosissimo» e l’intervento di Vanda Bonardo, presidente Cipra Italia (Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi) che teme «che questa decisione apra la via a una liberalizzazione delle strade di montagna in netto contrasto con le scelte politiche più efficaci e moderne che si stanno attuando nel resto dell’Europa».
«Teniamo infine a sottolineare che tutte le scelte dell’Ente, assunte in piena sintonia tra presidenza e direzione, sono fondate su solide basi e competenze scientifiche, maturate nel corso di oltre un secolo di vita, e non certo soggette a qualunque altro tipo di influenza» conclude la nota del Parco.
Nota che va anche in risposta di quanto detto questa mattina in Consiglio Valle.
(erika david)