Francesca, un cuore diviso a metà tra Valle d’Aosta e Perù
Conosciamo Francesca Giono Calvetto, missionaria da cinque anni a Chacas, dove si trasferirà definitivamente a fine mese
Francesca, un cuore diviso a metà tra Valle d’Aosta e Perù.
Francesca Giono Calvetto insegue la propria passione per l’arte e al tempo stesso dà il proprio contributo per aiutare bambini e ragazzi dall’altra parte del mondo.
La missione a Chacas
Originaria di Aosta, insieme al movimento di volontariato giovanile e missionario Operazione Mato Grosso, la trentaseienne svolge da cinque anni una intensa attività missionaria a Chacas, in Perù.
«Con un piccolo gruppo di amici valdostani ho collaborato a diciotto anni alla costruzione del Rifugio degli Angeli in Valgrisenche, progetto che abbiamo portato avanti interamente da soli per poter destinare i fondi stanziati dalla Regione alle missioni dell’associazione – racconta la ragazza -.
All’epoca ancora non esisteva una sezione locale perciò con alcuni altri coetanei abbiamo pensato di crearla e farla conoscere a chi come noi voleva fare qualche cosa di concreto con le proprie mani che potesse essere utile».
Parallelamente agli studi universitari a Torino, Giono Calvetto ha avuto occasione di trascorrere parte del suo tempo libero con i lavori di gruppo e nei campi di lavoro dell’Operazione Mato Grosso, finalizzati in ultima analisi alla raccolta di offerte a sostegno delle missioni in America Latina, dove i volontari possono trascorrere dai sei mesi ai due anni.
Dall’Ecuador alle Ande
«Dopo un periodo di tre anni in Ecuador dove sono stata impiegata prima in una casa per bambini orfani con disabilità e poi in una scuola, mi sono trasferita sulle Ande, dove gratuitamente mi sono occupata in primo luogo di censire e osservare le varie situazioni in cui versava la popolazione per comprenderne i bisogni primari come cibo e acqua ma anche cure mediche e istruzione o semplicemente un posto in cui alloggiare – prosegue la giovane -.
Al momento sono docente di disegno, storia dell’arte e mosaico all’interno di una scuola per i ragazzi più poveri, che oltre ad avere vitto e alloggio coperti per cinque anni possono qui apprendere un mestiere a sfondo artistico».
La cooperativa a Chacas
L’Operazione Mato Grosso ha peraltro dato vita a Chacas a una cooperativa che comprende circa 130 iscritti che commerciano non soltanto a Lima ma anche in Italia e negli Stati Uniti le proprie realizzazioni di falegnameria o scultura, vetro o mosaico, ricamo o moda, tra cui per esempio arredi o decorazioni per chiese e luoghi di culto.
«Sicuramente è un modo differente di vivere, più lento e scandito, perché si possiedono meno cose, la gente è più semplice, non vi sono possibilità di spostarsi per via delle strade sterrate e si impara ad apprezzare ciò che si ha – constata Giono Calvetto, spiegando che il viaggio dalla cittadina alla capitale richiede più di dieci ore -.
Apprezzo, oltre al senso di comunità che rende il nostro gruppo di dieci volontari una sorta di grande famiglia, l’idea di poter regalare la mia arte e la mia passione sotto forma di opportunità di una vita diversa e migliore per qualcun altro».
Anche la popolazione locale ha finito con l’ammirare gli sforzi costanti dei giovani dell’Operazione Mato Grosso nonché con l’affezionarsi a un movimento vivo da quasi un trentennio.
In Perù a fine mese
«Ogni due anni circa torniamo per quattro mesi in Italia, ma il 31 di gennaio dovrò già ripartire alla volta del Perù, dove ho finalmente deciso di stabilirmi – conclude Giono Calvetto -.
È sempre un dispiacere lasciare i propri cari e la propria casa, però sento che anche Chacas è divenuta in un certo senso mia, come se il mio stesso cuore si fosse diviso a metà tra i due Paesi».
Nella foto in alto, Francesca Giono Calvetto.
(giorgia gambino)