Violenza sulle donne: ad Aosta rinasce, ancora più accogliente, la Stanza tutta per sé
La versione 2.0 del progetto iniziato nel 2019 grazie a Soroptimist, Zonta Club e carabinieri, si pone l'obiettivo di favorire ulteriormente l'accoglienza di donne e minori vittime di abusi e violenze
Creare un luogo decisamente più accogliente, per mettere donne e bambini nelle condizioni migliori possibili per denunciare atti di violenza e maltrattamenti. C’è questo e molto di più nell’inaugurazione della nuova “Stanza tutta per sé” nella caserma dei carabinieri di via Clavalité ad Aosta.
Il progetto, nato nel 2014 a livello nazionale per mano del Soroptimist International Italia e approdato in Valle già nel 2019, venerdì ha vissuto una sorta di seconda puntata, con il taglio del nastro della rinnovata “Stanza tutta per sé”, resa ancora più accogliente e accessibile.
Al timone, Soroptimist Valle d’Aosta, Zonta Club Aosta Valley e comando rossonero dei carabinieri, che insieme hanno deciso di dare ulteriore impulso a un’iniziativa che già ha dato buoni risultati in termini di crescita delle denunce di violenze, peraltro in una Regione che, in questa sorta di graduatoria, si trova al secondo posto dietro solamente alla Sicilia.
Soroptimist: «Sentirsi a proprio agio in situazione difficile»
A illustrare la nascita del progetto la presidente di Soroptimist Valle d’Aosta, Viviana Vallet, che ha ricordato la nascita nel 2014, l’approdo in Valle nel 2019 e le nuove necessità emerse.
«Ci troviamo a inaugurare una nuova stanza, completamente rivista e resa più accogliente e accessibile – spiega Vallet -.Come ricorda l’attualità, ci troviamo sempre più spesso di fronte a situazioni di abusi su donne e minori e proprio per loro abbiamo pensato questo spazio».
Le Stanze tutte per sé sono 259 in tutta Italia e consentono di accogliere donne e minori in un ambiente familiare, dove raccogliere le testimonianze e far partire la parte investigativa.
«Il progetto in Valle parte da Soroptimist, ma in condivisione con lo Zonta Club – ricorda Viviana Vallet -. È fondamentale che associazioni rivolte al mondo femminile trovino il modo di condividere».
Il saggio di Virginia Wolf
Il nome, Una stanza tutta per sé riprende il titolo del saggio di Virginia Wolf, nel quale la celeberrima autrice britannica illustrava la necessità di uno spazio per poter scrivere.
«Siamo lontani da quel contesto – sottolinea ancora Vallet -. Ma rimane attuale la difficoltà delle donne di trovare uno spazio e una dimensione nel mondo. Questa stanza consente di avere almeno una zona protetta, in grado di trasmettere un senso di accoglienza. Facciamo pubblicità alla cosa, perché se anche solo una donna in più troverà il coraggio di denunciare, per noi sarà una vittoria».
Zonta Club: «Valle seconda per violenze di genere»
Il progetto nasce anche dalla collaborazione con lo Zonta Club Aosta Valley, come ricorda la presidente Laura Lodi, che scoprì l’iniziativa nel 2018 ad Albenga.
«Ci siamo subito attivate con Soroptimist per avviare la cosa anche ad Aosta – rivela Lodi -. Le collaborazioni sono fondamentali per creare una rete».
Peraltro in una regione per nulla avulsa dal fenomeno.
«Come sottolineato dalla Procura di Aosta, la Valle è seconda per reati di violenza di genere dopo solo la Sicilia – continua la presidente -. Forse da noi si denuncia di più e credo che questa rete e questa vicinanza possano dare maggiore consapevolezza. Con questa stanza vogliamo accogliere donne in situazioni disagiate, portandole a denunciare».
La Stanza tutta per sé: come funziona
Ma nei dettagli, come funziona la Stanza tutta per sé?
Intanto, si tratta di uno spazio situato nei pressi dell’atrio di ingresso della caserma dei carabinieri di via Clavalité.
Accogliente, riparato, presenta dei giochi per bambini, un arredamento minimal e caldo e attrezzature moderne per raccogliere le denunce, senza i catafalchi di una volta, che potevano incutere timore.
«Una volta comunicato il motivo della presentazione in caserma, donne e minori vengono condotti qui per provare a farli sentire un po’ più protetti e sicuri – racconta il comandante del Gruppo Aosta, Giovanni Cuccurullo -. Con il tempo, le procedure sono divenute molto più attente, e si possono così svolgere anche in un ambiente meno impattante, ad esempio senza la grande telecamera di prima, ma con strumenti meno invasivi».
In questi cinque anni, comunque, l’iniziativa ha già dato i suoi frutti.
«La stanza funzionava, ma c’era la necessità di migliorare – spiega ancora Cuccurullo -. Abbiamo preso delle accortezze che rendono la stanza più vicina a quanto immaginato da Virginia Wolf. Questo luogo è fondamentale per ripartire, rinnovarsi, in una società che una volta imponeva di nascondersi».
Il comandante lancia un appello.
«Bisogna avere il coraggio di scegliere, denunciare e andare avanti – conclude -. I casi sono aumentati perché le associazioni fanno una grande opera di sensibilizzazione e le vittime si aprono, quando prima erano messe da parte anche dalla famiglia. Se non si pensa prima a se stessi, si rischia di vivere il tutto in maniera drammatica. Le persone devono capire che carabinieri e forze dell’ordine in genere sono qui per aiutare: parlate, magari iniziando dagli amici, prima che piccole anomalie diventino cose più gravi».
(alessandro bianchet)