A Tel Aviv sotto i missili di Hamas: l’incubo di un valdostano in vacanza
Mentre era in spiaggia, Giuseppe Alessandro Farinella, ha assistito all'attacco del gruppo radicale allo stato ebraico: «Ho iniziato a vedere i missili scoppiare in aria e in cielo». Nel video la sua testimonianza da Tel Aviv
Riproponiamo l’articolo pubblicato lunedì 9 ottobre su Gazzetta Matin.
TEL AVIV – «All’inizio non eravamo preoccupati, ci sembrava fosse un’allerta, ma non una cosa grave. Poi, sulla spiaggia, quando ho iniziato a vedere missili scoppiare in acqua e in cielo un po’ di timore c’è stato».
Sono le parole di Giuseppe Alessandro Farinella – titolare di un bar e gestore dell’area sportiva a Champoluc – che era in vacanza a Tel Aviv, quando, sabato, è partita la pioggia di 5.000 missili su Israele da parte di Hamas che ha causato 1300 morti e 2700 feriti (bilancio aggiornato a giovedì 12 ottobre).
Un attacco che, secondo Mohammed Deif, capo dell’ala militare dell’organizzazione politica e paramilitare palestiene, è una reazione «alla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme» e ci sarebbe la volontà di «mettere fine ai crimini di Israele».
Il racconto dell’attacco di Hamas
Farinella – che in Valle d’Aosta è molto conosciuto anche nel mondo del calcio, per i suoi trascorsi sulle panchine di Evançon, Charvensod e Chambave – si trovava nella città israeliana insieme alla sua compagna. «Abbiamo fatto un giro di alcuni giorni in Israele e venerdì siamo tornati a Tel Aviv, perché poi lunedì avevamo il volo di rientro – racconta -. Sabato mattina, verso le 7 eravamo in albergo e siamo scesi nella sala delle colazioni, quando abbiamo iniziato a sentire le sirene e delle esplosioni fortissime. Il ragazzo dell’albergo ci ha detto di andare nella safe room immediatamente, eravamo una trentina di persone. Dopo un’oretta ci hanno fatto risalire e abbiamo potuto mettere il naso fuori. Vedendo tante persone girare tranquillamente, abbiamo deciso di fare anche noi una passeggiata sul lungomare».
Poco dopo, nuovi attacchi dal cielo. «A un certo punto abbiamo sentito di nuovo le sirene e le esplosioni, si vedevano le scie in cielo, c’era gente che scappava e altri che invece erano tranquilli e filmavano l’accaduto – prosegue -. Inizialmente non abbiamo avuto paura, sembrava un’allerta, ma non una cosa grave».
La fuga in aeroporto
E ancora, dopo le esplosioni, la corsa in aeroporto, quello di Tel Aviv, l’unico rimasto aperto.
In serata, quando sembrava esserci la possibilità di lasciare il paese, nuove esplosioni e la chiusura dello scalo. Domenica mattina, il finale di vacanza da incubo di Farinella e della compagna arriva all’epilogo: ripresa dei voli e la possibilità di imbarcarsi per l’Europa, anticipando di un giorno il rientro.
«Sabato quando ci sono stati i nuovi attacchi ci hanno fatto mettere in un bunker dell’aeroporto, ma ci hanno fatto uscire quasi subito – conclude -. Era veramente il delirio, poi finalmente domenica siamo riusciti a prendere l’aereo».