Artigiani in Valle d’Aosta, Luigi Marquis: «la mia vita piena e la scultura che mi diverte»
Conosciamo Luigi Marquis, classe 1932, Prix Berton alla Fiera di Sant'Orso 2024
Artigiani in Valle d’Aosta, Luigi Marquis: «la mia vita piena e la scultura che mi diverte».
Gazzetta Matin ha iniziato un viaggio per conoscere da vicino gli artigiani premiati in occasione della 1024ª Fiera di Sant’Orso.
Nadia Camposaragna cura il tour nei laboratori degli artigiani che si sono distinti in questa edizione della Millenaria.
Dopo aver conosciuto Marcel Diemoz, Prix Don Garino e Aldo Bollon, Prix Jans con il corso di vannerie di Saint-Marcel, Michael Munari, Prix Enfantéâtre 2024 è la volta di Luigi Marquis, Prix Robert Berton, assegnato dall’Assessorato regionale allo Sviluppo, formazione e lavoro all’espositore più anziano.
Prix Robert Berton per la seconda volta
Per la seconda volta Luigi Marquis, sul palco de La Saint Ours il 31 gennaio scorso, ha ricevuto il Prix Robert Berton, per l’espositore con più primavere sulle spalle.
«Sono nato il 26 settembre 1932 a Chesallet, allora nel Comune di Aosta, in una casa delle vigne» come ricorda in un piacevole pomeriggio a casa sua a Chaillod (Saint-Nicolas) accanto a Irma, compagna di vita da oltre 55 anni.
Luigi, lo scorso gennaio avevi fatto la promessa di riordinare, dopo la Fiera, il tuo atelier colmo di manufatti…
«L’ho mantenuta – sorride guardando Irma -, dopo scendiamo e vedrai».
Che emozione è stata esser di nuovo premiato?
«Mi ha fatto piacere, ma ho pensato “di nuovo il più anziano”, se va avanti così prenderò l’abitudine.
Comunque la Fiera è una grande bella cosa e poi incontro e vengono a trovarmi gli amici anche quelli svizzeri che ho da tempo».
Quarto di nove figli, i ricordi di infanzia e gioventù
Simpatico e pieno di quell’energia data da voglia di fare, abitudine a tener duro e da un’esistenza intensa fin dall’infanzia.
«Ero il quarto di nove figli, 5 maschi e 4 femmine.
Siamo rimasti in 5, tra cui mio fratello Egidio che è campione valdostano master 80 di corsa campestre.
Da bambini ci si divertiva con la slitta sulla neve, ma si doveva anche aiutare la famiglia.
Mio papà, che lavorava alla Cogne ed è sempre andato al lavoro in bicicletta tutti i giorni dell’anno, aveva un cavallo e un carro con cui, in inverno si scaricava in Dora Baltea, a Pont-Suaz, la neve tolta per liberare le strade, ma si distribuiva pure il carbone, 10 quintali a famiglia che la Cogne vendeva ai dipendenti a minor prezzo.
Molti colleghi chiedevano a mio papà di portarglielo perché privi di mezzi di trasporto, così guadagnavo qualche soldo, ma dovevo dar tutto a casa».
Da Saint-Marcel al Villaret; da Chesallet a Chaillod
Dalla casa natia, Luigi bambino, con la famiglia, si trasferì prima a Saint-Marcel, poi a Villaret di Derby a La Salle prima di tornare a Chesallet e, quindi, a Chaillod dove vive e “traffica”.
Moltissimi i ricordi che riaffiorano, alcuni accompagnati da sorrisi.
‘Cit’ in alpeggio a soli 8 anni
«Dagli 8 agli 11 anni son stato “cit” all’alpeggio Belle Combe in Val Ferret come aiutante del “devàn berdjé”, il primo pastore.
Un giorno scivolai sull’asse posata per attraversare il torrente e rovesciai il latte che trasportavo nei bidoni.
Ero così spaventato al pensiero di dirlo al pastore che piansi a dirotto, ma con mia sorpresa disse solo “stai attento la prossima volta”.
A noi cit davano da mangiare latte, seras e polenta.
Non ci pagavano, ma a fine stagione ci regalavano un pezzo di burro da portare a casa».
La guerra e i fischi dei proiettili
Altri ricordi più crudi sono legati soprattutto al periodo della guerra: «a quel tempo abitavamo a Villaret di Derby e quando ero a pascolar le pecore su per Vedun, sentivo fischiare i proiettili durante le guerriglie tra partigiani e fascisti e tedeschi.
Ricordo anche il giorno in cui entrò in casa un giovane tedesco affamato e mia mamma gli diede un pezzo di pane e delle uova, tra quel poco che avevamo. Un grande spavento, ma per fortuna non successe altro».
Taxista a Courmayeur ma anche muratore
Quali lavori hai svolto nella vita…
«A 25 anni son stato taxista; da Courmayeur, in estate, portavo i turisti in giro per la Valle.
Poi ho fatto il muratore e un giorno del 1968, ad Aosta, i miei occhi hanno incontrato quelli di Irma.
Per lavoro ci siamo trasferiti in Svizzera fino al 1978, prima a Villeneuve e poi a Martigny.
Ero nel campo edile, portavo in pullman gli operai fino a Losanna o svolgevo altre mansioni. Dopo esser tornati n Valle, dal 1980 e per 10 inverni, abbiamo deciso di lavorare di nuovo in Svizzera a Verbier, io gattista e Irma sempre in sala, nei ristoranti.
Da allora, in Svizzera, sono rimasti la figlia Evelina e i nipoti».
La passione per il legno da autodidatta
La passione per il legno è arrivata con la pensione…
«…Da autodidatta e con divertimento. Ho iniziato ad esporre dal 1998 alla Fiera di Sant’Orso di Donnas e Aosta, poi alla Pâquerette a Courmayeur dove esporrò anche quest’anno, lunedì 1° aprile.
Scolpisco tatà, galli, maschere, scale, bastoni da passeggio o quello che mi suggerisce la fantasia, ma anche i rascard in miniatura, da usare anche come cassette per la posta; mi ricordano quelli di Gressoney-Saint-Jean, dove da giovane andavo a tagliare il fieno con altri di Chesallet».
Una vita piena e una lezione di vita
Un pomeriggio volato tra ricordi, fotografie, i manufatti di Luigi dal fascino primordiale e il profumo di trucioli.
Orgoglioso di questa vita così piena?
«Sì. Per tante cose e per tutto il lavoro che ha permesso a Irma e me di costruirci casa, senza chiedere nulla a nessuno, con l’orto al quale, in estate, mi dedico nelle pause dal trafficare in laboratorio, ma anche per aver sempre pensato che vale vivere la vita onestamente, avere rispetto e farsi rispettare».
(nadia camposaragna)