Leonardo Sinopoli alla Royal Academy di Londra per Marina Abramović
Il performer aostano è stato scelto nuovamente dallo staff dell'artista serba nella grande mostra inaugurata il 23 settembre e aperta fino al 1º gennaio 2024
Seduto sul sellino di una bici, nudo, braccia e gambe aperte, sospeso in alto, incorniciato da un rettangolo di luce.
Leonardo Sinopoli è Luminosity di e per Marina Abramović.
Il performer aostano torna alla corte di Marina, madre e regina della performance art, che lo ha voluto per la grande mostra curata da Andrea Tarsia, alla Royal Academy of Arts di Londra.
Un’istituzione dentro un’istituzione.
Marina Abramović è la prima artista donna a varcare la soglia della Royal Academy nei suoi 255 anni di storia con una propria personale.
E tra i giovani performer che, letteralmente, presteranno il proprio corpo, la propria sensibilità e la propria energia per far rivivere le performance più importanti che hanno costellato i 50 anni di carriera dell’artista serba c’è anche Leonardo Sinopoli, classe 1998, di Aosta.
Leonardo aveva già lavorato con Abramović cinque anni fa, nell’esposizione The Cleaner, allestita a Palazzo Strozzi di Firenze.
«Il lavoro per Marina non si ripete mai, mi ritengo fortunato, è un privilegio lavorare per un’istituzione come lei all’interno di un’altra istituzione come la Royal Academy» dice Sinopoli.
«La prima volta avevo 19/20 anni, ora affronto questo lavoro con un’altra testa, con più consapevolezza del mio corpo – racconta -. Il mio percorso è cambiato drasticamente dopo quell’esperienza, ha dato una svolta alla mia vita. Prima ero un danzatore del Nuovo Balletto Di Toscana, ora ho trovato un mio personale linguaggio».
La preparazione
I lavori con Marina Abramović iniziano con un workshop di una settimana a Belgrado.
Una settimana di digiuno e silenzio con quaderno per scrivere i propri pensieri.
«“Non mangiate, non parlate”. Due delle tante imposizioni alle quali abbiamo dovuto sottostare durante il workshop di preparazione alle performances di Marina Abramović. Non mangiare e non parlare per una settimana. La tecnologia non ci poteva aiutare, il senso del tempo era un interrogativo scandito dai ripetitivi esercizi del metodo Abramović. Una settimana sfibrante, di digiuno e silenzio. Ma è in quel silenzio che ho potuto lavorare su me stesso, senza il permesso di parlare con nessuno ho iniziato ad appuntare pensieri su carta. Le parole prendevano pian piano forma e giorno dopo giorno ne capivo sempre più l’importanza. Imparare a superare i proprio limiti, mentali e fisici, era questo l’obbiettivo da raggiungere. Sono soddisfatto di avere superato quel traguardo e consapevole di poter affrontare con tenacia le mie future fragilità. L’Arte. L’Arte con la A maiuscola. L’Arte di emozionare e di fare emozionare. Questo è quello che le performances di Marina Abramović mi hanno insegnato, un sapere che custodirò per tutta la vita»
Con queste parole Leonardo aveva descritto la sua esperienza nel primo workshop per preparare The Cleaner a Palazzo Strozzi.
«Cinque anni dopo sono ancora qui ad emozionarmi come la prima volta. Mi sento così fortunato» aggiunge.
La retrospettiva alla Royal Academy of Arts
La retrospettiva inaugurata il 23 settembre alla Royal Academy of Arts ripercorre 50 anni di carriera di Marina Abramović con sculture, video, installazioni e, naturalmente, performance.
Vengono riproposte The Artist is Present con filmati d’archivio mentre nuovi giovani performer prestano il proprio corpo per opere come Imponderabilia (un uomo e una donna in piedi uno di fronte all’altro, nudi, a creare una porta umana attraverso la quale passano i visitatori), Nude with Skeleton (un uomo o una donna, nudi, sdraiati coperti da uno scheletro), The House with the Ocean View, Luminosity.
Opere fisiche, d’impatto, che non lasciano indifferenti.
«Marina non è una pittrice – sottolinea Sinopoli -, è la madre della performance art, che esprime concetti e arte utilizzando il proprio corpo».
In particolare Leonardo Sinopoli nelle settimane di apertura della mostra performa Luminosity, Nude with a Skeleton e Imponderabilia.
«Luminosity l’ho adorata – racconta -. Emotivamente è molto forte. È una performance di Marina ma diventa mia. Luminosity in quel momento sono io e questa possibilità di fare nostra una sua opera è molto generoso da parte sua».
«Sto scoprendo i miei limiti mentali, non tanto quelli fisici: arrivare a un certo punto e pensare non ce la faccio e poi, superarlo».
«In Luminosity sono sospeso su un sellino, sembra di guardare un quadro, ma non c’è. La presenza del pubblico è fondamentale, è vitale. Quando sono lì mi capita di perdermi nei miei pensieri e poi ritrovare il focus davanti a me, ritornare al presente» spiega.
«Imponderabilia cambia ogni volta, è fondamentale la reazione del pubblico che ci passa attraverso. Mi chiedono spesso se non provo imbarazzo a stare lì, nudo. Ma questo è il mio lavoro, l’imbarazzo è più del pubblico».
Quando vedere le performance di Leonardo Sinopoli
La mostra è aperta tutto il giorno e tutti i giorni ma i performer non potendo reggere questi sforzi troppo a lungo, si alternano più volte nell’arco della giornata e delle settimane.
«Performerò Imponderabilia tre volte a settimana, il 5 novembre riproporrò Luminosity, l’11 e 14 novembre Nude with Skeleton».
Per conoscere orari e giorni esatti è possibile contattare l’artista valdostano su Instagram (@leonardo_sinopoli).
Non solo performance art
Leonardo Sinopoli, che due anni fa vinse l’Arte Laguna Prize di venezia con la sua performance 331, say their names e che iniziò come ballerino, ha recentemente lavorato anche a teatro.
Con la compagnia Ergosum, diretta da Alessandra Pizzi, con l’attore Enrico Lo Verso, nel mese di luglio abbiamo portato in tournée Apologia di Socrate, avevo già lavorato con loro per Canova – tra mito e bellezza – racconta l’artista -. Apologia di Socrate porta in scena non solo il caso di Socrate ma alcuni degli errori di casi giudiziari tra cui Enzo Tortora e Sacco e Vanzetti».
«La direttrice della compagnia mi ha preso un po’ sotto la sua ala e mi ha dato la grande opportunità di riprendere la mia performance Say their names in apertura di spettacolo, riscrivendo – anziché i nomi delle persone transgender assassinate – quelli delle persone coinvolte in clamorosi errori di casi giudiziari. Una contaminazione di linguaggi tra performance e teatro».
(erika david)