Aosta megalitica, riapre parco archeologico con un nuovo percorso tra dolmen, stele, tombe e orme
Domani e domenica, 11 e 12 novembre, in occasione della festa di Saint Martin de Corléans visite guidate all'Aosta megalitica e spettacoli musicali con la Sfom
Aosta megalitica.
Il parco archeologico di Saint-Martin-de-Corléans cambia nome e da domani, sabato 11 novembre, riapre al pubblico con una due giorni di visite guidate gratuite in occasione della festa patronale del quartiere.
Le origini dell’Aosta megalitica
L’Aosta megalitica di oggi è il frutto di una sfida lanciata negli anni Ottanta, come ha ricordato la soprintendente ai beni culturali Cristina De La Pierre nella conferenza stampa di presentazione del nuovo allestimento.
Dopo i primi ritrovamenti nel 1969, durante gli scavi per la realizzazione di nuovi condomini, e l’acquisizione del terreno da parte dell’amministrazione regionale, si sono susseguiti 20 anni di campagne di scavo condotte dall’archeologo Franco Mezzena, durante le quali emergeva lentamente un patrimonio dalla ricchezza e l’importanza inestimabile, e la necessità di rendere fruibile questo patrimonio alla città e ai visitatori.
Dal 2007, periodo in cui inizia il progetto di allestimento del parco e del museo, «siamo tutti proiettati a farsì che questo luogo diventasse un museo vivo, impostato per durare nel tempo» spiega De La Pierre.
La prima inaugurazione dell’Area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans è del 2016, adesso la seconda, dopo un anno mezzo di chiusura per i lavori di rinnovamento e riallestimento.
La nuova Aosta megalitica
A raccontare il viaggio nel tempo lungo il nuovo percorso museale l’archeologo Gianfranco Zidda.
Prima di tutto il nuovo ingresso, con ampie vetrate, in posizione meno defilata rispetto a prima, più orientata verso il quartiere.
«La biglietteria già segna il passaggio tra la realtà esterna e il sito. Pareti di vetro isolano dai rumori esterni per permettere di concentrarsi su se stessi e quello che si andrà a vedere» spiega Zidda.
Un lungo ponte con fotografie che riportano la cronologia dei reperti e con feritoie per primo sguardo sull’area che sta più sotto, 4 metri sotto il livello della strada, conduce alla rampa del tempo, il corridoio discendente dove sono proiettate una sequenza di date, da oggi, fino agli ultimi secoli del V millennio a.C., accompagnate da riproduzioni di ritrovamenti contemporanei in varie parti del mondo.
Al termine della rampa si arriva al vecchio cuore del parco archeologico che adesso, sottolinea Zidda, «ha più cuori».
Una grande navata custodisce le strutture preistoriche, dalla fine del Neolitico all’età del Bronzo Antico, con il grande dolmen che svetta al centro, le arature, i pozzi, le buche di palo, il tumulo funerario.
Un gioco di luci simula il sorgere e il tramontare del sole.
Il percorso prosegue nella sala immersiva con la proiezione su una parete avvolgente di immagini che illustrano le cinque fasi preistoriche riconosciute nel sito, accompagnate da Saint-Martin-de-Corléans, l’inno composto dal violoncellista Giovanni Sollima per il sito.
«Dalle stele è ricominciata la nuova rivoluzione dell’area Saint-Martin-de-Corléans – dice Zidda -, una sala di 8 metri di altezza ripropone l’allineamento delle 46 stele con criteri astronomici»
«Un caso unico – sottolinea l’archeologo -, nessun altro sito ha una ricchezza tale. Abbiamo voluto ricreare il santuario originale di 4500 anni fa fino al 1500 a.C., con stele antropomorfe che via via sono sempre più ricche di decorazioni e dettagli, in un vero e proprio rinascimento artistico delle stele».
Si prosegue tra età del Rame e del Bronzo, dove a condurre la visita è l’archeologa Alessandra Armirotti che racconta con emozione il ritrovamento dei segni di arature e delle incredibili orme umane risalenti al II millennio a.C., persone diverse, la più alta di circa 175 centimetri, che indossavano calzature simili a babbucce, uno dei quali, camminando accanto al solco di una canaletta, è scivolato nel fango imprimendo ancora meglio la traccia del suo passaggio.
In una teca è esposto anche il corredo che ha dato il via a tutto il complesso dell’area megalitica, «di un verde brillante spiccava nella terra della benna di una delle ruspe al lavoro nel 1969» racconta Armirotti.
Sono 736 i reperti esposti e tutti ritrovati nel sito.
Dell’epoca romana sono i resti riportati alla luce di un edificio rustico, una fattoria con vari oggetti di uso quotidiano e la necropoli con 40 tombe tutte con ricchi corredi funerari, tra le quali la tomba regina, la numero 11, quella dello scriba Marco Flavio Severo dove si possono ammirare gli strumenti della sua professioni tra cui uno strumento di calcolo di cui esistono solo 3 esemplari al mondo e quello meglio conservato è proprio qui.
La visita termina nell’epoca medievale, raccontata dall’archeologo Gabriele Sartorio, con pochissime testimonianze, dove si possono vedere reperti di utensili realizzati con la pietra ollare proveniente da diversi giacimenti della Valle d’Aosta, fino al bicchiere dei santi e alla linea del tempo realizzata con i ritrovamenti di monete, dalle più antiche fino a quelle in circolazione nel periodo sabaudo.
Le nuove sale per il pubblico
Il percorso museale è poi arricchito da alcune zone pensate per il benessere del pubblico.
Una zona relax con materiali lignei, poltroncine e un’ampia vetrata che si affaccia sull’area più antica; un’area di 700 metri quadri pensata per mostre temporanee che facciano vivere il museo e creino una comunicazione continua, uno spazio in grado «di attrarre personalità artistiche che abbiamo voglia di lavorare su temi dell’area megalitica» spiega la soprintendente De La Pierre, e ancora una sala civica, «punto di unione tra quartiere, città di Aosta, regione e sito».
Aosta megalitica e gli aostani
L’apertura dell’area megalitica era stata accolta, nel 2016, con un sentimento di grande attesa e curiosità dagli abitanti del quartiere, ma anche da tutti gli aostani e i valdostani.
Adesso, dice la soprintendente, «penso si debba lavorare di più per coinvolgimento diretto e dinamico della popolazione, per far sì che cittadinanza senta questo luogo più proprio».
Secondo la soprintendente la popolazione nutre nei confronti del sito «amore e non odio ma diffidenza, distacco, quasi una voglia di non farsi troppo coinvolgere per paura di non comprendere».
Gli appuntamenti
Proprio perché è un sito complesso e di difficile comprensione sono state organizzate in occasione della riapertura e fino a dicembre diverse visite guidate e appuntamenti.
In occasione della riapertura, nelle giornate di domani, sabato 11 e domenica 12 novembre, saranno proposte visite guidate gratuite dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18, a cura degli archeologi della Soprintendenza per i Beni e le attività culturali.
Da lunedì 13 a domenica 19 novembre, per tutta la prima settimana di apertura, saranno organizzate visite accompagnate gratuite con orario continuato 10-18.
Inoltre, sabato alle 21 e domani 18.30 la Sfom eseguirà il brano originale composto appositamente per l’Area dal violoncellista Giovanni Sollima. Prenotazioni 348 3976575 (h. 9-13).
A cadenza settimanale, un ricco calendario di appuntamenti rivolti ad adulti e bambini fino a fine dicembre 2023: évènements mégalitiques con conferenze, attività ludico-didattiche, approfondimenti e visite guidate con sperimentazione della realtà virtuale grazie a particolari visori VR.
(erika david)