Mense scolastiche Aosta, assistenti sul piede di guerra: «il bando fa acqua da tutte le parti»
Un altro capitolo 'caldo' sul fronte mense scolastiche: voce alle dipendenti della cooperativa Medihospes, che gestisce il servizio in associazione temporanea di impresa con Vivenda
Mense scolastiche Aosta, assistenti sul piede di guerra: «il bando fa acqua da tutte le parti».
«Questo appalto fa acqua da tutte le parti. Così è difficile lavorare e i genitori hanno ragione, noi siamo dalla loro parte, è ora di farsi sentire tutti uniti».
Le assistenti alle mense scolastiche del comune di Aosta, dipendenti della cooperativa Medihospes, in ati con Vivenda, sono sul piede di guerra e non le mandano a dire, anche perché non ci stanno a venire additate per le loro presunte mancanze.
Insomma, si apre un altro fronte nel caldissimo tema delle mense scolastiche.
Già un paio di settimane fa, Gazzetta Matin aveva riportato a galla il problema a seguito della denuncia di un genitore, in particolare per il menù e per il fatto che i bambini, sostanzialmente, non mangiassero.
Era arrivata la risposta dell’assessore Samuele Tedesco, che aveva promesso un cambio di registro per gennaio.
Questa settimana, però, la protesta è salita di livello.
Mense scolastiche: ‘sciopero’ alle Einaudi
Alle Einaudi le famiglie hanno deciso di “scioperare”, tanto che molti bambini giovedì e venerdì non si sono proprio presentati in mensa.
Le rimostranze si sono unite alle solite lamentele sul menù, sui piatti, ma hanno anche colpito il lavoro delle assistenti.
Sul piede di guerra
Proprio le assistenti, però, non ci stanno a vedere denigrata la loro professionalità e hanno così deciso di vuotare il sacco.
Le dipendenti di Medihospes sono dei fiumi in piena e restituiscono uno scenario a tratti desolante, fatto di carenza di personale, rapporto 1/18 con i bambini raramente rispettato, paghe quasi da fame (9.67 euro lordi l’ora) e vari annessi e connessi.
«I genitori se la prendono con l’assistenza e con il nostro lavoro, ma non sanno come sta la situazione: siamo in difficoltà, il bando fa acqua da tutte le parti e noi facciamo quel che possiamo».
Le cose che non vanno sono tante.
«Noi lavoriamo dalle 12.10 alla ripresa delle lezioni e in questo frangente diamo assistenza ai bambini, li aiutiamo a mangiare e poi organizziamo delle attività».
Aule chiuse e zero materiali
Ma qui emergono i primi problemi. Gli spazi mancano, le aule sono chiuse, qualche sfogo c’è magari all’esterno, ma spesso si è costretti a stare in corridoio. Inoltre, manca il materiale.
«Compriamo noi i pennarelli, i fogli, i palloni, addirittura i cerotti – esclamano furibonde -.
E ci si stupisce se non si fanno i lavoretti: non abbiamo nemmeno dei banchi da utilizzare».
Accuse sono arrivate anche sulla mancata competenza. «Tantissime assistenti di lungo corso, quasi la metà, se ne sono andate – spiegano ancora -. Quelle rimaste provano a formare le nuove arrivate, perché nessuno si occupa di loro.
Inoltre, non abbiamo dei referenti, non sappiamo con chi parlare e persino quando qualcuna deve mettersi in mutua non sa a chi inviare le pratiche».
Numeri risicati
Mancano poi i numeri.
«Il rapporto dovrebbe essere 1 a 18, ma spesso ci si trova anche con trenta bambini, per forza che a volte si decide di farli stare seduti – rintuzzano -. Chi si prende la responsabilità»?
Il tutto per una paga di 9.67 euro l’ora.
«È frustrante – concludono -. Non abbiamo nemmeno fatto una riunione organizzativa.
Oramai lo facciamo quasi solo per passione e questo è l’apprezzamento?
Noi siamo d’accordo con i genitori e, anzi, diciamo loro di unire le forze e farsi sentire. Così non va bene e anche la questione del cibo è assurda: i bambini non mangiano e buttiamo interi sacchi di roba».
Le visite e le ispezioni dicono altro.
«Si sa chiaramente quando qualcuno arriva a mangiare – aggiungono -.
Lo vedi dal cibo e dal fatto che anche noi siamo al completo. Non c’è davvero niente che vada come dovrebbe».
Le parole dell’assessore
La situazione è tesa e l’assessore all’Istruzione, Samuele Tedesco, prova a tirare le fila.
Il 18 ottobre, intanto, si è svolta la prima riunione della Consulta delle mense, dove peraltro erano presenti solamente due rappresentanti dei genitori su cinque.
Un incontro non così positivo.
Da un lato, la strategia comunicativa presentata da Vivenda è stata bocciata con quattro voti contrari (compreso quello dell’assessore).
Dall’altra è stata però approvata la waste analysis, per avere dati certi sui consumi dei ragazzi.
«Abbiamo espresso parere negativo perché la strategia era poco chiara, mancava di cronoprogramma e non prevedeva attività educative e di confronto con i genitori – spiega Tedesco -.
Ora, comunque, abbiamo deliberato di incontrare le famiglie di tutte le istituzioni per analizzare gli scarti e fare assaggiare varie preparazioni per ragionare sulla sostituzione di alcuni pasti. Inoltre, ragioneremo sui progetti di educazione alimentare senza perdere di vista l’idea della mensa come spazio scuola».
Il discorso assistenti è delicato.
«Abbiamo disegnato un appalto che prevede un certo tipo di formazione e di professionalità, un percorso di attività da far svolgere e altri aspetti importanti – ricorda Tedesco-.
Siamo informati sulla situazione, visto che riceviamo continue lamentele e l’apparato amministrativo sta valutando in maniera continuativa eventuali inadempimenti della ditta.
Purtroppo sono aspetti tecnici e noi, su tante cose, abbiamo le mani legate come parte politica».
(alessandro bianchet)