Caccia agli errori: la passione di Roland Martial per la toponomastica
Lo studente valdostano ha fondato il Comité Nos Accents, per proteggere i toponimi valdostani
Caccia agli errori, la passione di Roland Martial per la toponomastica.
Riportiamo l’intervista di Gazzetta Matin per la rubrica ‘I protagonisti del futuro’ che racconta storie di giovani che sanno eccellere hors frontières.
Roland Martial, ventiseienne originario di Aosta, conseguito il diploma al liceo francese di Torino, si laurea in relazioni internazionali a Sciences Po Parigi nel campo di Reims.
Lungo il suo percorso intraprende un anno di scambio alla George Washington University (Washington DC), in seguito si sposta a Parigi per frequentare un master in Sicurezza internazionale alla scuola degli affari internazionali di Sciences Po (PSIA).
Nel frattempo coltiva una sua grande passione, la toponimia.
Come è nato questo tuo interesse per la toponomastica?
«Ogni volta che ero interrogato sulle mie origini mi sono sempre impegnato a descrivere le particolarità linguistiche e culturali della Valle d’Aosta: il nostro microclima linguistico, che conta quattro lingue storiche, è una rarità in Europa.
Tolto il Lussemburgo, le regioni dove coesistono tre o più lingue storiche sono una vera rarità.
«Patrimonio linguistico fragile»
Questo per noi è scontato, e tornando in Valle d’Aosta mi sono reso conto di quanto il nostro patrimonio linguistico sia fragile.
Nonostante i tentativi di preservare i toponimi da parte delle autorità valdostane con leggi e inchieste, i nomi utilizzati per definire campi, fiumi, villaggi e montagne si stanno lentamente omogeneizzando e la loro grafia originale si sta perdendo: entrando a Pré-Saint-Didier, per esempio, si legge Pre’ Saint Didier su un cartello della statale.
Da qui l’idea di cominciare a esplorare quanto fosse esteso questo problema e se fosse sintomatico di qualcosa di più grande.
Penso che una regione che ha competenze esclusive sulla toponomastica del proprio territorio dovrebbe anche essere capace di preservarla e di farla rispettare».
La nascita del Comité Nos Accents
Da dove nasce l’idea di un comitato per proteggere la toponomastica valdostana?
«Poco a poco, discutendo con altri valdostani, ci siamo resi conto che il fenomeno di degrado della toponomastica vigente impatta.
Non si tratta solo dei cartelli degli enti pubblici ma anche di mappe online come Google Maps o Apple Maps.
Da qui nasce Comité Nos Accents, un comitato il cui nome richiama i molteplici accenti valdostani, per meglio capire la dimensione del problema e per sensibilizzare il pubblico al bisogno di conservare, proteggere e rispettare una toponomastica storica che è testimone di un patrimonio culturale e linguistico alpino, ricco ed unico».
Quali sono i principali lavori svolti dal comitato fino ad oggi?
«Usando fonti di intelligenza aperta come Google Street Maps, abbiamo recensito la maggior parte dei cartelli stradali valdostani non conformi alla toponomastica ufficiale.
Adesso il lavoro prosegue: stiamo costituendo una rete di attori locali che ci permettano di sensibilizzare i Comuni alla necessità di preservare questo patrimonio ed abbiamo contattato gli enti principali che abbiamo identificato come prioritari.
Fino ad oggi, siamo riusciti a ristabilire la grafia corretta di 15 Comuni su Google Maps e di 9 Comuni su Apple Maps, da Châtillon a Verrès passando per Rhêmes-Notre-Dame».
Avete dei progetti in cantiere?
«Il Comité prevede di pubblicare i risultati dell’indagine a dicembre.
Questi saranno diffusi alle autorità locali e alla stampa e rappresenteranno la prima indagine regionale indipendente sullo stato di conservazione dei toponimi della nostra regione.
Formuleremo anche delle proposte e possibili soluzioni da adottare per arginare il fenomeno dell’erosione del patrimonio toponomastico e per migliorarne la conservazione.
Inoltre, stiamo lavorando per organizzare dei colloqui con regioni che hanno una toponomastica diversa dal contesto culturale nazionale o plurilingue per vedere quali possibili insegnamenti si potrebbero applicare al contesto valdostano».
«Specchio della ricchezza di casa nostra»
Quali sono le principali opportunità e sfide che vedi nell’ambito della toponomastica per la nostra regione?
«La digitalizzazione ha portato a una proliferazione di attori che definiscono come si chiamano i luoghi e la sfida per la Valle d’Aosta è far sì che gli sforzi di conservazione non si limitino al mondo fisico ma anche al mondo digitale.
Una toponomastica corretta e precisa è importante: è uno specchio della ricchezza culturale valdostana.
Una toponomastica corretta è un segno vitale che questo patrimonio è gestito ed è in buone mani, simbolo di una regione che è padrona del proprio territorio e che dà i propri nomi ai propri luoghi.
La toponomastica si studi a scuola
Per migliorare la cura della nostra toponomastica bisogna integrarne la conoscenza nell’ambito scolastico, non solo nel funzionamento delle pubbliche amministrazioni: bisogna sensibilizzare i più giovani e spiegare loro l’origine dei vari nomi per preservare la storia racchiusa nel particolarismo dei nostri toponimi».
Prevedi un ritorno in Valle d’Aosta?
«I miei studi mi portano ad affrontare problemi globali ma questo non mi impedisce di rimanere implicato nelle vicende valdostane né di utilizzare la Valle d’Aosta come base d’approdo».
Nella foto in alto, Roland Martial.
(giulia calisti)