Artigiani in Valle d’Aosta, Sebastiano Yon: «tra pietra e legno, in cerca dell’equilibrio»
Il maestro artigiano di Pont-Saint-Martin si è aggiudicato il premio La Saint-Ours 2024 per l'opera particolarmente interessante, appartenente a una delle categorie del settore tradizionale
Artigiani in Valle d’Aosta, Sebastiano Yon: «tra pietra e legno, in cerca dell’equilibrio»
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso.
Nadia Camposaragna curerà il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino; Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel; Michael Munari, Prix Enfanthéâtre; volta di Luigi Marquis, Prix Berton; Ornella Crétaz, doppio premio a La Saint-Ours 2024: Prix Savt-Foire de Saint-Ours assegnato dal Savt all’opera o allo stand più originale o innovativo nel settore dell’artigianato tradizionale e che illustri meglio il mondo del lavoro e Prix Fidapa assegnato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari all’espositrice che ha realizzato l’opera più creativa e artistica, Angelo Giuseppe Bettoni, ‘Pino’ per tutti, Prix Noces d’or avec la Foire, conosciamo Sebastiano Yon al quale è stato assegnato il Prix più ambito, il Prix La Saint-Ours 2024.
Prix La Saint-Ours 2024
Il Prix La Saint Ours è assegnato dall’assessorato allo Sviluppo economico, formazione e lavoro all’autore di un’opera particolarmente interessante appartenente a una delle categorie del settore tradizionale.
Il più ambito premio della Millenaria, il “Prix La Saint Ours”, assegnato dall’assessorato allo Sviluppo economico, formazione e lavoro «all’autore di un’opera particolarmente interessante, appartenente a una delle categorie del settore tradizionale», è stato vinto dal maestro artigiano Sebastiano Yon tra i dieci artigiani segnalati (Erick Bionaz, Giangiuseppe Barmasse, Giuseppe Crestani, Guido Diémoz, Alberto Fontana, Diego Jacquin, Mauro Petitjacques, Donato Savin e Siro Viérin) per il bassorilievo in legno e pietra, risultato un «insieme armonico e interessante esempio della tradizione artigianale valdostana e della sua evoluzione moderna».
Sebastiano, già nel 2020 era tra i dieci segnalati per questo premio che a gennaio scorso ha vinto…
«Vincerlo è stata un’emozione particolare e inaspettata che mi ha reso molto felice. Con quest’opera ho voluto rappresentare l’artigianato valdostano in versione più contemporanea.
È un pannello in tiglio e ciliegio, attraverso il quale si intravede un rosone, con un tondo in pietra ollare decentrato, sul quale ho scolpito simboli della tradizione valdostana tra cui un tatà, la grolla, il gallo.
Fino a poco tempo fa ero indirizzato più alla tradizione classica valdostana, mentre ora cerco di coniugarla a forme più moderne».
Nato a Borgofranco d’Ivrea, Sebastiano Yon si trasferisce a Donnas sposando Anna con la quale ha due figli.
Dal 2001 è scultore professionista, inizia a tenere corsi di scultura (pietra e legno) e nel 2009 diventa maestro artigiano.
Dal 2015 aderisce al progetto Bottega scuola che svolge nel suo laboratorio a Pont-Saint-Martin in via Caduti del Lavoro 3/A.
È, inoltre, membro dell’associazione ArtZapot.
Ma gli inizi?
«A Borgofranco d’Ivrea ero “fumista”: costruzione di caminetti, canne fumarie e rivestimenti soprattutto in pietra.
Un giorno durante dei lavori in un locale piemontese si era deciso di impreziosire una parete con pannelli scolpiti, sempre in pietra.
Da lì ho integrato il mestiere apprendendo le tecniche di lavorazione artigianale della pietra e anche del legno con vari corsi, a partire da quello dello scultore di pietra ollare Fabrizio Ferrari dal 1998 qui a Pont-Saint-Martin, uno stage privato per la modellazione con lo scultore Angelo Giuseppe Bettoni nel 2000 a Perloz e la Bottega scuola dello scultore maestro artigiano Dario Berlier dal 2005 a Gressan. Poi ho continuato da solo».
Nei suoi pannelli o quadri, i soggetti sono “rilievi” che nelle parti lignee colori delicatamente…
«Mi piace cimentarmi tra questi (rilievo schiacciato, bassorilievo e altorilievo), ma eseguo anche il tuttotondo.
Mi è piaciuto quasi subito abbinare il legno alla pietra sia in composizioni più classiche che in composizioni più moderne e in futuro vorrei trovare altre combinazioni compositive».
Un alternarsi di pietra e legno ospiti in opere dal delicato equilibrio compositivo. Quali caratteristiche preferisce di queste materie? «Scegliere di unirle mi permette di equilibrare ogni mio lavoro.
Del legno amo la sensazione di calore che emana, il suo profumo e la varietà cromatica tipica anche delle pietre.
Tra queste, della pietra ollare preferisco la duttilità, ma ce n’è sempre meno.
Così vado alla ricerca di altre pietre di montagna che comunque danno soddisfazione anche per le loro particolari textures».
Mostre personali e collettive, partecipazioni a simposi, oltre a numerosi riconoscimenti e premi alla Millenaria, alla Fiera di Donnas, alla Mostra-concorso, a Bard e anche in Francia.
Un percorso artistico ricco di soddisfazioni, ma una in particolare?
«Tra le altre, sicuramente quelle legate alle opere in pietra ollare commissionatemi dal Comune di Introd per i Pontefici, che a Les Combes hanno trascorso soggiorni estivi.
A Papa Giovanni Paolo II, che ho avuto anche il piacere di incontrare, è stata donato un bassorilievo raffigurante una Madonna e a Papa Benedetto XVI un calice liturgico».
Sarà al suo stand all’Atelier des Métiers, ad Aosta dal 1° al 4 agosto.
Dopo anni, cosa rappresenta per te la Fiera?
«La Fiera è un momento importante che nel tempo ha subito evoluzioni sia qualitative che quantitative.
È un grande test dove ricevere anche feedback utili a comprendere se il lavoro che stai facendo piace e cosa si può migliorare o modificare, soprattutto per ciò che riguarda l’innovazione e la sperimentazione».
Progetti? «Tante idee e diverse in corso d’opera, ma per ora non mi pronuncio».
Famiglia, mestiere e…? «Da più di vent’anni sono baritono e a volte anche controtenore, nello storico coro “La Rupe” di Quincinetto con cui partecipo a vari concerti anche all’estero e a concorsi canori, mi piace praticare vari sport legati alla montagna e amo la fotografia».
(nadia camposaragna)