Agro-alimentare: mancanza di casari, il tempo libero è il nocciolo del problema
Agro-alimentare: mancanza di casari, il tempo libero è il nocciolo del problema. Lo ha evidenziato il vicecapogruppo della Lega Erik Lavy che suggerisce di seguire la linea francese e di prendere contatti con le scuole specializzate d’Oltralpe.
I problemi
«Quello del casaro è un lavoro fuori dal tempo. La carenza di casari si fa sempre più grave e in estate, stagione degli alpeggi, si fa sentire ancora di più. A oggi per lavori considerati, a torto o a ragione, di serie B è necessario conoscere le esigenze di chi il lavoro lo fa e di chi lo dà. Il tempo libero diventa un nodo.
La Fontina si fa con una sola mungitura, mentre in Francia ormai la produzione di formaggi come l’Abondance si fa con più mungiture. Questo permetterebbe di ridurre l’impiego di casari senza però ad andare a inficiare la qualità. Si solleverebbe anche l’utilizzo di refrigeratori. Ci vuole uno studio dell’Institut agricole» ha argomentato il consigliere in aula e torna a suggerire di apporre il nome del produttore sulle forme di Fontina. «Apprendisti casari francesi – ha concluso – potrebbero lavorare, pagati, nei nostri alpeggi».
La risposta
L’assessore all’Agricoltura Marco Carrel ha risposto: «Nel comparto Fontina in inverno sono coivolti 68 trasformatori. La difficoltà di reperire la manodopera è un problema ben noto. Attualmente per fare il casaro basta l’espletamento di un corso di 8 ore. Nel 2023 il Consorzio Dop Fontina e lo Iar hanno effettuato prove sperimentali con l’impiego di latte refrigerato ma di una sola mungitura».
(da.ch.)