Sciopero di 24 ore di medici e infermieri martedì 5 dicembre, «finirà che ci cureremo su Google»
All'atrio dell'ospedale, martedì 5 dicembre, un presidio per spiegare le ragioni dello sciopero, «contro la manovra finanziaria che penalizza chi lavora nel Servizio sanitario nazionale»
Sciopero di 24 ore di medici e infermieri martedì 5 dicembre: «finirà che ci cureremo su Google»
I sindacati dei medici, dirigenti sanitari e infermieri contro la manovra 2024 che ipotizza il taglio alle pensioni ma anche a difesa della sanità pubblica che la miopia politica sta affossando
Per la prima volta insieme, medici, dirigenti sanitari e infermieri aderiscono allo sciopero nazionale di 24 ore proclamato da Anaao Assomed, Federazione Cimo Fesmed e Anpo e Nursing Up.
#cambiamolamanovra24 solo l’ultimo di tanti allarmi
#cambiamolamanovra24 è lo slogan della protesta che è solo l’ultimo di un lungo elenco di allarmi lanciati dai rappresentanti sindacali dei medici.
Il segretario di Cimo Fesmed Marcello Giudice ha spiegato «che dalla Finanziaria ci aspettavamo un aiuto, dei fondi, non certo una proposta di riduzione delle pensioni per la porzione contributiva che sembra anche voler creare divisioni interne tra i medici.
Tagli alle pensioni, un autentico ricatto
Parla di «autentico ricatto» Giudice, «ci viene detto, vuoi una pensione normale?
Allora lavori fino a 67 anni, nonostante siano ben chiare le condizioni di lavoro e i problemi legati alla qualità del lavoro, così come lo sono le carenze, le mancate assunzioni e le risorse inadeguate a aggiornare il contratto di lavoro».
Depenalizzare l’atto medico
Il dottor Carlo Poti, presidente regionale dell’Anpo, Associazione nazionale Primari Ospedalieri ha precisato «che solo in Polonia e Messico, oltre che chez-nous, l’errore medico è considerato reato penale.
«Attenzione – ha precisato – quando chiediamo la depenalizzazione non chiediamo la licenza di uccidere, semplicemente vogliamo restituire serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva».
Medicina difensiva che secondo il dottor Riccardo Brachet Contul, segretario regionale di Anaao Assomed «costa 10 miliardi di euro annui che sommati agli 80 miliardi di euro di evasione fiscale, costituirebbero un bel punto di ripartenza per aiutare la sanità pubblica».
Stipendi più bassi d’Europa
Secondo i rappresentanti sindacali dei medici e degli infermieri, «gli stipendi sono tra i più bassi d’Europa».
Il dottor Carlo Poti ha offerto una riflessione da medico sì ma anche da cittadino: «gli esiti di salute erano i migliori in assoluto fino a qualche anno fa, grazie a un sistema universalistico che ha curato tutti; anche noi medici abbiamo bisogni di salute e di cure, ma questa politica sembra avere l’obiettivo di distruggere la sanità pubblica».
Il dottor Riccardo Brachet Contul non ha risparmiato critiche alla politica «di tutti i colori dell’arcobaleno, non ci sono destra o sinistra, è evidente la volontà di destrutturare la sanità pubblica».
Il dottor Brachet Contul ha affrontato anche il tema della fuga degli infermieri «verso il privato o in Svizzera e il ricorso ai gettonisti.
Da 10 anni ripetiamo le stesse cose, chiedendo assunzioni, detassazione, risorse congrue.
Calano del 10% gli iscritti al corso di laurea in Infermieristica
«Per la prima volta registriamo il calo del 10% degli iscritti a Infermieristica – ha fatto presente il segretario di Nursing Up Claudio Delli Carri.
Eppure arrivano infermieri indiani, a Varese i paraguaiani, in Calabria i cubani.
E i nostri infermieri, considerati i più performanti e meglio preparati se ne vanno in Norvegia e negli Emirati Arabi dove, al di là di ciò che guadagnano hanno una qualità della vita dignitosa.
Una volta l’immigrazione sanitaria era dai Paesi dell’Est Europa, che oggi ci snobbano e vanno in Francia e Germania, dove guadagnano molto di più».
Proprio sulla qualità della vita si è soffermato il dottor Giovanni Donati, rilevando «i sacrifici, la pessima qualità della vita e la perdita di energia di tanti professionisti.
Essere ben pagati conta, ma conta anche una buona qualità della vita che qui non c’è».
Ancora un cenno sulla carenza di medici e dirigenti sanitari che mette a rischio la tenuta del sistema sanitario.
In Valle, il 30% di medici in meno di quelli necessari
I numeri elencati dal dottor Brachet Contul sono impietosi: a Neurologia sono rimasti due professionisti, gli altri sono a gettone; in Pronto Soccorso ci sono 4 gettonisti, in Geriatria sono rimasti in 6 su 13, Pediatria perderà altri due pediatri a gennaio, al concorso di Pneumologia si erano iscritti in 6 e non si è presenato nessuno.
Manca almeno un 30% dei medici, se consideriamo i gettonisti e gli specializzandi direi che siamo al 50%. Finirà che ci cureremo con Google» conclude amaro il dottor Riccardo Brachet Contul.
Nella foto in alto, da destra, Claudio Delli Carri, Riccardo Brachet Contul, Marcello Giudice, Giovanni Donati, Carlo Poti e Antonio Ciccarelli.
(cinzia timpano)