Aosta: in consiglio minuto di silenzio “unanime” per ricordare Giacomo Matteotti
Approvato dall'assemblea l'ordine del giorno del consigliere Bruno Giordano (Lega - Autonomia e Libertà) per «condannare fermamente l'assassinio di Giacomo Matteotti, atto vile e criminale»
Un minuto di silenzio, frutto dell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Aosta, per «condannare fermamente l’assassinio di Giacomo Matteotti, atto vile e criminale».
L’assemblea aostana si è compattata, senza distinzione di schieramento, per ricordare, nel giorno del centenario del discorso alla Camera, l’uccisione dell’onorevole socialista Giacomo Matteotti, avvenuta il 10 giugno 1924, dopo il rapimento da parte di squadristi fascisti.
L’ordine del giorno
A presentare l’ordine del giorno, come già scritto su Gazzetta Matin, il consigliere di Lega e Gruppo Autonomia e Libertà, Bruno Giordano, ex sindaco e socialista di lungo corso.
«Sono qui per ricordare chi poteva impedire la nascita del Fascismo e di tutto ciò che ha comportato – ha esordito Giordano -. In quell’assassinio esiste un tragico triangolo della morte», che parte dal discorso alla Camera del 30 maggio, per arrivare alla denuncia contro il Governo fascista per la presentazione di un falso in bilancio al re, fino alla documentazione che l’esponente socialista aveva raccolto in merito ad affarismo e corruzione insiti nel partito e legati all’affare Sinclair Oil.
«Matteotti fu l’oppositore più strenuo, tenace, convinto e documentato del Regime Fascista – ha argomentato Giordano -. Da buon socialista riformista, accusava il fascismo non solo a parole, ma su fatti documentati. E che fosse un pericolo per le mire dittatoriali è testimoniato dal gesto di Mussolini alla Camera».
Ricostruiti tutti gli antencedenti, Giordano ha sottolineato le congruenze tra la sparizione della valigetta di Matteotti, con la scomparsa, decenni dopo, dell’agenda rossa di Borsellino e della valigetta di Aldo Moro.
«Se non avesse reagito, forse Matteotti non sarebbe morto – ha continuato Giordano -. Viviamo in un contesto sull’orlo della guerra, che vive tra insulti e fastidio reciproco. Gli italiani, purtroppo, dimenticano velocemente la storia, non sono tra coloro che capiscono che un paese senza passato è destinato a non avere un futuro».
L’impegnativa
Da qui l’impegnativa, per il consiglio comunale, di condannare «fermamente l’assassinio di Giacomo Matteotti, atto vile e criminale», riaffermare «il suo impegno nella difesa della democrazia, della libertà e dei diritti umani» e invitare i cittadini a partecipare alle iniziative commemorative.
Il tutto, esprimendo «sentita partecipazione al dolore dei familiari», chiedendo di «osservare un minuto di silenzio in memoria di Giacomo Matteotti e di tutte le vittime del fascismo» e trasmettere l’ordine del giorno alla «Presidenza della Repubblica, al Presidente del Senato della Repubblica e alla Presidente della Camera dei Deputati».
Il sindaco
Il sindaco Gianni Nuti ha rinvigorito l’intervento di Giordano, ricordando come Matteotti avesse raccolto «molto materiale per inchiodare il Regime fascista», ma mettendo anche in guardia.
«Facciamo attenzione – ha aggiunto Nuti -. Quando la fazione si sostituisce al bene comune, i rischi aumentano e quando diventa arbitrario il quadro delle regole del gioco, lo si elude e distrugge e diventa un pericolo mortale per la democrazia».
Condividendo il sentore di «clima di guerra» e «coincidenze» che non fanno pensare a nulla di buono, Nuti ha evidenziato come Matteotti «oltre a essere il leader più lucido, intelligente, informato e carismatico dell’opposizione, era un rifmormista e si prendeva batoste da una parte e dall’altra – ha concluso -. Era un pensatore libero, che prima di parlare cercava di capire e imparare».
Il dibattito
Sergio Togni, capogruppo della Lega, ha sottolineato come «destra, sinistra e centro» si siano riunite «in un tributo corale, perché ci sono persone che potevano cambiare la nostra storia – ha detto -. Invece, ci siamo beccati una dittatura, perché forse vi era una democrazia troppo acerba per resistere. Questo assissinio ci ricorda come sia importante rispettare anche le voci stonate, non allineate e delle minoranze».
Roberta Carla Balbis, Renaissance, ha attualizzato il pensiero, stigmatizzando i fatti di Firenze e Pisa, con gli studenti manganellati dalla forze dell’ordine e ha sottolineato come sia importante «ricordare e commemorare per trasmettere alle nuove generazioni i valori di libertà e democrazia; si manifesti l’impegno contro ogni forma di intolleranza e violenza».
Pietro Varisella, Av, ha chiesto di «non sottovalutare ciò che sta accadendo – ha esordito -. La democrazia è bella e ogni giorno bisogna contrastare gli effetti perversi di chi ci governa. Ci sono segnali, come picconate, manganelli per chi protesta a favore della Palestina, arresti di giornalisti; si prova a riscrivere la storia, ma questo vuol dire cancellare quanto consegnato dai nostri padri quando ci hanno liberati dal Fascismo».
A chiudere ancora Giordano.
«Ringrazio gli intervenuti, questo è il bello della democrazia, poter dire le cose senza paura di essere vilipesi su social o di persona – ha chiuso -. Ognuno può offrire qualcosa di nuovo, una visione diversa, anche se in alcuni momenti, qui, sembra di rappresentare un fastidioso intervento in campi che non ci competono».
(al.bi.)