Consiglio Valle: il governo si impegna ad affrontare le discriminazioni sessuali
Accolta la mozione di Pcp per «un percorso istituzionale anche con le realtà locali volto alla sensibilizzazione del territorio su temi riguardanti le discriminazioni derivanti dell'orientamento sessuale, valutando in tale percorso la possibile adesione alla alla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere»
Consiglio Valle: il governo si impegna ad affrontare le discriminazioni sessuali. Passa la mozione – emendata – di Pcp che impegna il governo a «intraprendere un percorso istituzionale anche con le realtà locali volto alla sensibilizzazione del territorio su temi riguardanti le discriminazioni derivanti dell’orientamento sessuale, valutando in tale percorso la possibile adesione alla Ready». Ready è la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (R.E.A.DY).
L’apertura del governo
Nel suo intervento il presidente della Regione Renzo Testolin ha argomentato: «Bisogna avere contezza del percorso e delle ricadute. Se possiamo prevenire le discriminazioni è meglio e per la sensibilizzazione contiamo sulle forze dell’ordine. In quest’ottica proponiamo un emendamento. Chiediamo di eliminare il primo punto dell’impegnativa e di riformulare il secondo. Crediamo sia un compromesso al quale tutti potremmo aderire».
Pcp ha accolto la proposta emendativa.
No della Lega
Motiva così il no della Lega il capogruppo Andrea Manfrin: «Quando il Comune di Aosta, unico in tutta la Valle d’Aosta, decise di aderire a questa rete non approfondii. Ad aderire è una serie di soggetti istituzionali come Comuni, Province, Regioni ma anche i municipi e le autonomie comunali, i consiglieri di parità e altri ancora. Contandoli sono 10.000 mila gli ipotetici aderenti ma in realtà sono 300 effettivi in gran parte dell’Emilia Romagna e della Campania, notoriamente amministrate dalla sinistra. Questa non è altro che un’adesione politica. Il succo della vostra richiesta è di garantire l’uguaglianza per tutti. Bene a garantirla è l’articolo 3 della Costituzione. Obiettivamente non riteniamo che la Regione possa prendersi questo impegno».
Per il leghista Simone Perron «nell’ordinamento del nostro mondo liberale è tutelato il diritto degli individui. Queste sono le lobby della sinistra che certamente sono consentite in democrazia. C’è anche l’articolo 24 delle Costituzione che recita ”tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Cercate solo di erodere spazi pubblici per i vostri interessi».
«Mi stupisce il ripiegamento del governo su una richiesta ispirata a una dottrina e si piega alla lobby LGBT» ha stigmatizzato Luca Distort (Lega), aggiungendo: «sarete complici dell’incremento della burocrazia e dimostrate di non credere nelle istituzioni, magistratura in primis e forze dell’ordine a seguire. Piuttosto guardate ai veramente fragili: i minori».
La replica
Chiara Minelli (Pcp) ha replicato: «Io ho ascoltato con attenzione l’elenco fatto da Manfrin che tirando le somme ha parlato di 300 aderenti. Mi viene da dire: ”bene bisogna fare crescere la rete e quindi aderire”. Comunque le Regioni che hanno aderito sono 8 con un ampia casistica di orientamenti politici di chi le governa. Aderire alla rete è una manifestazione di civiltà».
Così la capogruppo di Pcp Erika Guichardaz nell’illustrare la mozione: «in Italia, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender spesso vivono situazioni di discriminazione nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa a causa del perdurare di una cultura condizionata dai pregiudizi. Per questo riteniamo sia molto importante l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere, sul piano locale, politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone LGBT, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi»
La maggioranza
Per l’assessore alle Politiche sociali Carlo Marzi «l’adesione alla rete si inserisce in un quadro più generale che si sta tratteggiando. La Regione sta operando su vari fronti. Nell’ambito della revisione delle normative esistenti e in vista di una nuova norma quadro si inserirebbe anche la richiesta avanzata da Pcp. È opportuno attendere l’emanazione di tutta una serie di provvedimenti e poi potremo procedere».
«Noi vogliamo, su un tema così importante, lavorare per approfondire ciò che ci viene presentato. Sicuramente puntiamo all’inclusività. Non vogliamo essere tranchant. È un tema da non banalizzare, da affrontare insieme ai giovani, negli ambienti di lavoro e nei luoghi di socializzazione. Non stiamo valutando l’adesione a una carta di intenti piuttosto vogliamo approfondire in ogni settore di nostra competenza. Io lo porterò al tavolo delle politiche del lavoro» ha chiarito l’assessore Luigi Bertschy.
(da.ch.)