Privatizzazione Poste Italiane, sindacati e consumatori sul piede di guerra: «ricadute in Valle d’Aosta»
Slc Cgil, Slp Cisl, Uilposte, Adiconsum, Adoc e Federconsumatori contrari all'ulteriore privatizzazione dell'azienda, che potrebbe avere pesanti ricadute sui servizi anche nella nostra regione
No all’ulteriore privatizzazione del Gruppo Poste Italiane s.p.a., che potrebbe portare a un peggioramento dei servizi in Valle d’Aosta.
No alla privatizzazione del Gruppo Poste Italiane
Questa la presa di posizione di sindacati e associazioni dei consumatori valdostane in merito all’annuncio del Governo nazionale sulla possibile vendita di ulteriori quote azionarie del Gruppo Poste Italiane S.p.A, «ennesimo episodio di privatizzazione della più grande azienda italiana».
Il gruppo, attualmente, prevede un 65% della proprietà in mano pubblica, suddiviso tra le quote societarie in capo al MEF (29,65%) e le restanti in possesso di Cassa Depositi e Prestiti.
Poste: no da sindacati e associazioni dei consumatori
I sindacati Slc Cgil, Slp Cisl e Uilposte e le associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc e Federconsumatori non ci vanno giù delicati e bocciano l’idea, che potrebbe «segnare il passaggio della proprietà del gruppo dalla mano pubblica a quella privata».
Come ricostruito da sindacati e associazioni, in Valle d’Aosta Poste Italiane s.p.a. è presente con la divisione PCL (Posta, Comunicazione e Logistica) e con due centri.
Il primo si trova a Saint-Christophe e si occupa del recapito da Aosta fino a Courmayeur. L’altro è situato a Saint-Vincent e segue il recapito di pacchi e corrispondenza da Nus a Pont-Saint-Martin.
Inoltre, nella divisione di Mercato Privati, Poste Italiane è presente con 71 uffici postali, alcuni dei quali patiscono ancora gli effetti della pandemia e rimangono aperti solo tre giorni alla settimana.
Le ripercussioni in Valle
Per sindacati e associazioni l’ulteriore privatizzazione potrebbe portare a pesanti ripercussioni anche in Valle d’Aosta.
«Se le quote azionarie in possesso del MEF fossero cedute e collocate sul mercato ed acquistate da fondi internazionali speculativi, non solo si determinerebbe la perdita del controllo pubblico, ma si concretizzerebbe un arretramento dei presidi territoriali» esclamano sigle sindacali e associazioni, che poi entrano nei dettagli.
«La nostra regione ne uscirebbe completamente stravolta e il capillare servizio pubblico, che viene erogato in ogni angolo delle nostre vallate, verrebbe a cessare con grande danno per la popolazione soprattutto anziana – spiegano ancora -. Non parliamo poi del servizio universale che, assicurando il recapito della corrispondenza su tutto il territorio regionale, garantisce il ricevimento della posta a tutta la popolazione comprese le fasce più deboli e marginali della società».
E tutto questo sarebbe fatto per «incamerare, a livello nazionale, poco più di 3 miliardi di euro, una goccia nell’oceano del debito pubblico oramai fuori controllo».
Insomma, Slc Cgil, Slp Cisl e Uilposte e le associazioni Adiconsum, Adoc e Federconsumatori si mettono di traverso.
«Abbiamo già esternato la nostra ferma contrarietà a quanto sopra citato, esprimendo altresì forte preoccupazione per le decisioni oramai centralizzate di questa azienda che, negli ultimi anni, stanno fortemente penalizzando il nostro territorio a livello regionale» concludono.
(al.bi.)