Aosta, l’allarme di Confcommercio: scomparso un quarto dei negozi dal 2012
In città gli esercizi di commercio al dettaglio sono passati da 250 a 178; tiene e cresce il settore dei pubblici esercizi. Il dato diffuso nell'ambito della ricerca nazionale "Demografia d'impresa nelle città italiane"
Dal 2012 i negozi di commercio al dettaglio sono passati da 250 a 178. Insomma, ad Aosta un esercizio su quattro ha abbassato la serranda per sempre.
Dati allarmanti, che fanno sicuramente riflettere, quelli diffusi da Confcommercio nell’ambito della ricerca diffusa a livello nazionale “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata proprio dal centro studi di Confcommercio.
La ricerca di Confcommercio
A livello nazionale, tra il 2012 e il 2023, in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio e ben 24mila attività di commercio ambulante; sono in crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+9.800).
Nello stesso lasso di tempo, tra commercio, alberghi e pubblici esercizi si sono ridotte le imprese italiane (-8,4%) e sono aumentate quelle straniere (+30,1%).
Metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati), riguarda proprio questi settori (+120mila).
La ricerca evidenzia, poi, come la riduzione delle attività commerciali è più accentuata nei centri storici, rispetto alle periferie.
I dati del Comune di Aosta
E i dati del Comune di Aosta sono, se possibile, ancora più allarmanti.
Dal 2012, infatti, i negozi di commercio al dettaglio sono passati da 250 a 178: uno su quattro ha abbassato la serranda per sempre.
In controtendenza il settore dei pubblici esercizi che, nel capoluogo, segna una crescita pari al 10%.
Dal 2012 a oggi, infatti, bar e ristoranti sono passati da 119 a 133, dato che va a sopperire solo in parte alla tendenza negativa.
I commenti
Analizza la situazione il presidente di Confcommercio Aosta, Ermanno Bonomi.
«Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare all’innovazione, alla ridefinizione dell’offerta e soprattutto a valorizzare i rapporti umani tra il commerciante e l’acquirente – spiega Bonomi -. Tali aspetti rappresentano le uniche opportunità del commercio fisico tradizionale per contrastare la crescita dell’e-commerce».
Ermanno Bonomi evidenzia anche un altro aspetto.
«Sottolineo che anche le strategie delle amministrazioni comunali devono essere improntate per salvaguardare le imprese esistenti e permettere l’insediamento di attività produttive – conclude Bonomi -. A cominciare dall’annosa tematica riguardante la disponibilità di posti auto in prossimità del nostro centro storico, come più volte ribadito».
Entra nei dettagli il presidente di Fipe Confcommercio VdA, Graziano Dominidiato.
«Dall’analisi emerge che la desertificazione dei centri storici sta diventando una preoccupante costante – evidenzia Dominidiato -.Spariscono unità locali di commercio al dettaglio, ma viene ridefinita l’offerta, sostituita dall’apertura di bar e ristoranti, grazie anche al turismo. Nonostante il risultato negativo del commercio, il settore dei pubblici esercizi, diversificando meglio l’offerta e puntando sulla qualità delle proposte, può avere ancora ampia possibilità di spazio».
(al.bi.)