Aosta, nuovi bus: quando la tecnologia fa cilecca, i nomi delle fermate storpiati
Piazza Pluvé, san Benìn, via Sciambéri, la voce elettronica che annuncia le fermate nei mezzi non sembra aver ancora imparato il francese
Se è vero che nel futuro prossimo le macchine saranno capaci tanto quanto e forse anche più di noi umani, al momento siamo ancora in quell’intermezzo in cui si sperimenta la fallacia delle intelligenze artificiali.
Nel caso più specifico, come segnalato da un testimone che di recente ha utilizzato la navetta verde da via Torino a Clos-Neuf, la voce elettronica preposta all’annuncio delle fermate sui nuovi bus di Aosta, di parlare francese proprio non ne ha voglia.
In barba al bilinguismo della regione.
La testimonianza dai nuovi bus di Aosta
«Ho sentito annunciare – scrive il testimone in una lettera indirizzata al direttore di Gazzetta Matin – le fermate di piazza Pluvé, di san Benìn (un santo veneto di recente canonizzazione?), di Monflè-uri, di via Sciambéri. Non ho sentito bene come è stata annunciata la fermata di avenue du Conseil des Commis, ma credo sia stato meglio così».
La voce artificiale, come raccontato, sembra non fare distinzione tra le lingue e leggere senza un criterio i toponimi a volte in inglese [sent Màrtin], a volte in italiano [Esse Ci Cierlogne], applicando gli accenti tonici un po’ secondo la logica italiana (rendendo piane le parole francesi, vedi [sciambéri]), un po’ secondo quella inglese.
In nessun caso, è applicata la fonetica francese. Sintomo che nel processo di “machine learning”, alla tecnologia non è mai stato dato alcun input dal francese.
Dal caso Cervinia a via Sciambéri, problemi valdostani con la toponomastica?
Sebbene siano segnalate delle migliorie sul sistema di visualizzazione su schermo delle fermate, ancora molto c’è da fare sulla pronuncia. «Dopo che ci si è “embrouillé” (anzi, “embreuillé”, se è lecito buttarla sul ridere) – prosegue il testimone – sul toponimo Breuil-Cervinia, speravo che la pubblica amministrazione facesse un minimo di attenzione alla toponomastica».
E invece no. «Il sospetto – conclude il testimone – è che, anziché alle sofisticate tecnologie dell’I.A. (Intelligenza Artificiale) si sia fatto ricorso di preferenza […] all’I.N. (Imbecillità Naturale). Penso sia il caso che chi deve intervenire lo faccia. In fretta, per favore».
(ar.pa)