La protesta dei trattori è sbarcata anche in Valle: cortei fino a venerdì
Il primo raduno questa mattina, mercoledì 7 febbraio, alla Torre Piezometrica; poi tappe sotto le sedi di associazioni e assessorato all'Agricoltura. Nel pomeriggio presidio a Palazzo regionale
È sbarcata anche in Valle, e andrà avanti per tre giorni, fino al 9 febbraio, la protesta dei trattori.
Una quarantina di manifestanti, 25 auto e un trattore si sono dati appuntamento alla Torre piezometrica di Aosta (e lo faranno anche per i prossimi due giorni) per partire (oggi e venerdì) poi alla volta della sede della Coldiretti e della CIA.
Poi ancora Rai, assessorato all’Agricoltura (con tanto di consegna di una lettera con le rivendicazioni) e ritorno.
Nel pomeriggio, invece, i manifestanti si concentreranno in centro, con tappa anche alla sede della Confcommercio (e relativa nuova lettera) e a Palazzo regionale, dove ci sarà un presidio in occasione del consiglio regionale.
Giovedì 8, i manifestanti, con tanto di mezzi agricoli, si ritroveranno sempre alla Torre piezometrica per le 10, così da partire in corteo alla volta delle vie del centro.
Al pomeriggio, nuovamente manifestazione a piedi nel cuore della città, con nuova sosta sotto Palazzo Regionale per far sentire la propria voce.
I manifestanti
A farsi portavoce della protesta dei trattori rossoneri è Monica, che ci tiene a sottolineare un paio di aspetti.
«Noi non rappresentiamo nessuno, siamo agricoltori, coltivatori, ma soprattutto dei liberi cittadini che non sono per nulla contenti di come stanno andando le cose, dalla sanità che non funziona al lavoro precario – esclama Monica -. Per non parlare delle prospettive dei giovani, che trovano solamente lavori con paga da fame».
L’attacco è alle istituzione europee.
«Noi non riconosciamo l’UE per quello che ormai rappresenta – continua Monica -. Non è l’unione dei popoli come avrebbe dovuto essere, tutto è in mano all’economia e alla finanza. A livello di rappresentanza, noi non ci riconosciamo più».
Le rivendicazioni
La manifestazione è anche l’occasione per esplicitare una volta di più le rivendicazioni, raccolte in un volantino.
Lo scopo principale è difendere «l’eccellenza italiana dagli interessi delle multinazionali e da una politica incapace di reagire: cosa preferite mangiare? farina di grilli o farina di grano?».
I manifestanti hanno le idee chiare e intendono difendersi dalla «depredazione dei nostri terreni e dei nostri settori produttivi» e protestano contro le «direttive dell’unione europea», che prevedono «l’espropriazione di terreni agricoli per l’installazione di pannelli solari a favore di multinazionali, minacciando la sostenibilità e l’autonomia alimentare italiana».
Agricoltori, allevatori e pescatori vogliono proteggere «il made in Italy», che subisce continuamente attacchi e «violenza economica, dovuta a costi insostenibili da parte delle lobby speculative, che spingono alla vendita o al fallimento».
Il movimento vuole «salvare la nostra agricoltura da aberrazioni alimentari (carne sintetica, farina di insetti, latte sintetico) – si legge ancora nel volantino -. Le tradizionali colture alimentari italiane sono minacciate dalle direttive imposte dall’UE, che sostiene su ogni fronte la produzione di farine ottenute da insetti»; una manovra che «comprometterà la qualità e la sicurezza alimentare, oltre che a mettere a rischio la longeva cultura gastronomica italiana».
Insomma, la lotta è per salvare anche «il mondo del lavoro, le nostre classi più deboli, dalle ingiustizie di uno stato che ha soldi per comprare armi, salvare banche, finanziare le grandi imprese ma non ha soldi per aiutare le piccole medie imprese, la sanità pubblica e i ceti sociali in difficoltà».
Movimento V_V
A completare il quadro dei manifestanti anche una rappresentanza del Movimento V_V, capeggiata da “Moonlight”.
«Non aderiamo alla protesta – racconta Moonlight -. Cerchiamo più che altro di capire se qualcuno voglia aderire alla nostra idea, che non si basa più sulla protesta, ma sulla disobbedienza civile».
Moonlight illustra il pensiero del movimento.
«Le autorità non rispondono più al popolo – esclama -. Governano in maniera completamente slegata dalla popolazione; chi ha i soldi comanda e le manifestazioni, i cortei, strumenti democratici per antonomasia, ormai non servono più, perché non ascoltano».
Ci vuole un cambio di rotta.
«Il popolo italiano, per due volte, ha votato partiti che si dicevano anti-sistema (il riferimento è a Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle ndr), per cui ha espresso chiaramente la propria opinione – conclude -. I partiti, ormai, fanno il contrario del mandato popolare, non ascoltano e ci vuole una ribellione, non violenta, ma nemmeno pacifica. Sono cambiate le carte in tavola, coi criminali non si parla, ci si combatte».
(al.bi.)