Da Saint-Nicolas alla Nuova Zelanda: Annie aiuta i bambini disabili che non possono pagarsi le cure
La ventiseienne originaria di Saint-Nicolas lavora come osteopata in una clinica di Auckland e con la Children Foundation, offre cure gratuite ai bambini con grave disabilità
Da Saint-Nicolas alla Nuova Zelanda, Annie aiuta i bambini che non possono pagarsi le cure .
Annie Lavy, ventiseienne originaria di Saint Nicolas, conseguito il diploma al Liceo Scientifico Édouard Bérard di Aosta, si trasferisce a Torino per frequentare la Malta Icom Educational Ltd, terminando il suo percorso universitario al Nescot College (North East Surrey College of Technology) di Londra (Inghilterra).
Ottenuta la laurea magistrale in osteopatia, inizia la sua carriera ad Auckland (Nuova Zelanda) dove lavora nella clinica privata Eastbay Osteo.
Ecco l’intervista pubblicata su Gazzetta Matin qualche settimana fa, curata da Giulia Calisti.
Colpo di fulmine con l’osteopatia
Cosa ti ha spinto ad avvicinarti all’osteopatia?
«Era l’inizio del quarto anno del liceo, quando delle mie amiche e compagne di classe mi hanno portato un dépliant sull’osteopatia dal Salone delle università di Torino.
Già interessata da medicina e fisioterapia, ho partecipato ad un Open Day dell’ICOM per conoscere meglio questa disciplina di cui, all’epoca, sapevo poco. Ascoltata la presentazione e provate alcune tecniche, ho sperimentato in prima persona gli effetti benefici di questa terapia manuale.
Successivamente, ho visto i miglioramenti di una ragazza presente dopo un trattamento svoltole da un professore in loco.
È in quel momento che ho deciso cosa avrei voluto fare ‘da grande’.
Dopo essermi iscritta all’università ho iniziato a lavorare e la mia passione per l’osteopatia non si è persa ma cresce sempre di più».
Il trattamento di bambini e neonati
Negli anni hai fatto molte esperienze sul campo, scoprendo di essere maggiormente vicina alle problematiche infantili. Da cosa è nata questa sensibilità?
«L’interesse per il trattamento di neonati e bambini è scaturito all’università.
In parte, lo devo ad una mia professoressa e ai trattamenti che le ho visto eseguire su un neonato di tre settimane di vita e, in parte, al fatto che da piccola ho sofferto di dolori alla schiena.
Sapere di poter aiutare altri bambini ad affrontare situazioni simili mi sprona a focalizzarmi maggiormente in questo ambito.
Se le mie esperienze sul campo nel corso degli anni di studio erano incentrate sugli eventi sportivi, ora che lavoro sono a contatto con molti bambini.
Faccio parte del team di osteopati della ‘Children Foundation’ di Hamilton (Nuova Zelanda) che si occupa gratuitamente di casi di bambini con disabilità o provenienti da famiglie bisognose.
Sono appena tornata da un’esperienza di volontariato a Bali con l’associazione ‘Hands with Heart’ per cui sono stata a contatto con bambini con importanti disabilità e famiglie non in grado di permettersi delle cure».
Quali sfide hai affrontato nel tuo percorso universitario e lavorativo?
«La mia università prevedeva la frequenza obbligatoria, la possibilità di dare esami esclusivamente in una data stabilita dalla commissione e l’impossibilità di rifiutare il voto.
Bilanciare il carico di lavoro, le strette date di scadenza ed il tirocinio (svolto dal secondo anno) non è stato sempre facile e mi sono interrogata se fosse la strada giusta per me.
Ora che sono entrata nel vivo della mia professione e che mi si stanno aprendo nuove opportunità so che ho fatto bene a tenere duro nonostante le difficoltà.
Neanche adesso la strada è in discesa, anzi! Rapportarsi con persone che cercano costantemente aiuto e soluzioni da parte mia non è semplice e punto sempre a migliorarmi per poter assistere al meglio i pazienti nella loro guarigione».
Le esperienze che ti cambiano la vita
Quali esperienze ti hanno consapevolizzata maggiormente?
«Non saprei evidenziarne una in particolare: ogni vissuto è significativo perché mi ha permesso di arrivare dove sono ora e di capire come voglio proseguire nella mia carriera.
Penso che anche il più piccolo avvenimento possa insegnarti qualcosa e, spesso, le esperienze casuali sono quelle che ti cambiano maggiormente.
L’esperienza a Bali
Basta pensare che la mia recente esperienza a Bali, una delle più importanti vissute a livello personale, è nata dalla lettura di un semplice post su Facebook.
Non l’ho ignorato ed il mese successivo mi sono ritrovata in un paese sconosciuto, circondata da persone inizialmente estranee con cui condividevo l’intenzione di aiutare il prossimo».
L’osteopatia e la ‘sfida valdostana’
Quali sono le principali opportunità e sfide che vedi nel tuo campo nel mondo e nella nostra regione?
«Al momento, l’osteopatia è più riconosciuta ed apprezzata all’estero che in Italia.
La mia laurea, la mia preparazione ed il sostegno della mia famiglia mi hanno permesso di accedere a tutto il mondo, inviando il mio curriculum in numerosi paesi esteri e ricevendo riscontri sempre positivi.
La piccola realtà della mia regione comporta un’enorme sfida: la scarsa richiesta di questa figura e l’incremento del numero di figure professionali sul territorio spingono ad una realtà più rivolta al conflitto che al sostegno reciproco.
Sono sicura che in futuro si svilupperanno possibilità anche qui, ma c’è ancora molto su cui lavorare».
Intravedi la possibilità di rientrare in Valle d’Aosta?
«Inizialmente, ultimato il mio percorso universitario, avrei voluto lavorare nella mia regione.
Tuttavia, i quattro mesi a Londra hanno acceso il mio desiderio di esplorare e di interagire con diverse realtà, a livello lavorativo e culturale.
Non ho mai escluso la possibilità di ritornare ma al momento ho altri progetti: sono concentrata sulla mia crescita personale e professionale.
Le mie decisioni per l’immediato futuro saranno determinate dal mio miglioramento professionale, nonostante la lontananza dalla mia regione e dai miei cari si faccia sentire».
(giulia calisti)