Crisi climatica, il nuovo dossier Nevediversa: «oltre 200 gli impianti ormai dismessi»
Per la Valle d'Aosta il dossier di Legambiente segnala quelli di Challand-Saint-Anselme, Ozein, La Magdeleine e 4 funivie e 1 skilift a Breuil Cervinia
La crisi climatica vista dalle piste da sci: Legambiente pubblica il nuovo dossier Nevediversa lanciando l’allarme per il crescente numero di impianti dismessi, chiusi o aperti a singhiozzo.
In un dossier di oltre 205 pagine Nevediversa, ossia «Il turismo della neve nelle montagne senza neve», indaga lo stato di salute della neve per lo sci in tutta Italia.
L’indagine di Nevediversa
In Italia aumentano gli impianti temporaneamente chiusi e aperti a singhiozzo censiti da Legambiente .
Oltre 200 quelli dismessi, 158 i bacini di accumulo idrico realizzati per l’innevamento artificiale.
Il dossier si apre con l’analisi di Luca Mercalli e Daniele Cat Berro della Società meteorologica italiana, sul manto nevoso mai così effimero in almeno sei secoli sulle Alpi.
Il nuovo report di Legambiente Nevediversa parla di 177 impianti temporaneamente chiusi nella Penisola (+39 unità rispetto al report precedente), di cui 92 sull’arco alpino e 85 sull’Appennino.
Salgono a 93 gli impianti aperti a singhiozzo (+9 rispetto al report precedente); 260 (erano 249 nel report precedente) le strutture dismesse; 241 (+33) gli impianti sottoposti al cosiddetto “accanimento terapeutico”, che sopravvivono solo con forti iniezioni di denaro pubblico.
Dati allarmanti a cui va aggiunta la crescita dei bacini idrici per l’innevamento artificiale: 158 quelli censiti (+16 rispetto al report 2023).
La situazione in Valle d’Aosta
Tra i 260 impianti dismessi, per la Valle d’Aosta il report di Legambiente segnala lo skilift di Challand-Saint-Anselme (730 m), quello di Ozein (1.400 m), la funivia e il tunnel di cemento di Cima del Furggen (2.400/3.600 m), lo skilift di La Magdeleine (1.660 m), 4 funivie e uno skilift a Breuil Cervinia (2.900 m) dove si prendono in esame i relitti delle stazioni dell funivie Plan Maison – Furggen e Cime Bianche Rosse – Plateau Rosà e di Cime Bianche Verdi.
Tra gli impianti smantellati e riutilizzati sono recensiti la seggiovia Orsia-Bedemie e quella di Tihe-Payel di Valsavarenche sulla quale si segnala «una buona bonifica dell’area».
Per la Valle d’Aosta si segnala un solo caso di accanimento terapeutico, quello della seggiovia e dello skilift del Col di Joux, a Saint-Vincent, dove l’attuale amministrazione ha stanziato 655 mila per la revisione degli impianti dopo due anni di stop.
Tra gli edifici fatiscenti il report segnala l’Hôel Busca Thedy di Gressoney-La-Trinité, il Gran Baita di Cervinia, il Bellevue di Champoluc, il Miravalle di Lignod, ad Ayas e l’ex Hôtel Fior di Roccia a Pont di Valsavarenche.
La Valle d’Aosta detiene poi il record di metri quadri stimati di bacini artificiali per regione, con 13 bacini e un totale di 857.585 metri quadri, seguito dal Trentino Alto Adige che di bacini ne ha 60 per un totale di 534.357 metri quadri.
Il report segnali i bacini dell’Alpe Forca ad Ayas, Sommetta al confine tra Ayas e Valtournenche, Champorcher, Gressomey-Saint-Jean, Gressoney-La-Trinité, Piccolo San Bernardo a La Thuile, a Pila (Gressan) l’ex Lago Leissé e La Nouva, Torgnon, Tramouail e Lago Goillet di Breuil Cervinia.
Nel capitolo sui finanziamenti Nevediversa si sofferma sui 2 milioni di euro che l’amministrazione regionale ha stanziato per il sostegno e il rilancio delle piccole stazioni evidenziando come si sia «persa l’occasione di agire con lungimiranza» avviando «il rilancio di quelle località in modo innovativo, sperimentando nuove forme di turismo invernale sostenibile che, oltretutto, domani potrebbero rivelarsi strategiche anche per altre zone della Valle d’Aosta».
«L’amministrazione regionale,invece, ha scelto di proseguire su una strada che, con l’aggravarsi della crisi climatica, si fa sempre più stretta e sterile» scrive Legambiente.
Tra “Brutte idee e brutti progetti” per la Valle d’Aosta si segnala il ghiacciaio del Teodulo «manipolato e scavato per la Coppa del Mondo».
Le buone pratiche
Non solo note dolenti.
Sono cinque le buone pratiche che il dossier Nevediversa segnala per la Valle d’Aosta.
- Il progetto Centro Valle dei comuni di Saint-Marcel, Fénis e Nus «che hanno fatto la scelta di promuovere i valori ambientali, culturali ed enogastronomici del proprio territorio».
- L’offerta turistica sostenibile invernale di Etroubles, Saint-Oyen e Saint-Rhémy-en-Bosses «con la pista di sci di fondo “Alta valle del Gran San Bernardo”, tre anelli gestiti in forma consortile dai tre Comuni attraversati dal percorso», lo snow park per bambini e i numerosi itinerari per racchette da neve e scialpinismo.
- Valpelline all season, il progetto dell’associazione NaturValp che cerca di privilegiare un rapporto diretto con il turista che permetta un corretto scambio di informazioni utile alle strutture e agli utenti.
- Il nuovo bando per l’eliski a Valgrisenche che cerca di far conciliare le attività di scialpinismo e di eliski, limitando aree, periodi e rotazioni.
- SkiAlp’Xperience, il contest di scialpinismo promosso da Matteo Alberti che incentiva le salite su itinerari più o meno conosciuti per scattarsi un selfie «per unire una forma sostenibile di approccio alla montagna e la diffusissima passione per i social media,il tutto in un contesto non competitivo».
«Serve un cambio di rotta»
Legambiente chiede un cambio di rotta a livello politico e territoriale, superando la pratica insostenibile dell’innevamento artificiale, lavorando ad una riconversione degli impianti e puntando ad un turismo invernale più sostenibile, una leva quest’ultima fondamentale come ben raccontano anche le 73 buone pratiche censite da Legambiente.
In particolare, l’associazione ambientalista chiede al Governo Meloni che vengano stanziati più fondi per il turismo dolce in quota e che si prevedano azioni di mitigazione alla crisi climatica nelle aree montane, accompagnando i gestori degli impianti in questo percorso di riconversione, in coerenza con quanto previsto dalla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici di recente approvazione.
«Da parte nostra non c’è alcuna contestazione nei confronti degli operatori del settore, ma più un’obiezione contro la resistenza al cambiamento» commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente.
«Un inverno senza neve per questo mondo rischia di diventare un inverno senza economia e sbaglia chi continua a affermare “abbiamo sempre fatto così”. Come per altre industrie del secolo scorso occorre avviare un processo di transizione trasformando e diversificando, puntando ad un turismo sostenibile e dolce che rappresenta il futuro della montagna».
«Il dialogo e il confronto con gli operatori del settore è fondamentale per contribuire a questo nuovo orizzonte di cui ha bisogno la montagna».
Qui il dossier Nevediversa-2024
(erika david)