Marco Sorbara è ‘Ambasciatore del perdono’; «accettare è la strada per ricominciare a vivere»
L'impegno del già consigliere regionale ed ex assessore di Aosta si è orientato sul mondo giovanile, attraverso la sua testimonianza durante eventi, convegni e occasioni di riflessione con gli adolescenti
Marco Sorbara è ‘Ambasciatore del perdono’; «accettare è la strada per ricominciare a vivere».
Un’abilità di vita che tocca la dimensione personale, relazionale e sociale per una rinnovata umanità. Rinunciare a vendicarsi, accettare quanto accaduto. Questo è il perdono.
Marco Sorbara, Ambasciatore del Perdono
Da qualche giorno, la Valle d’Aosta vanta un Ambasciatore del Perdono, onorificenza assegnata nei giorni scorsi a Marco Sorbara, in occasione della Giornata internazionale del perdono, dall’organizzazione di volontariato MyLifeDesign.
Testimone di verità
«Un onore e un onere che mi sprona ancora di più a promuovere messaggi di responsabilità e consapevolezza, che arriva al termine di un lungo percorso che sto affrontando e che mi vede impegnato come testimone di verità in scuole, oratori, fondazioni, carceri, convegni e incontri organizzati da Ordini professionali» spiega Sorbara -.
Credo nel perdono e sono fermamente convinto che siano le persone a fare la differenza».
La storia ‘di un mio amico’: 909 giorni di custodia cautelare
Un impegno che porta Sorbara in tutta Italia, dove, spesso di fronte a grandi platee di giovani, racconta«la storia di un mio amico, in 4 passi x 2».
«Prendo quattro sedie e traccio la cella dove sono stato rinchiuso per interminabili mesi – spiega-. Racconto di 45 giorni in isolamento, dei 909 giorni di custodia cautelare, dei quali 8 mesi di carcere, della solitudine, della disperazione.
Ma racconto molto altro, soprattutto di accettazione di quello che è successo, spiegando che purtroppo, a chiunque, può capitare di inciampare in qualcosa di incomprensibile, di doloroso, di tragico.
Accettare è il primo passo
Accettare è il primo passo secondo Sorbara, assolto in via definitiva dall’accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso nel processo Geena sulla ‘ndrangheta nella nostra regione.
La vicenda giudiziaria
Sorbara era stato arrestato nel gennaio 2019, condannato a 10 anni in primo grado, assolto in appello il 19 luglio 2021 e definitivamente assolto nel gennaio 2023, dopo che la V sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale presso la Corte d’Appello di Torino, che si era opposta all’assoluzione«perchè il fatto non sussiste» del già assessore comunale e consigliere regionale.
«I tre gradi di giudizio mi hanno salvato»
«Non nutro risentimento, la mia non è una lotta contro la magistratura, in fondo, i tre gradi di giustizia mi hanno salvato» dice Sorbara.
Nell’aula magna di palazzo di Giustizia a Torino, Sorbara è recentemente intervenuto alla scuola di legalità ‘Il rovescio del diritto’, davanti a 700 studenti, insieme ad Angelo Massaro, vittima di errore giudiziario che ha trascorso 21 anni in carcere, accusato di omicidio e occultamento di cadavere.
Il giorno dopo, al Salone del Libro di Torino, Sorbara ha partecipato al progetto de Il Dubbio sulla gogna mediatica con Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora.
Non solo la sua vicenda giudiziaria; nel frattempo, Sorbara è diventato coordinatore del Comitato permanente della Fondazione Sapientia Mundi onlus di Roma in materia di prevenzione al bullismo, cyberbullismo e disagio giovanile.
«Studio e parlo ai ragazzi»
«Sto perfezionando la mia formazione per diventare counselor dell’età evolutiva, studio proprio per dimostrare che le persone possono fare la differenza – spiega Sorbara.
Parto dalla mia vicenda per parlare ai ragazzi di accettazione, per discutere di valori, di motivazione, di reazione alle difficoltà che si possono presentare, un errore di giustizia, un lutto, una malattia, un qualsiasi evento che può sembrare irreparabile.
Spiego il valore della squadra, spiego che i sacrifici e l’impegno vengono sempre ripagati e che non ci sono scorciatoie o strade alternative. Questo mi ha insegnato lo sport; la responsabilità, la consapevolezza e la solidarietà devono essere alla base di ogni giornata.
Con i ragazzi parlo molto anche di bullismo e cyberbullismo, ci esercitiamo a lasciare sul tavolo per l’intero pomeriggio il cellulare. Il bello della vita c’è e non si può trovarlo dietro lo schermo di uno smartphone. Bisogna cercarlo e goderne».
Nella foto in alto, Marco Sorbara in uno scatto recente.
(c.t.)