Risate e commozione per la Storia di un corpo con Cederna allo Splendor
Lo Splendor di Aosta ha ospitato, ieri, lo spettacolo tratto dal romanzo Storia di un corpo di Pennac con l'attore Giuseppe Cederna
Storia di un corpo, romanzo di Daniel Pennac, è andato in scena nell’adattamento del regista Giorgio Gallione, nella serata di ieri, mercoledì 24 gennaio, al Teatro Splendor, con uno strepitoso Giuseppe Cederna nel ruolo del protagonista.
«Sono contento – dice l’attore romano a fine serata nei camerini -. Questa è l’ultima replica della prima parte della tournée teatrale e finire così tra le montagne, tra gli amici che ho in Valle d’Aosta e questo pubblico è veramente una bella sensazione e poi, l’ultimo spettacolo non si scorda mai».
Lo spettacolo
Ottanta minuti in scena, padrone del palco e incastonato in una scenografia d’effetto, funzionale e coinvolgente, accompagnata da giochi di luci, musiche puntuali e tante valigie, Cederna ha messo in scena il viaggio di vita di un uomo che lascia in eredità alla figlia Lison, sotto forma di diario, attimi e particolarità del suo vissuto.
Partendo dai suoi 12 anni, 11 mesi e 18 giorni e fino alla morte, a 87 anni e 19 giorni, il racconto si dipana tra ironia, ilarità e commozione, attraverso lo scandire di eventi e trasformazioni di un corpo nel tempo che seppur legati profondamente al protagonista, sono condivisibili da molti.
Dall’esperienza scout (legato ad un albero con il terrore d’essere assalito dalle formiche il suo «non avrò più paura, non avrò più paura» lo porta a «fortificare» il corpo) alla prima cotta con le pulsioni giovanili.
Giuseppe Cederna allo Splendor in Storia di un corpo
Dal rapporto con i genitori e l’amata tata all’incontro-passione con la moglie Christine, dalle nascite della figlia e, quindi, del nipote Gregoire che morendo prima di lui gli fa vivere uno straziante dolore, mentre lui invecchia e il suo corpo maturo inizia a dare segni di cedimento con l’acufene e la prostata, tra le altre magagne, che necessitano di cure.
Fino a quel contratto di locazione reciproco, tra lui e il suo corpo, che sta per scadere «quando hai tenuto un diario del corpo per tutta la vita, il racconto di un’agonia non puoi certo negartelo» e la consapevolezza che è ora di andare scrivendo un congedo «perché non si può vivere oltre alle spalle dell’umanità», scambiando con la moglie un ineluttabile sguardo «definitivo».
Lo spettacolo ha strappato anche risate, per luoghi e fatti comuni insiti nella natura umana, come godere di certe liberazioni dopo essersi messi le dita nel naso o la consapevolezza che «la donna per l’uomo è un mistero, ma non è affatto vero il contrario» e riflessioni amare quando sessantasettenne non ricordando il codice, è davanti al bancomat e a quella perdita di memoria, dignità e autocontrollo.
Un viaggio nei sensi e nell’anima che ha raccolto generosi applausi finali per un interprete, Giuseppe Cederna, che ha saputo spaziare, con delicato, ma incisivo ritmo recitativo, nelle pieghe di un’intima esistenza.
(nadia camposaragna)