Energia, le associazioni ambientaliste accusano: Cva e Pear non si parlano
Audite ieri in IV Commissione le associazioni sottolineano come lo sviluppo di Cva, tra l'altro fuori Valle, non sia connesso al Piano energetico ambientale regionale; venerdì un incontro
Convocate ieri in Commissione per discutere sul grande tema dell’energia e dell’ambiente, le associazioni ambientaliste valdostane avanzano alcune critiche sul Piano energetico ambientale regionale (Pear VdA) e in particolar modo sul Piano strategico-industriale 2023-2027 di Cva.
Tra le criticità evidenziate da Paolo Meneghini per Valle Virtuosa, Paolo Gino e Ezio Roppolo per il Comitato giù le mani dalle acque e da Cva e Attac Vda e Paolo Fedi per Legambiente ci sono la mancata connessione tra il Pear VdA e il piano di Cva e il fatto che la società valdostana preveda di sviluppare le sue fonti di energia alternativa fuori dai confini regionali.
Il Pear VdA in Commissione
Il Pear VdA al 2030 ha ottenuto il parere favorevole della III e IV Commissione, riunitesi ieri, pur con qualche distinguo.
Lo strumento di pianificazione regionale in materia di energia, presentato dalla giunta regionale nell’ottobre 2023, definisce gli obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel rispetto delle strategie di livello superiore (europeo e nazionale) e in coerenza con le pianificazioni regionali negli altri settori.
Astenuti i Lega VdA, Rv e Pcp.
Per la maggioranza si tratta di un «Piano attuale, concreto e sostenibile, che punta alla riduzione dei consumi, all’incremento delle fonti energetiche rinnovabili (nonostante una situazione già virtuosa dovuta alla grande produzione idroelettrica), allo sviluppo e alla gestione delle reti e delle infrastrutture, al ruolo propulsivo della pubblica amministrazione e al coinvolgimento attivo dei cittadini nella transizione energetica» dicono i presidenti delle Commissioni terza e quarta, Albert Chatrian (Av-VdAu) e Roberto Rosaire (Uv).
«Temi fondamentali e trasversali a tutto il Pear sono l’innovazione e la ricerca, con un focus sul vettore idrogeno. Il Piano sarà quindi portato all’attenzione del Consiglio nella prima adunanza di marzo».
Le consigliere Pcp Erika Guichardaz e Chiara Minelli, astenutesi, fanno notare come«nel Pear sono presenti vari obiettivi condivisibili, su altri c’è margine di miglioramento».
«Anche alla luce delle osservazioni emerse durante le audizioni e alle riserve espresse delle associazioni ambientaliste, Pcp rileva la presenza di vari punti critici. Intendiamo pertanto presentare alcuni emendamenti. La valutazione finale e il voto dipenderanno anche dalle risposte a tali emendamenti».
Le osservazioni delle associazioni ambientaliste
I referenti delle associazioni che ieri sono state audite dalle Commissioni si sono concentrati sul Piano strategico-industriale 2023-2027 di Cva giudicando positivamente la differenziazione tecnologica e geografica che la società intende attuare nei prossimi cinque anni.
«Attualmente l’idroelettrico rappresenta l’81% della potenza installata, tale percentuale al 2027 scenderà al 48% e la maggiore potenza, 52%, sarà rappresenta da fotovoltaico, agrivoltaico e eolico con il 52% – osservano -. Fin qui nulla da obiettare perché tale modificazione impiantistica è indispensabile per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici e alla progressiva diminuzione della quantità di acqua».
A sorprendere le associazioni è Quello che però sorprende è il fatto che «l’ampliamento di potenza nel fotovoltaico e eolico avverrà fuori dalla Valle d’Aosta».
«Questa diversificazione geografica non può essere accettata ed è in contrasto con le finalità istitutive di Cva e, in particolare, con la legge regionale n. 20/2000 che ha avviato il processo costitutivo della Compagnia Valdostana delle Acque» fanno notare.
«Abbiamo inoltre rilevato che mentre la legge istitutiva di Cva indicava come base di tutta l’operazione la realizzazione del Piano energetico regionale, ora il Piano Cva ignora totalmente il Pear che la Regione ha predisposto e che è all’esame del Consiglio regionale» sottolineano i referenti delle associazioni.
«Non c’è una connessione fra i due documenti, sembrano scritti da due entità completamente diverse che non si parlano fra di loro. Eppure Cva è società controllata da Finaosta e Finaosta ha al suo interno il Coa che ha partecipato alla redazione del Pear».
Le associazioni inoltre evidenziano come il Piano di Cva «nulla dica sulla transizione energetica della Valle d’Aosta su cui Cva ha un ruolo determinante».
«Come associazioni pensiamo che la recente normativa per istituire le Comunità di energia rinnovabile e i fondi europei previsti per le Cer (Comunità energetiche rinnovabili) dovrebbero essere un campo prioritario per l’azione di Cva, e invece constatiamo che nel Piano Cva nulla si dice su questa importante opportunità delle Cer».
«Infine abbiamo evidenziato l’assenza di considerazioni puntuali da parte di Cva sulla scadenza delle concessioni idroelettriche e sulla politica tariffaria che si intende praticare per le famiglie e le imprese».
Per questi motivi «il giudizio espresso dalle Associazioni ambientaliste sul Piano Cva, sulla base delle informazioni fornite da Cva stessa, è stato negativo».
«È un Piano che, a nostro avviso, andrebbe reimpostato dando priorità alla transizione energetica regionale, con una attenzione specifica sulle politiche tariffarie».
L’incontro di venerdì 23 febbraio
Tutti i temi sollevati dalle associazioni saranno ripresi e sviluppati nel ciclo di incontri pubblici sulla politica energetica in Valle d’Aosta.
Il primo appuntamento “Quale energia per una Valle d’Aosta libera da combustibili fossili?” si terrà venerdì 23 febbraio alle 17.30 nella sala delle conferenze del Csv, invia Xavier de Maistre, ad Aosta.
(e.d.)