Allarme: ghiacciaio del Miage, persi 100 miliardi di litri d’acqua, a rischio l’agricoltura
Lo rilevano Greenpeace e il Comitato glaciologico italiano in spedizione sul Monte Bianco: persi in media 23 metri di spessore di ghiaccio in 14 anni
Greenpeace e il Comitato glaciologico italiano lanciano l’allarme: il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua dal 2008 a oggi. “Agricoltura a rischio”.
Greenpeace e Il Comitato hanno concluso il 2 settembre, la seconda parte della spedizione su due dei più estesi ghiacciai italiani, per monitorare lo stato di conservazione di questi giganti di ghiaccio, minacciati dall’aumento delle temperature globali. La prima si era svolta a Forni, in Valtellina.
Il ghiacciaio del Miage
Il ghiacciaio del Miage si trova nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta. Dopo la siccità del 2022, l’estate 2023 è segnata da ondate di calore eccezionali e temperature record, al punto che luglio che è stato il mese più caldo mai registrato a livello globale.
Il Miage è il più grande “ghiacciaio nero” (ovvero ricoperto da detriti) delle Alpi, e uno dei tre ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 km quadrati. La spedizione aveva l’obiettivo di misurare la fusione annuale del ghiacciaio.
«Le misure effettuate fino ad oggi ci dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest’ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore. Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni», racconta Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del CGI.
Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua. Per avere un’idea, si tratta di un quantitativo di poco inferiore all’acqua potabile erogata ogni anno all’intera città di Milano. Rispetto alla perdita di superficie, il ritiro dei ghiacciai sul massiccio del Monte Bianco è visibile a colpo d’occhio: basti pensare, ad esempio, che nei primi anni Duemila le fronti dei ghiacciai si trovavano circa 500 metri più a valle.
Emergenza climatica
«I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti», dichiara Elisa Murgese, Investigations Officer di Greenpeace Italia, presente alla spedizione.
«Per limitare inoltre la perdita delle nostre riserve d’acqua è urgente ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi chiave per il ciclo dell’acqua come i ghiacciai riducendo gli sprechi di risorse idriche, a partire dai settori a più alto consumo, come l’agricoltura intensiva praticata nel distretto del Po, legata in particolare alle coltivazioni mangimistiche».
Luigi Perotti, segretario generale del CGI, aggiunge: «La riduzione della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell’irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. Inoltre, una seconda conseguenza della fusione dei ghiacciai è legata alla sicurezza: infatti, l’acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa e pericolosa nella zona sottostante. In generale, le aree lasciate libere dai ghiacci possono diventare a rischio e, come dimostrano anche alcuni tragici eventi di cronaca, rendere la montagna un territorio non più per tutti».