Sveva Contini: una vita a 18500 km da casa, tra ostriche e fame di sapere
La giovane chef di Quart vive e lavora sull'isola di Waiheke, in Nuova Zelanda dal 2019; ha nostalgia di casa ma dice che «non è ancora tempo di fermarsi».
Sveva Contini, una vita a 18500 km da casa, tra ostriche e fame di sapere.
Le dita delle mani incerottate perchè i gusci delle ostriche non perdonano.
Il desiderio di fare, sperimentare, viaggiare.
La passione per la pasticceria.
Lo studio continuo sulle preparazioni salate e sul managing aziendale.
I ricordi che profumano di biscotti e torte della nonna.
Una vita a 18500 km da casa
Una vita a 18.500 km da casa, sull’isola di Waiheke, nel golfo di Hauraki, in Nuova Zelanda, a un’ora di traghetto da Auckland.
Sveva Contini ha 26 anni e dal novembre 2019 vive in Nuova Zelanda.
Dopo il diploma all’Ipra, nel 2015, uno stage di lavoro estivo a Londra, poi la decisione di restarci, a L’Anima Restaurant per tre anni.
Successivamente, una parentesi di lavoro in Toscana, la stagione invernale in Valle d’Aosta poi, insieme a una ex compagna di classe, la partenza per la Thailandia.
La Nuova Zelanda dopo Londra, Toscana, Valle d’Aosta e Thailandia
Un mese dopo, nel novembre 2019, Sveva arriva in Nuova Zelanda, con un working holiday visa, un permesso temporaneo, con il quale si può soggiornare e lavorare per tre mesi.
Sei mesi dopo, Sveva è una residente temporanea, non ha più bisogno del working holiday per restare tra i kiwis.
Da tre anni a The Oyster Inn, la locanda dell’ostrica
Da quasi tre anni Sveva lavora a The Oyster Inn, la locanda dell’ostrica, dove tiene alto il Tricolore con la chef Valentina e il suo sous chef e fidanzato Luca.
The Oyster Inn è un bistrot di proprietà di Josh Emett, chef e imprenditore neozelandese, per tanti anni discepolo di Gordon Ramsay e giudice di Masterchef New Zealand.
Ma la Nuova Zelanda è solo una tappa.
«Voglio viaggiare e scoprire ancora»
«La routine non fa per me, per il momento la stabilità non mi piace e per quanto io mi interroghi e viva dall’altra parte del mondo, no, non è il momento di fermarsi.
Voglio viaggiare e scoprire, voglio continuare a farlo, fino a quando non sentirò forte il richiamo di casa.
Mi manca tutto della Valle d’Aosta, la famiglia, gli amici, il paesaggio, la neve. Ma in questo momento casa mia è momentaneamente incompatibile».
Cos’è compatibile?
«Sono on the road per scoprirlo».
La Nuova Zelanda è nel pieno della stagione estiva e Sveva la sta affrontando con una nuova posizione lavorativa.
Una nuova posizione da Junior Sous Chef
«Sono Junior sous chef, sostituisco la chef titolare e il sous chef che è il suo fidanzato quando non ci sono e visto che sono una coppia, tendenzialmente hanno in comune il giorno libero o le vacanze».
In un primo tempo Sveva ha puntato sulla pasticceria, «mi sento più confident, a mio agio con la pasticceria, che è una scienza perfetta e non ammette distrazioni, pur lasciando spazio alla sperimentazione.
Il salato invece un po’ ti perdona, puoi aggiungere un pizzico di sale e si sistema.
O dare sprint a un piatto un po’ anonimo con una spezia o un ingrediente insospettabile.
Con la mia nuova posizione lavorativa mi so avvicinando alle preparazioni salate e al managing del ristorante».
Zucchero e farina
Farina e zucchero sono tra gli ingredienti preferiti della giovane chef.
«La farina è di gran lunga l’ingrediente più versatile: pane, pasta, frolla, sfoglia, besciamella; unico limite della celiachia che però ti spinge a cercare alternative, l’orzo, il riso, i mix di farine con percentuali diverse.
Lo stesso vale per lo zucchero, tanti tipi da utilizzare in modo diverso e che possono prendere forme inaspettate a seconda della temperatura di lavorazione. Mi piace molto anche il pane nelle sue infinite declinazioni, «ho imparato ad apprezzarlo; da giovanissima preferivo i dolci, perchè prepararli è come una challenge.
Giusto o sbagliato, da rifare, non ci sono strumenti di correzione».
Al bistrot, i dessert sono semplici; ci sono alcuni signature dish, i dolci più popolari che è proibito togliere dal menu.
«Per esempio gli choux buns, tre bignole con gelato alla vaniglia, con crema al caffè o noccoiole caramellate o caramello salato o glassa al cioccolato. Ma anche la millefoglie, per gli eventi abbiamo anche il tiramisù e dessert vegani come una crème brulée al cocco con mandorle caramellate, servita con una quenelle di pera e zenzero.
Lo yam e la feijoa
Tra gli ingredienti nativi, Sveva cita lo yam, un tubero simile alla patata molto versatile e la feijoa, «un frutto con buccia verde, con una polpa molto buona che utilizziamo per i dessert estivi che sa di pesca, ma anche di pera e passion fruit».
Al di là delle ostriche che restano il punto forte della locanda e di tutta l’isola, il cibo è un bel melting pot: la cucina italiana è molto apprezzata, ma la Nuova Zelanda è una nazione tutto sommato nuova che ha assorbito la cucina da tutto il mondo: Cina, Korea, Giappone, India; dappertutto trovi see food e grill.
La cucina italiana è ben presente, in alcuni casi molto stereotipata, in altri molto convincente, con l’utilizzo di ingredienti italiani e un gran rispetto della tradizione».
Il futuro di Sveva?
«On the road, lo scoprirò. Sicuramente, nel futuro prossimo, tornare un po’ a casa dalla mia famiglia (mamma Cinzia, papà Giovanni e le sorelle Francesca e Althea, ndr).
Il costo del biglietto e il viaggio che può anche diventare anche di 50 ore per abbattere la spesa sono pesanti, quindi deve valerne la pena in termini di tempo. Questo è un lavoro straordinario, ma il rischio di ‘diventare il proprio lavoro’ è sempre in agguato.
Io non voglio che succeda e per questo voglio continuare a viaggiare e scoprire. Ho ancora tanta fame di sapere e curiosità, i veri motori di questa professione».
(cinzia timpano)