Università della Valle d’Aosta: la nuova rettrice inaugura l’anno accademico 2023/2024
«L’avenir commence toujours par un chantier», con queste parole Manuela Ceretta ha dato il via al suo primo anno accademico da rettrice. «Dopo investimento della regione - ha evidenziato - necessario investimento progettuale per l'università»
«L’avenir commence toujours par un chantier». Con queste parole, Manuela Ceretta ha dato il via, nell’aula magna Sant’Anselmo dell’ateneo di Aosta, al suo primo anno accademico da rettrice dell’Università della Valle d’Aosta.
Il cantiere università ancora aperto
L’università, è vero, è ancora un cantiere aperto (il 13 dicembre, ha assicurato il presidente della regione e del consiglio dell’università Renzo Testolin, verrà consegnato il passaggio ufficiale di proprietà all’università e proseguirà l’adeguamento tecnologico della struttura), ma il futuro parte sempre dal tentativo di costruire qualcosa di nuovo. «La regione ha investito molto in un edificio innovativo – ha evidenziato la magnifica rettrice nel suo primo discorso ufficiale – che dovrà essere accompagnato da un investimento progettuale, teso a formare profili professionali che oggi riusciamo solo ad intravedere, così che questo ghiacciaio collocato nella piazza della Repubblica ( di Aosta ndr) non si trasformi in una cattedrale del deserto, dove complice il cambiamento climatico, non resisterebbe a lungo».
Università della Valle d’Aosta attrattiva
Con questa dichiarazione d’intenti, la rettrice ha aperto un nuovo capitolo nella storia dell’Università della Valle d’Aosta, storia iniziata 23 anni fa con un obiettivo: «Fu una scelta precisa – ha ricordato Ceretta – quella di istituire una università pubblica in un contesto montano. Un’università con un mandato più ampio, quello di concorrere all’autonomia della regione oltre che a tutelare i diritti all’istruzione sanciti dalla Costituzione”.
Con circa un migliaio di iscritti e 6 corsi di laurea, l’Università della Valle d’Aosta mantiene il suo grado di attrattività per le sue caratteristiche linguistiche e la dimensione internazionale. «Il 40% degli studenti viene da fuori regione – ha evidenziato il presidente Testolin- e la percentuale di fuori corso è molto bassa, intorno al 30%».
Il primo mese di attività della rettrice
Nel raccontare il suo primo mese di attività nell’Università, «un dettaglio del grande affresco», la rettrice ha portato esempi dell’attività formativa di altissimo livello che si svolge nell’ateneo. «Le università sembra che abbiano una ritrosia a raccontarsi – ha evidenziato la rettrice – invece è importante guadagnarsi del capitale reputazionale».
Dal mese scorso, ha spiegato Ceretta evidenziando alcuni dei fiori all’occhiello dell’ateneo , sono partiti i corsi del Master di secondo livello in medicina di precisione tra cultura e società: genomica, bioinformatica, IA, management, promosso dall’università Campus biomedico di Roma e Centro di ricerca della medicina personalizzata, preventiva e predittiva della Valle d’Aosta, che porta avanti il progetto 5000 genomi, dedicato alla formazione di figure interdisciplinari per la ricerca biomedica.
Tra i tanti riconoscimenti, invece, anche quello tributato dalla rivista britannica The Guardian che il 27 novembre ha dato conto dell’attività del professor Giuseppe Barbiero direttore del centro dell’Università della Valle d’Aosta denominato Green (Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature) che promuove e realizza attività di studio, ricerca, formazione e divulgazione scientifico-culturale sui temi dell’educazione alla Natura, della pedagogia dell’ambiente, dell’ecologia affettiva e dell’ecopsicologia.
Futuri testardi, lectio magistralis della professoressa Vincenza Pellegrino
La lectio magistralis di quest’anno, infine, è stata tenuta dalla professoressa di Sociologia dei processi culturali dell’Università di Parma Vincenza Pellegrino, sulla “capacità di aspirare”, ovvero di sognare un futuro diverso, dei giovani di oggi e il ruolo dell’università.
«I neet (i ragazzi che non studiano né lavorano) – ha spiegato la professoressa – sono al 20% in una regione come l’Emilia Romagna, regione in cui l’occupazione e l’istruzione è meglio che altrove. I ragazzi abbandonano non perché son fragili, ma perché sono esposti alla sensazione che l’ iper-performatività di questa società è l‘anticamera di una produttività che non porta a una maggiore uguaglianza. Bisogna ascoltarli questi giovani e ampliare gli spazi di ascolto dei loro immaginari sul futuro». Questo, secondo la professoressa, il ruolo dell’università, un ruolo che per le dimensione della regione in cui nasce, e per l’obiettivo che si prefigge, l’Université de la Vallée d’Aoste potrebbe svolgere benissimo.