L’ultima notte del Bulldog Pub di Sarre: la fine di un’epoca
Dopo 40 anni la decisione: «La nostra durata è già stata miracolosa» dicono i titolari del Bulldog Pub, lo storico locale notturno sulla Statale 26
Per il Bulldog Pub di Sarre, il locale notturno sulla Statale 26, sopra l’area sportiva, è questa l’ultima notte.
Non solo dell’anno, ma dei lunghissimi 40 anni che hanno animato le notti di almeno tre generazioni di valdostani.
Questa notte, sabato 30 dicembre, il Bulldog spegne le luci.
Una durata miracolosa
«La nostra incredibile durata è già un qualcosa di miracoloso».
Le parole di Pinuccio, una delle anime (e capostipite) dell’attività, sottolineano al meglio la storia quarantennale del Bulldog Pub di Sarre (Per un periodo noto come Tetley’s, quando i titolari cambiarono la marca della birra), che stasera vedrà abbassarsi in maniera definitiva la serranda.
Una chiusura dolorosa per tanti clienti, diventati negli anni più che altro degli amici. Interisti e appassionati di calcio, giocatori di Subbuteo, amanti delle piste di automobili, ma anche semplici estimatori della di birra o persone della “notte” alla ricerca di uno sfizioso panino per chiudere al meglio la serata.
«La chiusura è necessaria – spiega ancora Pinuccio -, così come è stata necessaria una grande capacità di adattamento per andare avanti così a lungo, perché i cambiamenti nella società, nel sistema di lavoro, nella comunicazione, nella tipologia dei servizi, oltre che ovviamente nella clientela e negli orari, sono stati radicali».
Insomma, si chiude un percorso incredibile di un locale aperto nell’ottobre 1983 e gestito dallo stesso Pier Celestino Perino (per tutti Pinuccio) insieme a Chiara Biagi, Riccardo, Marco e Paola Stevanon e divenuto da subito luogo d’incontro, meta irrinunciabile per giovani e meno giovani.
Anni ’80 e ’90: godere del piacere della notte
«Negli anni ’80 e ’90 frequentare un pub significava godere del piacere della notte – racconta Pinuccio -. Il suo fascino era dovuto anche al fatto che le alternative erano stare a casa o andare al cinema. Il sabato e la domenica si rimaneva aperti fino alle 5 di mattina, d’estate fino all’alba ed era una soddisfazione che si attendeva tutta la settimana. Stare fuori era trasgressivo, oggi tale attrazione non esiste più».
«Non uscire significava essere tagliato fuori, come ora sei escluso se non sei presente sui social – aggiunge Riccardo -. L’opportunità di comunicare c’era solo se ti trovavi di fronte, si usciva per incontrare gli amici e magari incrociare la persona che ti interessava, ma senza averne la certezza. Era sempre una sorpresa».
I giochi da tavola, l’avvento di internet e le chat con i minitel
Il ricordo della voglia di vivere a pieno la notte stride con l’attualità, monopolizzata da passatempi più casalinghi. «Il tipo di rapporto con il pub e la paninoteca è notevolmente mutato – commenta Pinuccio – tra nuove tecnologie e possibilità di trascorrere il tempo e le serate. L’avvento di internet e il cambiamento dei sistemi di vendita hanno risucchiato buona parte del potere economico e dell’attenzione. La spesa al pub viene considerata eccessiva perché si spende in altra maniera».
Ripercorrendo i decenni ritroviamo giochi di società, panini, bibite e migliaia di persone che hanno tessuto i propri ricordi mentre mutavano mode e modi di comunicare.
«Proponemmo i programmi via satellite che si trovavano in pochi locali. L’ambiente era ampio e accogliente fino a tardi e per compagnie numerose. A fine anni ’80 inserimmo anche la possibilità di chattare con Metropolis tramite i minitel. I clienti venivano qua per scrivere tramite tastiere e schermi ed è successo che magari due persone collegate a discutere scoprissero dopo di essere a qualche metro di distanza», sorride Riccardo.
Imperdibili appuntamenti calcistici
Al Bulldog si è gioito, pianto, esultato per la propria squadra del cuore e incredibilmente, in un mondo completamente trasformato rispetto al passato, regge ancora l’appuntamento calcistico.
«L’ultimo elemento rimasto intatto è il ritrovo, l’aggregazione per il calcio. Vedere la partita in compagnia in un luogo così mantiene qualcosa di speciale – nota Riccardo -. Sembra di tornare ai primi tempi delle pay tv, quando muniti di Gazzetta dello Sport ci si confrontava a cominciare da ore prima dell’inizio delle partite».
Il locale come punto di riferimento per gli interisti valdostani, ma non solo.
«I tifosi di ogni squadra con la giusta filosofia hanno trovato spazio. In generale è un orgoglio il fatto che non sia mai successo nulla di grave in 40 anni di vita notturna e questo è segno del clima pulito che si è vissuto».
Il Bulldog spegne le sue luci e la sensazione è che a finire non sia solo la storia di un pub, ma un’intera epoca.
(luca mauro melloni)