Artigiani in Valle d’Aosta, Davide Brusaferro: passione e ricerca per filati e tessuti
A La Saint-Ours 2024, il giovanissimo artigiano di Gressan ha vinto il PRix Amédée Berthod, assegnato al più promettente espositore con meno di 25 anni
Artigiani in Valle d’Aosta, Davide Brusaferro: passione e ricerca per filati e tessuti.
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso. Nadia Camposaragna curerà il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
Gli altri premi della Fiera
Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino; Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel; Michael Munari, Prix Enfanthéâtre; Luigi Marquis, Prix Berton; Ornella Crétaz, doppio premio a La Saint-Ours 2024: Prix Savt-Foire de Saint-Ours assegnato dal Savt all’opera o allo stand più originale o innovativo nel settore dell’artigianato tradizionale e che illustri meglio il mondo del lavoro e Prix Fidapa assegnato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari all’espositrice che ha realizzato l’opera più creativa e artistica, Angelo Giuseppe Bettoni, ‘Pino’ per tutti, Prix Noces d’or avec la Foire; Sebastiano Yon al quale è stato assegnato il Prix più ambito, il Prix La Saint-Ours 2024, Cristian Gallego Selles, Prix Domenico Orsi, assegnato allo scultore che ha rappresentato il concetto di dono, conosciamo Davide Brusaferro, 17 anni, Prix Amédée Berthod, assegnato all’espositore più promettente con meno di 25 anni.
Davide Brusaferro, 17 anni il 5 febbraio scorso, ha vinto il Prix Amédée Berthod, assegnato al più promettente espositore con meno di 25 anni al 31 dicembre precedente la Fiera, per la passione che mette nel suo lavoro, frutto di approfondita ricerca.
Si racconta nel suo spazio di lavoro, attorniato da un ordinata esposizione di strumenti e materiali legati al mondo della lana, suo primo interesse, dal quale potrebbe nascere il suo futuro lavorativo.
Manualità sin da piccolissimo
Davide, da dove parte questa propensione?
«Ho sempre avuto propensione alla manualità, al costruire ingegnandomi già da
piccolino nel vedere, ad esempio, mamma e nonna lavorare ai ferri.
Nel 2019 mi sono interessato a erbe e piante, l’anno dopo ai minerali e nel 2021 ho frequentato il corso di tintura naturale a Maison des Anciens Remedès di Jovençan tenuto da Ilaria Brunet e con effetto a catena è cresciuto il mio interesse fino all’acquisto di un filarello che mi ha introdotto al processo di filatura e alle altre fasi di lavorazione.
Con il primo telaio comprato in Piemonte, dove ho appreso i rudimenti del tessere, ho iniziato a sperimentare realizzando piccoli lavori: centritavola o sciarpe» – dice, indicando la bella sciarpa tessuta in lana d’alpaca di cui ha curato anche l’ecoprinting.
Davide, studente dell’Institut Agricole Régional
Davide, al terzo anno del tecnico all’Institut Agricole di Aosta, dove si studiano anche piante e agronomia e dove ha seguito anche i corsi di lavorazione del cuoio con Bruno Gerbore e di vannerie con Silvy Ferracin e Manuel Giovinazzo, ha talento e genio accompagnato da un raro entusiasmo.
La Millenaria Fiera di Sant’Orso
Gli inizi alla Fiera di Sant’Orso?
«In Fiera espongono mio zio Demis e, dal 1982 prima sculture poi sempre giocattoli, suo papà Natalino Massoni che è mio nonno, con il quale dal 2023 in via Sant’Anselmo condivido il banco, allargato, quest’anno, per tutti i nostri manufatti».
L’ispirazione delle dentellières di Cogne
Tra questi manufatti anche le dentelles di Cogne…
«Nel 2023 con della canapa pettinata che ho filato, ho tessuto piccoli riquadri sui quali ho anche applicato dei pizzi, che già provai a fare con fuselli trovati in un mercatino quando ero in vacanza in Alto Adige, prima su un cuscino in albergo, poi a casa imbottendo un mattarello.
La mia madrina, inoltre, abita a Cogne e ha in famiglia due dentellières.
Una di queste mi ha ispirato, nel vederla all’opera e ascoltandola.
Fare i pizzi per me è un altro uso dei filati e mi riesce naturale tradurli in disegno, assente per quelli di Cogne, tramandati solo a memoria.
Nonno, quindi, mi ha costruito il tombolo sul quale ho intagliato un rosone e le sue e mie iniziali, completato con il cerchio in salice datomi da un signore di Jovençan e con 60 fuselli ricevuti al compleanno, torniti dal maestro artigiano Bruno Franco».
Dalla capacità di tradurre in disegno pizzi o decori è nata una nuova sfida…
«Ho costruito un apposito telaio per tessere decori presenti su alcune stele dell’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, dopo aver conosciuto l’archeologo Gianfranco Zidda, fermatosi da me in Fiera e con il quale mi sono poi confrontato al riguardo.
Spero di portarli alla prossima Millenaria».
Lane preferite?
«Non ne ho di preferite, ma trovo interessante la lana d’alpaca che si differenzia da quella di pecora nei colori (ha classificate 22 cromie e 44 nuances, la pecora molte meno), nella lunghezza delle fibre che, cave, la rendono più calda e nell’assenza della lanolina, possibile fonte di irritazioni o allergie.
Poi, certo, tutto è legato alla qualità della lavorazione».
Una passione per i filati e per i tessuti esposta in fiere anche fuori Valle d’Aosta…
«Mi piace girar per mercatini anche francesi e andare a fiere sulla lana, occasioni di incontro con espositori e professionisti del settore. Grazie a questo, e dopo che nel 2022 a Filo lungo filo a Collegno, ne ho conosciuto alcuni che partecipano anche a Mo’delaine, il Festival della lana di Valgrisenche, l’anno scorso ho esposto anche a Spïnne Spïnne di Riva Valdobbia e a Mo’delaine, invitato al banco di un’espositrice che mi ha dato della lana grezza con cui ho voluto sperimentare, per la prima volta, tutto il ciclo di lavorazione.
Ad Arpy, inoltre, ho partecipato con un laboratorio sulla lana, organizzato nell’ambito del progetto Terapia dell’avventura dell’associazione genovese Camici & Pigiami, in collaborazione con gli Alpini valdostani, che da qualche anno porta in montagna giovani con particolari difficoltà».
Possiamo dire che talento e (in)genium siano stati ereditati?
«Forse sì. L’ingegno da nonno Natalino, l’interesse per la pittura e il cercar la precisione da nonno Giorgio che era orafo, ma dipingeva.
Per tessuti, maglia e uncinetto dalle donne di casa».
Non solo lane e tessuti
Altri interessi?
«Leggo molto sul mondo della lana e della botanica, ma mi piace anche il disegno e l’acquerello e passeggiare in montagna dove in inverno scio o ciaspolo, anche con mio papà Antonio, mia mamma Sonia e mio fratello Luca».
Info e contatti sulla sua pagina IG, fleurs_laines_montagnes.
(nadia camposaragna)