Imprese in Valle d’Aosta: su 8300 lavoratori, 3 mila sono donne e guadagnano l’11% in meno
I dati sono relativi a una settantina di imprese che operano chez nous con 50 e più dipendenti Sono una settantina le imprese con 50 e più dipendenti che operano in Valle d'Aosta e sono riferiti agli anni 2020/2021
Imprese in Valle d’Aosta: su 8300 lavoratori, 3 mila sono donne e guadagnano l’11% in men.
Sono una settantina le imprese con 50 e più dipendenti che operano in Valle d’Aosta.
Fotografare il divario di genere è un obbligo di legge, non un optional
Adempiendo a un obbligo di legge, le aziende (con la collaborazione dei consulenti del lavoro) devono compilare un questionario on line che permette di fotografare i divari di genere.
Oggi pomeriggio, martedì 12 marzo, il capo dell’Osservatorio economico e sociale della Valle d’Aosta Dario Ceccarelli e la consigliera di parità Katya Foletto hanno presentato i dati della ricerca riferita agli anni 2020/2021, per la prima volta in Valle, osservando le imprese con 50 e più dipendenti e non 100 e oltre come è avvenuto negli anni scorsi.
L’occupazione dipendente delle grandi imprese del settore privato rappresenta in Valle il 27%.
Su 8300 lavoratori, poco più di 3 mila sono donne
A fine 2021, sulle circa 8300 persone, poco più di 3 mila erano donne.
Le imprese con meno di 100 addetti sono oltre un terzo e concentrano il 39% dell’occupazione femminile.
Tra il 2020 e il 2021 – anni particolari vista la pandemia, i confinamenti e la successiva ripresa – l’occupazione è cresciuta più velocemente nelle grandi imprese.
Grandi imprese meno femminilizzate
Le grandi imprese in Valle sono meno femminilizzate rispetto al totale del sistema produttivo, 36% circa contro un dato assoluto del 51,1%.
Come dire che sono le imprese di dimensioni più contenute a offrire maggiori opportunità di occupazione alle donne.
Il settore più femminilizzato è il terziario (49.3%), rispetto al settore agricolo-industriale (15%).
Setttore economico e categorie professionali
L’occupazione femminile delle grandi imprese è fortemente sbilanciata sul terziario.
Tra quadri e dirigenti, spicca la componente maschile.
Più netto il divario tra categoria impiegatizia – dove il 52,8% è donna e quello della categoria operai – dove è maschio il 67,1%.
Stabilità dell’occupazione
In tema di stabilità dell’occupazione, si rileva una sostanziale parità di genere, con una minore stabilità per il settore turistico-commerciale.
Part time
Il gap di genere sul rapporto di lavoro part time è enorme.
Il part time riguarda il 20% circa dei dipendenti.
Nel 45,3% dei casi, il part time è appannaggio delle lavoratrici e solo nel 6,2% dei casi è accordato a un uomo.
Il tasso di femminilizzazione dei rapporti part time sfiora l’81%; nella categoria servizi, il part time delle donne arriva al 51%.
Trasformazione del contratto di lavoro
Anche le trasformazioni dei rapporti di lavoro interessano in modo disomogeneo uomini e donne.
Nel caso delle donne, si passa principalmente dal part time al full time.
Nel caso di uomini, si tratta di stabilizzazione dei contratti che diventano a tempo indeterminato.
Tra le ragioni delle uscite dall’occupazione le differenze di genere sono contenute e in genere sono dovute alla flessibilità
Tuttavia, nella differenza tra donne e uomini, bisogna considerare che le donne presentano tassi di promozione inferiori agli uomini.
Formazione
Gli uomini beneficiano di una formazione maggiore rispetto alle donne, sia in termini di ore annue, sia in termini di tasso di copertura.
I dati tra gli occupati delle aziende con 50 e più dipendenti segnalano che in generale, nel settore terziario, l’attività formativa è minore.
Gender pay gap: siamo all’11% circa
Le retribuzioni medie orarie evidenziano un svantaggio retributivo dell’11%.
Lavoratori con disabilità
Nel biennio preso in considerazione, si registra una diminuzione della presenza di lavoratori con disabilità (-4,9%) che sono prevalentemente occupati nei servizi (56%).
L’approfondimento e i commenti su Gazzetta Matin in edicola lunedì 18 marzo.
(cinzia timpano)