Artigiani in Valle d’Aosta, Franco Ruffier: «i miei fiori di legno, souvenir di zia Romilda»
L'artigiano di Etroubles ha ricevuto il "Prix Noces d'or avec la Foire" per i 50 anni come espositore alla Fiera di Sant'Orso
Artigiani in Valle d’Aosta, Franco Ruffier: «i miei fiori di legno, souvenir di zia Romilda». L’artigiano di Etroubles ha ricevuto il “Prix Noces d’or avec la Foire” per i 50 anni come espositore alla Fiera di Sant’Orso.
Sta per concludersi il viaggio intrapreso da Gazzetta Matin per conoscere gli artigiani premiati nel corso della 1024ª Fiera di Sant’Orso.
Nadia Camposaragna cura i tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
C’è sempre una prima volta e anche per Franco Ruffier è arrivata la sua alla scorsa Fiera di Sant’Orso, quando ha ricevuto il “Prix Noces d’or avec la Foire”. Lo incontriamo alla Trattoria Marietty nella tranquilla Echevennoz, frazione dove vive con la moglie Silvana Marietty e dove vivono anche i due figli Erik e Didier con le loro famiglie.
Un meritato riconoscimento
Franco, finalmente un meritato riconoscimento… «Ho apprezzato molto questo prix, il primo in assoluto in 50 anni come espositore».
Ricorda la sua prima Fiera? «Il banco era all’Arco d’Augusto sul quale esponevo soprattutto stelle alpine e fiori di montagna e alcuni piatti di legno che tornivo, sui quali mia moglie dipingeva scene di paesaggi e fiori. Erano molto belli, peccato non averne più neanche uno. Pian piano il banco è arrivato in via Sant’Anselmo e accanto ho quello di Erik anche lui con fiori di legno anche in composizioni o come calamite. Oltre alla Fiera di Sant’Orso di Aosta in passato abbiamo esposto anche a quella di Donnas».
L’omaggio a zia Romilda
Come è arrivato a scegliere di fare i fiori di legno? «Sono nato a Introd, mio papà Celestino era sindaco e fu anche insignito di un’onorificenza dall’Ordine al merito della Repubblica e sua sorella, mia zia Romilda, amava fare principalmente stelle alpine e fiori singoli di gladiolo, ma non ha mai esposto. Ho imparato e mi sono appassionato grazie a lei. Per farli utilizzo vari legni, tra cui noce, acero e ciliegio, che piallo e lascio seccare prima di bagnarli per tagliarli e lavorarli dando le pieghe ai petali e quando li dipingo uso colori ad acqua. In futuro mi piacerebbe riuscire a fare stelle alpine con più dettagli, il più possibile simili a quelle vere».
Galeotta fu la 127
Dopo l’IPR come congegnatore meccanico, Franco Ruffier entra in Forestale, in seguito in Sip che poi diventa Telecom. Lavora anche al Traforo del Gran San Bernardo nei dieci anni prima della pensione ed è nonno di ben 5 nipoti: Hélène, André, Etienne di Erik e Anna e Gabriel e Raphaël (giocatore di fiolet nel Saint-Oyen e vincitore juniores ai 100 anni del Baton d’Or il 5 maggio scorso) di Didier e Irene.
Ma a Echevennoz da Introd com’è arrivato? «Poco più che ventenne venni da queste parti a provare la mia 127 nuova con un amico, con cui mi fermai all’osteria locale perchè mi disse “c’è una ragazza che ci lavora”. Era Silvana e l’osteria l’avevano fondata i suoi bisnonni: Luigi Marietty e Emilia Veysendaz. Di fronte c’era una sala da ballo fissa dove nei fine settimana suonava sempre l’orchestra Fiore e dove, dopo che fu chiusa insieme all’osteria, venne aperto un bar trattoria, l’attuale Trattoria Marietty. Con Silvana ci siamo poi sposati il 6 settembre 1975. Abbiamo vissuto i primi due anni a Introd e dopo la nascita di Erik, siamo venuti qui, anche per aiutare i suoi al ristorante».
L’attività di famiglia
Una gestione familiare di lunga data… «Ha già compiuto 120 anni e ora è alla quinta generazione con Didier, che cucina con mia moglie ed è anche maestro di snowboard e Erik che ha l’Affittacamere L’Abri poco distante dalla Trattoria e mille interessi: è landzetta e sportivo pure lui, tre volte al Tor des Géants e, come giocatore di fiolet vinse il Baton d’Or juniores, come il nipote. La trattoria e tutto quello che comporta ci coinvolge a 360°; a partire dai prodotti quasi tutti a km zero che coltiviamo noi e fino alla creazione di nuovi spazi per migliorare l’accoglienza e il futuro della famiglia. Per questo che i fiori li faccio nelle sere d’inverno quando ho più tempo per potermici dedicare».
Scultore autodidatta
Ad arredare le sale accoglienti della Trattoria ci sono foto d’antan e vecchie stampe, composizioni di fiori di legno e varie sculture tra cui un Cristo e un pendolo.
Le ha scolpite lei? «Sì, da autodidatta. Scolpivo vari soggetti tra cui gli animali della nostra fauna alpina, con legni come il castagno che andavo a cercare da giovane lungo il torrente ad Introd e che in Fiera esponevo nei primi anni insieme ai fiori. I fiori hanno avuto un boom negli anni ’90, ma incontrano sempre e da sempre i gusti del pubblico e dei clienti abituali, sono molto richiesti».
I ricordi di gioventù
Qualche ricordo della sua giovinezza e qualche passatempo? «Facevo il caddy in estate, io e un mio amico, al Golf Club Courmayeur et Grandes Jorasses; una mansione più impegnativa di quanto si pensi e grazie alle nostre capacità, i golfisti che seguivamo ci portavano con loro in campionati anche fuori Valle, in Francia e Svizzera. Come hobby mi piaceva la pesca in Dora o nei laghi, ma non la pratico più. Landzetta? No, son stato arlecchino, ma solo una volta».
I tempi cambiano
In 50 anni di Fiera quali cambiamenti ha percepito? «Nel tempo la Fiera si è evoluta e migliorata. Forse una volta c’era più familiarità e noi artigiani eravamo accolti benissimo in via, ma è una mia sensazione. Del resto conosci tanta gente, incontri amici, ti confronti e ci si diverte. Erik anche quest’anno si è portato la fisarmonica e abbiamo ricevuto un simpatico invito a concorrere alla terza edizione del “Premio Buvette”, alla 1025ª Fiera, il prossimo gennaio».
Il “Premio Buvette” è l’originale concorso ideato dalle artigiane Sabina Marquet e Chantal Godio coadiuvate ogni anno da altri artigiani tra cui i vincitori del premio.
Avete già accettato? «Certo. Parteciperemo e sarà un momento di ulteriore divertimento».
(nadia camposaragna)