Alessandra e Luca: in fuga dalla città per vivere a Mandrou, 10 abitanti
La storia di Alessandra Zulian e Luca Toja, che hanno lasciato lo stress e le comodità della città per vivere e reinventarsi in un villaggio della Val d'Ayas
In fuga dalla città con condomini di oltre 100 persone, ascoltando il richiamo della montagna per trasferirsi a Mandrou, ad Ayas.
«Rimpianti? Nessuno».
Sorriso sul volto e nella voce, Alessandra Zulian, 28 anni, e Luca Toja, 32, originari di due paesi del varesotto, raccontano la loro scelta di vita, maturata tre anni fa, in fuga dai ritmi frenetici della città per trasferirsi a Mandrou, villaggio di Ayas che conta appena 10 abitanti.
«Non siamo eroi, non viviamo, come molti possono pensare, in un paese sperduto dell’alta montagna, tipo il nonno di Heidi. Lavoriamo a Mandrou facendo di tutto, coltiviamo le nostre amicizie, abbiamo tanti progetti e non ci manca nulla. Anzi a volte rabbrividisco a pensare a certe abitudini che avevamo in città».
Alessandra ha in tasca una laurea in Scienze dell’ambiente, Luca è cuoco.
«Ho viaggiato tanto all’estero per il lavoro che faccio. Sono stato a Praga e 7 anni in Svizzera, una gabbia dorata dove guadagnavo anche molto bene» spiega lui.
I due giovani lavorano all’agriturismo La Tchavana a Mandrou, dove si impegnano «in tutto quello che c’è da fare qui. Possiamo dire che co-gestiamo la struttura insieme alla proprietaria Romina Bagnod. Per esempio spalo la neve – racconta Toja-, e poi magari faccio un colloquio a dei nuovi collaboratori. Non c’è una mansione in particolare che svolgiamo, facciamo di tutto, ed è anche quello il bello».
La fuga dalla città
«Se penso ai 120 km di coda in auto che facevo quando ero in città per andare a lavoro, oppure quando capitava di restare a casa e per non sentirmi nella condizione di aver sprecato del tempo, prendevo l’auto e mi dirigevo in un centro commerciale, adesso rabbrividisco» dice Toja che viveva in un condominio di quasi 100 persone.
«Qui è tutta un’altra cosa, lavoriamo dalle 7 alle 17 e non mi vergogno di dire che spesso capita che alle 21 siamo già a letto a dormire. Una cosa questa che in città ci si vergogna anche solo di pensare e invece ora per noi è fantastico. Poi non diciamo che qui non c’è stress o che proprio non pensiamo più ad alcune comodità cittadine, ma è talmente forte l’amore per questo posto che si supera immediatamente e lo stress va a periodi, si gestisce».
E fa un esempio «È successo che avessimo voglia di cucina indiana. In città di ristoranti di questo tipo ne trovi tanti, qui no, ma sono cuoco, prendo le cose che mi servono e le cucino, e ho risolto! Mi viene voglia di fare una torta, prendo le uova, burro, latte di nostra produzione e la faccio. Fantastico! Il futuro è proprio questo vivere e mangiare bene» aggiunge.
Alessandra e Luca non si privano di nulla «capita magari una volta al mese di fare un aperitivo con gli amici qui a casa da noi. È stupendo perché te lo godi interamente. Cosa decisamente diversa rispetto alla città dove si vive in maniera frenetica . Qui abbiamo ritmi decisamente diversi con una qualità del modo di vivere decisamente migliore per noi».
Il richiamo della montagna
L’amore per la montagna e il contatto con la natura una conditio sine qua non.
«Alessandra e io camminiamo tanto da sempre . Ci siamo conosciuti così, 7 anni fa, camminando in gruppo in montagna e ritrovandoci noi due soli su un cucuzzolo».
La Val d’Ayas era un posto familiare per la giovane.
«Fin da bambina ho frequentato questi posti, la montagna, da quando avevo tre anni, e poi Ayas. Me ne sono innamorata dal primo momento. La mia “tesina” alla fine del Liceo era incentrata su Walter Bonatti!».
Nessun rimpianto nemmeno per una laurea tenuta in tasca?
«Nessuno. Anche perché devo ammettere che ho scelto quella facoltà perché tra le materie c’era la storia della montagna. Questo in particolare mi ha condizionato nella scelta. Sono tre anni che vivo qui ormai e ogni giorno quando da casa ci rechiamo a lavoro (30 minuti di cammino) fotografo il Monte Rosa».
«E mentre cammini sui sentieri capita che ti tagli la “strada” un capriolo. Il top!» incalza il compagno.
«Ci piacerebbe che la nostra storia invogliasse altri a fare questo tipo di scelta di vita anche per ripopolare la montagna – conclude la coppia – . Poi qui il lavoro non manca, anzi, si può fare un po’ di tutto. Il futuro per noi è qui, è questo che ci siamo scelti, magari un giorno in una casa più grande con un prato-giardino tutto nostro».
(sonia marchese)