Si è tolta la vita in carcere la donna accusata di violenza sessuale ai danni di un 65enne a Cogne
La 64enne era stata arrestata insieme al marito poco prima di Pasqua
Si è tolta la vita in carcere la donna accusata, insieme al marito, di violenza sessuale ai danni di un 65enne di Cogne. Era reclusa a Torino.
Si è tolta la vita la donna accusata di violenza sessuale a Cogne
La donna, 64 anni si è suicidata nella sua cella oggi, 23 maggio.
«Avevamo per ben tre volte chiesto al gip di Aosta la revoca della misura cautelare in carcere. Gli indagati sono due persone anziane e incensurate», ha detto all’Ansa l’avvocato Massimiliano Bellini.
Il legale torna a chiedere la scarcerazione del marito della donna. L’uomo, 57 anni, potrebbe essere posto ai domiciliari a Caltanissetta.
«Per me c’è solo profondo dolore, ma al contempo tanta rabbia – ha aggiunto l’avvocato – . Occorre solo prendere coscienza che nelle carte processuali c’è la vita di ogni uomo. La carcerazione preventiva spesso si trasforma in una grave ingiustizia che la Giustizia con la G maiuscola non può tollerare».
La vicenda
I due erano stati arrestati poco prima di Pasqua. Secondo l’accusa, avrebbero violentato più volte un 65enne, proprietario dell’alloggio che avevano preso in affitto a Cogne.
I due avrebbero anche ripreso le scene di violenza, minacciando il malcapitato di diffondere i video.
Secondo gli inquirenti, sarebbero stati almeno una decina gli abusi.
Davanti al gip del tribunale di Aosta i due coniugi avevano respinto gli addebiti, sostenendo che i rapporti sessuali erano consenzienti.
La presa di posizione del Sappe
«Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea». Lo ha denunciato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Vicente Santilli, segretario per il Piemonte, ha aggiunto altri dettagli. «La giornata di oggi alla Casa Circondariale di Torino è iniziata nel peggiore dei modi. Alle 07.30 circa, una detenuta ristretta al padiglione femminile è stata trovata priva di vita dal personale di Polizia Penitenziaria. Pare che la donna si sia appartata nel bagno della propria cella approfittando della momentanea assenza della sua compagna di detenzione e si sia soffocata con un sacchetto di plastica posto sulla testa e legato attorno al collo con un laccio. A nulla sono valsi i soccorsi scattati immediatamente e proseguiti poi fino all’arrivo dell’unità del 118 che non ha potuto far altro se non constatare il decesso».
E ancora. «Come da prassi in questi casi, sono in corso le attività di indagine per ricostruire gli ultimi momenti di vita, ma parrebbe non siano stati rinvenuti messaggi o biglietti utili a comprendere le cause dell’insano gesto – prosegue Santilli -. Salgono così a tre i decessi dall’inizio dell’anno nelle carceri del Piemonte».
Importante intercettare il disagio»
Per il sindacalista «questi tristi eventi ci fanno comprendere l’importanza di intercettare per tempo il disagio delle persone private della libertà personale ed è per questo che il SAPPe è da sempre impegnato nel sensibilizzare l’Amministrazione ed il Governo sulla necessità di formazione adeguata del personale di Polizia Penitenziaria, ma anche sull’esigenza di potenziare le aree trattamentali degli istituti di pena con figure professionali appartenenti alle materie umanistiche come educatori, psicologi, medici e psichiatri. Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo».
Quindi la conclusione. «Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata – ha detto ancora -. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri piemontesi».
(re.aostanews.it)