Artigiani in Valle d’Aosta, Cristian Gallego Selles: «mi metto alla prova e cerco la leggerezza»
Alla Fiera di sant'Orso 2024, l'artigiano di Fénis ha vinto il Prix Domenico Orsi per la scultura in noce 'Amore senza tempo'
Artigiani in Valle d’Aosta, Cristian Gallego Selles: «mi metto alla prova e cerco la leggerezza».
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso.
Nadia Camposaragna cura il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino; Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel; Michael Munari, Prix Enfanthéâtre; Luigi Marquis, Prix Berton; Ornella Crétaz, doppio premio a La Saint-Ours 2024: Prix Savt-Foire de Saint-Ours assegnato dal Savt all’opera o allo stand più originale o innovativo nel settore dell’artigianato tradizionale e che illustri meglio il mondo del lavoro e Prix Fidapa assegnato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari all’espositrice che ha realizzato l’opera più creativa e artistica, Angelo Giuseppe Bettoni, ‘Pino’ per tutti, Prix Noces d’or avec la Foire; Sebastiano Yon al quale è stato assegnato il Prix più ambito, il Prix La Saint-Ours 2024, conosciamo Cristian Gallego Selles, Prix Domenico Orsi, assegnato allo scultore che ha rappresentato il concetto di dono.
Il Prix Domenico Orsi, tributo al dono
Cristian Gallego Selles ha vinto il Prix Domenico Orsi per la scultura in noce Amore senza tempo, in cui ha rappresentato l’amore senza età che sopravvive al trascorrere inesorabile del tempo, dono di due persone nel dedicarsi reciprocamente uno all’altra.
Il dono dell’amore di una vita insieme
Cristian, ci teneva molto a questo “Prix Domenico Orsi” vinto nel gennaio scorso…
«Ci tenevo, ci speravo e sono davvero contento di averlo ricevuto. Un lavoro in cui ho cercato d’illustrare tutta la tenerezza di una coppia di anziani per evocare il dono dell’amore di una vita insieme, attorniati da particolari che ne acuiscono il significato: le fasi di vita di una rosa e un cuore vicino a un orologio liquefatto che richiama quelli surreali dell’artista catalano Salvador Dalì».
Un po’ di Valle e un po’ di Catalogna
Un po’ di Catalogna nella scultura e un po’ di Catalogna anche in lei…
«Sì. Mio papà Antonio era originario di Sóller (Maiorca) e si era trasferito in Valle d’Aosta dopo aver conosciuto mia mamma Silvana, nata a Saint-Marcel, che era in Svizzera a lavorare come lui».
Nato ad Aosta, Cristian Gallego Selles vive a Fénis dove in una piccola stanza ha ricavato il suo laboratorio.
Dopo l’alberghiero, allora ancora a Porossan, Cristian ha fatto il cameriere per qualche anno, la naia da paracadutista nella Folgore a Pisa e Livorno e poi l’autista di autobus per una ventina d’anni prima di arrivare nel 2009 all’attuale occupazione come autista soccorritore al 118.
Sposato con Nora, ha una figlia, Lisa.
Tutte e due lo aiutano sempre per la Fiera di Sant’Orso. «Lisa si alza presto e fin da quando era piccolina viene al banco allestendolo con me e dandomi anche consigli sui soggetti da scolpire.
Nora, invece, brava a tradurre in parole ciò che scolpisco, scrive testi da accompagnare alle opere che presento anche ai Prix».
L’interesse per la scultura nato un po’ per caso
Ma l’interesse per la scultura quando è nato?
«Premesso che mio papà negli anni ‘80 aveva provato a dilettarsi con la scultura nei corsi di Franco Crestani a Saint-Marcel, il mio interesse è nato un po’ per caso dal 1995 frequentando anch’io lo stesso corso e iniziando a esporre alla Fiera di Sant’Orso.
Nel 2006/2007 sono stato a Bottega scuola da Dario Berlier, imparando a rifinire le opere, anche se prediligo lasciare spesso parti dove si vedono i segni degli scalpelli, molti dei quali sono ancora quelli che usava mio papà».
Cristian Gallego Selles ha ricevuto nel tempo vari premi, tra cui il Prix Pierre Vietti nel 2014 con un bassorilievo raffigurante una scena di vita rurale e le menzioni al Prix Domenico Orsi: nel 2018 con un’opera intima e personale dedicata alla sorella e nel 2023 con Cartolina di memoria in cui ha raffigurato un ricordo orale di sua nonna di quando era bambina nel 1923.
Mettersi alla prova e cercare leggerezza
Che rapporto ha instaurato con la scultura?
«Guardando le sculture fatte in passato, penso che le attuali abbiano più leggerezza; un aspetto al quale ho sempre teso e ancor più voglio tendere.
Scolpire è mettermi sempre alla prova, cercando di migliorarmi sempre; individuando imperfezioni o piccoli errori, evidenziati dai cambi di luce del giorno magari proprio in Fiera, ai quali posso e cerco di rimediare.
Durante l’anno penso ai lavori che poi inizio a scolpire qualche mese prima della Fiera.
Per bassorilievi o tuttotondo preferisco scolpire il noce, invece il cirmolo e il tiglio per soggetti più piccoli, come i miei gnomi a tuttotondo o quelli che ho ideato da “mensola”, con la barba folta che sborda dal piano sul quale appoggiarli, colorati in acrilico in alcune parti».
Cos’è per lei più impegnativo e/o più facile da realizzare?
«Impegnativo è realizzare le varie profondità e trovare un equilibrio compositivo, mentre più facili sono i visi, ma quando riesco a partir bene – dice sorridendo -, iniziando sempre dal naso».
La Fiera di sant’Orso cresce in qualità
In cosa è cambiata la Fiera da quando ha iniziato ad esporvi nel 1995?
«Eccetto due volte a quella di Donnas, ho sempre e solo esposto alla Fiera di Sant’Orso di Aosta a fine gennaio, al banco n° 60 in via Sant’Anselmo.
Da espositore, soprattutto da una decina d’anni, la vedo migliorata qualitativamente, anche grazie all’investire nell’artigianato con corsi e botteghe scuole. Per me, comunque, la Fiera è da sempre incontro e condivisione, due giorni che dedico a me stesso, completamente».
Cosa le sarebbe piaciuto o vorrebbe scolpire in futuro?
«Più che le sculture mi ispirano le opere di pittori come Vincent van Gogh, anche raffigurato tra i miei gnomi da mensola, del quale ho interpretato vari dipinti in bassorilievi tra cui Seminatore al tramonto.
In futuro vorrei farne anche di altri pittori famosi che ho già in mente. Intanto sto pensando al soggetto per la prossima Millenaria da presentare di nuovo al Prix Domenico Orsi, perché il tema dei “dono” mi è particolarmente caro».
Famiglia, lavoro, scultura e…?
«Mi piace curare gli alberi da frutto che abbiamo per consumo personale e, quando è possibile, andare in vacanza con Nora e Lisa dai parenti catalani».
(nadia camposaragna)