Violenza sulle donne, Manfrin: «Non tutti gli uomini sono dei criminali»
Lo ha detto in aula consiliare, intervenendo nel dibattito innescato dalle comunicazioni del presidente Bertin che, parlando della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, aveva evocato il femminicidio di Giulia
Violenza sulle donne, Manfrin: «Non tutti gli uomini sono dei criminali». Lo ha detto in aula, intervenendo nel dibattito innescato dalle comunicazioni del presidente Bertin che, parlando della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, aveva evocato il femminicidio di Giulia Cecchetin.
«Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.Purtroppo è proprio in questi giorni che è stata strappata alla vita la giovane Giulia Cecchettin, ennesima vittima della violenza sulle donne. Oggi, purtroppo Giulia diventa il simbolo di quella violenza: una giovane donna cui è stato negato il futuro; una giovane donna che riporta tutti noi alla dura realtà delle statistiche dei femminicidi». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, in apertura dei lavori dell’Assemblea valdostana.
Ha proseguito: «Una realtà ancora troppo presente e in aumento cui va data una risposta, non soltanto nelle regole ma anzitutto nell’educazione e nella sensibilizzazione. A nome dell’Assemblea, esprimo la nostra vicinanza alla famiglia e raccogliendo l’invito della sorella Elena, rompiamo il silenzio, muoviamoci contro l’apatia. Bisogna parlare di questi temi, perché è anche così che si combatte la violenza».
Gli interventi
Chiara Minelli (Pcp) nel suo intervento ha ricordato che «l’ultimo femminicidio in ordine di tempo è l’uccisione di Giulia Cecchettin che arriva a ridosso di questa celebrazione, ma vorrei anche che non si dimenticasse che ci sono altre 104 vittime registrate in meno di un anno: una strage, indegna in un paese civile. È importante arrivare in tempi brevissimi ad una revisione della normativa, il più possibile condivisa, che dobbiamo sostenere in tutti i modi anche attraverso l’espressione del nostro Consiglio regionale».
Per Andrea Padovani (Fp-Pd): «È la costruzione sociale patriarcale e maschilista che va distrutta, per costruirne una nella quale donne e uomini abbiano lo stesso valore. Filippo Turetta è, come noi, figlio di una società patriarcale e maschilista che pensa alla donna come un oggetto da possedere». E ha aggiunto: «Il nostro compito, il compito della politica ma anche nostro personale, è quello di crescere uomini per i quali le donne non siano un corpo da possedere, che sappiano che le donne non devono ubbidire ai “propri uomini” e non possono essere costrette a fare alcunché, che siano coscienti che non possono limitare la loro libertà e violare la loro privacy. Questo c’è nel piano regionale di contrasto alla violenza di genere approvato da questo consiglio solo pochi mesi fa. Questa è la responsabilità che abbiamo come amministratori pubblici».
Punta il dito contro Padovani il capogruppo della Lega Andrea Manfrin per il quale è inaccettabile «buttarla in caciara. Oggi bisogna dare voce a chi non urla non fa scenate come i padri di Giulia e Filippo che si mostrano composti nel loro dolore. Gli uomini non sono tutti dei criminali, qui c’è un criminale che si chiama Filippo. Il nostro paese è pieno di uomini e donne che si rispettano. Ci sono, certo, le tragiche eccezioni e queste noi dobbiamo contrastare. A chi grida contro il patriarcato dico dove sta. Mentre cala il silenzio sul patriarcato della jihad. Vedo padre e madri deboli che lasciano ragazzini di 13 anni in discoteca fino a notte fonda, che hanno timori nel varcare la soglia delle stanzette dei propri figli. Parliamo di questi argomenti. Questo è il tema ma i maschi non sono tutti potenziali stupratori e assassini. I femminicidi non sono né di destra né di sinistra».
Per Luca Distort (Lega) «Il maschio violento è arrogante, un maschio viziato che non è stato educato a gestire un no. È un maschio debole che non è figlio di una società patriarcale. Io ricordo mio nonno e mio padre che erano uomini forti, stabili e affidabili. Forse è meglio rispolverare un modello come quello del cavaliere.
Corrado Jordan (Av-VdA Unie) nel suo intervento in aula ha sottolineato: «Dobbiamo agire affinché le donne possano vivere libere dalla paura in sicurezza e in libertà. Bisogna educare al rispetto e alla parità. Dobbiamo lavorare perché la mitezza diventi un valore premiante. Serve una cultura delle pari opportunità e del rigetto della violenza».
Per Mauro Baccega (FI) «Giulia è l’emblema di questo momento che deve vedere tutte le forze in campo – famiglia, scuola, politica, giustizia – lavorare insieme. Le leggi ci sono e vanno applicate: occorre inasprire le pene. Ci sono persone malate che vanno curate e gestite. Il genere maschile non è la malattia della società. Non è così».
Il presidente della Regione Renzo Testolin ha espresso «un sentimento di dolore che impone un silenzio di riflessione e un’azione coordinata. Le istituzioni hanno il dovere di trasmettere i giusti valori da affidare alla comunità affinché li possa elaborare in maniera positiva. Non servono grandi gesti, si può partire da piccole iniziative che hanno una loro ricaduta concreta sul territorio, come ad esempio quella del “bullizzometro” un progetto per le scuole, realizzato dalla Regione in collaborazione con le forze dell’ordine: un percorso di condivisione di valori basati sul rispetto e l’aiuto nei confronti di chi è più debole».
(da.ch.)