Lo Charaban 53, partenza in salita e finale col botto
Teatro Giacosa pieno e applausi calorosi per la "prima" de Lo Charaban ieri sera, repliche fino a domenica pomeriggio tutte esaurite
Breve, serrata, incisiva e divertente: l’ultima pièce della lunga serata di apertura chiude la prima de Lo Charaban numero 53 con il botto.
Teatro Giacosa pieno, come lo sarà sempre nelle prossime repliche grazie anche alla novità dei biglietti venduti online, per il debutto dei tre nuovi spettacoli della nota compagnia di teatro popolare, ieri sera, mercoledì 22 novembre.
Le tre nuove pièces
Parte un po’ in salita lo Charaban 53.
La Veretà, scritta da Laura Grivon, ha una narrazione che appare confusa, con qualche tempo morto che rallenta il ritmo e i tempi comici, non bastano le incursioni del créateur de moda Dous-Amèr a ravvivare la scena e forse la pièce sconta l’emozione del debutto per le quattro new entry (Joël Albaney, Andrea Cavagnet, Alice Gemelli e Valérie Marguerettaz) tutte insieme sul palco.
Dopo l’intervallo con Pierre André e Fréderic Avoyer, Matteo Fonte e Michel Juglair accompagnati per l’occasione dall’intramontabile Mile Danna, rotto il ghiaccio, lo spettacolo prosegue trovando il giusto ritmo con la commedia degli equivoci Tcheut in vacance (di Paola Vuyet).
Alla sola entrata in scena di Elena Martinetto, il pubblico inizia a ridere di gusto, la coppia con Fabrizio Jacquin, Carletto e Anita, dei due valdostani in vacanza a Miami Beach funziona come novelli Sandra e Raimondo e convince anche il contraltare con i Barbie e Ken de no-s-atre (Elisa Pieiller e Christian Brunod), la coppia moderna, sul pezzo e soprattutto nel posto giusto.
La seconda pausa musicale è affidata a Les Tsantavèio di Chambave, gruppo corale che debutterà con un primo disco a febbraio insieme a I Ragazzi del Villaggio.
Con Le Tramamoublo, terza pièce dell’edizione 53, Lo Charaban fa pieno centro.
Si ride di gusto praticamente per tutto lo spettacolo. Semplice e al tempo stesso geniale l’idea della scenografa Eleonora Rasetto, sapientemente scritta da Paola Vuyet: portare in scena il retroscena.
Il retroscena de Lo Charaban sono i tramamoublo, i macchinisti che smontano e rimontano le scenografie e ai quali spesso capitano inconvenienti che la compagnia si sforza di mascherare.
Per la prima volta il pubblico vede tutto a scena aperta con avvitatori che smettono di funzionare e costringono un povero Sisto (strepitoso Manuel Baravex) a farsi “invisibile” e trasformarsi in portalampada, attaccapanni che si rompono e vengono sostituiti al volo da Gaspar (Wanner Orsi), un attore che ha evidentemente alzato il gomito (Fabrizio Jacquin) il tutto tra la disperazione del dirèiteur (un Michel Celesia che assomiglia tanto al suo predecessore) e la scenografa (Valérie Marguerettaz).
La satira e il ricordo
A intervallare le pièce tornano gli sketch del direttore e Manuel Baravex che rispolverano la panchina ispirata ad Ale e Franz di Zelig vista lo scorso anno, con tanto di temibile cane Tyson, che il pubblico aveva tanto apprezzato.
Baravex e Celesia si punzecchiano e approfittano per lanciare stoccatine su piste ciclabili, Speed Opening e Area megalitica dove bisognerebbe proprio inventarsi qualcosa, tipo una finale di tsan!
La prima de Lo Charaban 53 si era aperta con il benvenuto al pubblico e il tradizionale lungo elenco di ringraziamenti del direttore Michel Celesia che ha voluto ricordare chi non c’è più.
Il ricordo commosso quest’anno va a Lauro Pont, uno di loro, un di Charaban, uno con cui era Charaban tutto l’anno.
(erika david)