Legambiente sulla strada al Col Ranzola: «ennesima inutile opera di devastazione della montagna»
L'associazione ambientalista interviene sul progetto di realizzazione di una strada poderale che, attraverso il Col Ranzola, collega gli alpeggi di Estoul e l'arrivo della seggiovia Weissmatten
«Come si fa a “riqualificare” una strada se quella strada non c’è?» si chiede Legambiente Valle d’Aosta a proposito del progetto di collegamento tra Estoul e Brusson attraverso il Col Ranzola, finanziato dal Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (Fosmit).
«Eppure nella delibera che investe circa tre milioni di euro di soldi pubblici per creare un collegamento intervallivo tra la Valle di Gressoney e quella di Ayas – presumibilmente con enormi muri di sostegno per i tornanti necessari a superare la pendenza – è proprio scritto così: “riqualificazione” della strada del Col Ranzola. Non è un modo onesto di usare le parole!» accusa l’associazione ambientalista.
Il progetto di collegamento al Col Ranzola
Nella descrizione dell’intervento (delibera di giunta regionale n° 1.438 /2023) si specifica che «i comuni Gressoney-Saint-Jean e Brusson intendono realizzare una pista poderale attraverso il Col Ranzola, con finalità di carattere agricolo, turistico e di protezione civile, che colleghi la zona di arrivo della seggiovia Weissmatten e del bacino idrico per l’innevamento programmato (2.043 m slm) nel Comune di Gressoney-Saint-Jean, con la strada poderale esistente che giunge sino all’Alpeggio Fenêtre (2.080 m slm) nel Comune di Brusson».
«L’intervento – prosegue la scheda – prevede pertanto attività di scavi e riporti sui versanti interessati, che in alcuni settori, a causa dell’elevata acclività necessiteranno di opere di sostegno, che saranno definite in fase di progettazione».
Costo complessivo dell’intervento 4 milioni 719 mila euro, di cui 2 milioni 929 mila 295 finanziati dal Fosmit e i restanti 1 milione 789 mila 704 per i quali «al momento non è prevista copertura con risorse regionali».
Le «forti perplessità» di Legambiente
«Ormai non c’è scempio che non sia garantito “sostenibile”» dice Legambiente a proposito del collegamento «su crinali geologicamente fragili, è stata proposta dalle due amministrazioni locali interessate e consisterebbe nella realizzazione di un tracciato in gran parte nuovo, lungo circa 6 km, volto a collegare le due poderali già esistenti: quella che da Estoul raggiunge gli alpeggi sotto al colle e quella a servizio della località Weissmatten sul versante gressonaro».
L’associazione, che segue la vicenda fin dalle prime battute, nei giorni prossimi acquisirà lo studio di fattibilità della nuova strada, «che non è stato reso pubblico e che potrà essere ritirato solo direttamente in loco, a Gressoney. L’accesso agli atti in formato digitale non è previsto».
«In attesa di poter sviluppare osservazioni puntuali sulla proposta di tracciato, che sappiamo con certezza toccherà aree naturali di pregio, con riconosciuta valenza storica e archeologica, segnaliamo che la somma di denaro pubblico stanziato, in un periodo di contrazione continua di servizi essenziali, e le motivazioni a sostegno di questa scelta sollevano forti perplessità» continua Legambiente.
«Non comprendiamo come un tracciato poderale che attraversa zone fortemente acclivi e instabili possa fungere da via di fuga in caso di calamità naturali. È anche difficile ravvisare la tanto sottolineata valenza ciclabile di questo collegamento. La zona a monte di Estoul è percorsa da numerose strade poderali utilizzabili anche dalle bici. Una di esse, per esempio, raggiunge la conca dei laghi di Palasinaz, e una sua diramazione il più vicino lago Litteran. L’amministrazione ipotizza anche un collegamento ulteriore al col de Joux che, a sua volta, è nodo centrale di una serie di itinerari escursionistici e cicloescursionistici già esistenti e frequentati da tempo dai turisti».
«Non ci pare che l’offerta sia carente. E non ci pare che questo ennesimo itinerario per mountain bike – tre milioni di euro del Fosmit (cospicuo fondo statale per lo sviluppo delle montagne italiane) – sia un buon investimento».
«Da tempo Legambiente, anche a livello nazionale – ha dichiarato il presidente del circolo valdostano Denis Buttol – sottolinea che un reale contrasto allo spopolamento montano debba fondarsi, innanzitutto, sul ripristino dei servizi (medici, market, uffici, connessioni veloci internet, trasporti) sempre più carenti».
«In questo modo dovrebbero essere investiti i fondi pubblici, non per realizzare l’ennesima, inutile, opera di devastazione del territorio» conclude l’associazione.
(re.aostanews.it)