Artigiani in Valle d’Aosta, Ornella Crétaz: «per me, la scultura è vita»
A La Saint-Ours 2024, doppio riconoscimento per la scultrice di Pont-Saint-Martin: Prix Savt Foire de Saint-Ours e Prix Fidapa
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso. Nadia Camposaragna curerà il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria. Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino; Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel; Michael Munari, Prix Enfanthéâtre; volta di Luigi Marquis, Prix Berton, conosciamo Ornella Crétaz, doppio premio a La Saint-Ours 2024: Prix Savt-Foire de Saint-Ours assegnato dal Savt all’opera o allo stand più originale o innovativo nel settore dell’artigianato tradizionale e che illustri meglio il mondo del lavoro e Prix Fidapa assegnato dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari all’espositrice che ha realizzato l’opera più creativa e artistica.
Unica donna scultrice tra i maestri artigiani valdostani
Ornella Crétaz, unica donna scultrice tra i maestri artigiani valdostani, ha ricevuto il Prix Savt-Foire de Saint-Ours e il Prix Fidapa per l’opera E ora basta! di cui parla, raccontandosi, accanto a un delicato bassorilievo in corso d’opera nel suo laboratorio in via Baraing, 1, a Pont-Saint-Martin dove vive, crea e insegna.
Ornella, due bei riconoscimenti…
«Sono sbalordita e incredula. È la prima volta che ricevo due premi insieme.
Riconoscimenti all’opera e ai sacrifici propri del mestiere, ma anche all’essere donna e, come tale, emergere è una soddisfazione che non ha prezzo».
Il bassorilievo intagliato è in tiglio.
Lavorato con dovizia di particolari, dove farfalle e scoiattoli richiamano una fragilità che è anche forza e libertà…
«L’ho ideato per dare un contributo artistico al combattere la violenza subita dalle donne, alle loro ali tarpate in vario modo e in tutti i campi, violate e vessate troppo spesso, ma anche all’affrontare, ancora una volta, ciò che ho vissuto da adolescente sulla mia pelle e che ho cercato di superare lavorando su me stessa e attraverso la scultura».
«Ho assecondato la mia creatività»
Nata ad Aosta da mamma Armida e dal compianto papà Alberto è cresciuta a Pont-Saint-Martin.
È stata sposa ed è madre di Alex, Stefano e Fabio.
«La svolta alla mia vita arriva a quarant’anni quando decido di assecondare la mia creatività.
Conoscevo poco la Fiera di Sant’Orso, ma visto che mi piaceva il disegno, mi consigliarono il corso di intaglio di Donnas.
Così dal 1999 divento allieva dello scultore maestro artigiano Giuseppe Binel prima nei suoi corsi e poi nella sua Bottega scuola, apprendendo le tecniche dell’intaglio e della scultura.
Dal 2000 le Fiere di Sant’Orso di Donnas e Aosta
Nel 2000 inizio a esporre alle Fiere di Donnas e di Aosta e da lì non mi sono più fermata».
Per la scultrice, autrice anche di due manuali di intaglio decorativo a punta di coltello, arriva così una lunga serie di premi, a partire dal 1° premio alla Fiera di Antey-Saint-André nel 2000.
Inizia, quindi, ad insegnare intaglio e scultura da professionista e nel 2008 diventa Maestra artigiana.
«Con la Bottega scuola ho realizzato un sogno»
«Insegnare è
sempre stato un mio desiderio e con la Bottega scuola ho realizzato un sogno.
Trasmettere l’esperienza acquisita è una soddisfazione ma, odiando gli obblighi, cerco di capire la predisposizione di ogni allievo che, lo lascio libero di scegliere il soggetto da scolpire, cosicché le lezioni non diventino ripetitive e, quindi, deprimenti».
Come spiegheresti la tua scultura?
«Per me la scultura e lo stare in laboratorio da sola o con gli allievi, è vita, non solo dal punto di vista professionale, anche del sentimento.
Ricerco l’iperrealismo per rendere ogni lavoro il più vivo possibile e, da donna, ho trovato un escamotage nella modellazione scultorea che richiama anche le Dentelles di Cogne, i pizzi per i quali mi sono documentata grazie all’amica dentellière Anna Rosset, dove l’atout dell’insieme è dato dalla presenza dell’intaglio.
Scelgo soggetti ad estro e a seconda del momento che vivo.
Prediligo alto e bassorilievo e tra le essenze lignee il noce, quello evaporato per me è il migliore perché tra alburno e durame non c’è troppo stacco cromatico e il tiglio che, più morbido, è ideale per scolpire ad esempio i visi dei bimbi.
Ancora dopo anni, trovo che i visi e le mani siano le parti anatomiche più impegnative e uso i colori acrilici solo per acuire dei particolari».
Cosa rappresenta il mondo dell’artigianato tipico valdostano?
«Creatività, fantasia, libertà d’espressione e manifestazioni come la Fiera di Sant’Orso sono importanti per la salvaguardia della tradizione del nostro artigianato tipico, da tramandare.
Purtroppo l’aspetto più tradizionale va un po’ scemando perché ormai siamo rimasti in pochi ad insegnare le tecniche d’antan e come dico sempre, ci stiamo pian piano estinguendo, come i dinosauri».
Prossime esposizioni?
«All’Atelier des Métiers in piazza Chanoux ad Aosta dal 1° al 4 agosto e alle Fiere di Sant’Orso di Donnas e Aosta a gennaio 2025.
Tutti i miei allievi il prossimo agosto, però, esporranno alla Fiera di Antey-Saint-André».
Hai un ricordo speciale tra altri?
«Quello legato al carnevale storico di Pont del 2002 quando ho impersonato La Ninfa del Lys.
Unico e indimenticabile e alla Ninfa è dedicata un’opera presente nei giardini pubblici locali che ho scolpito insieme a Binel nel 2019».
Passatempi tra una sgorbia e l’altra?
«Amo leggere e amo il mare… dove vorrei vivere, ma è solo un sogno».
(Nadia Camposaragna)